AGI - Turchia insiste sulla strada del dialogo con Mosca. Proprio quando sembrava che l’offensiva diplomatica che Ankara ha pazientemente portato avanti dall’inizio dell’anno fosse destinata a fallire, sono arrivate nel giro di due giorni prima la telefonata tra il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il collega russo Vladimir Putin e oggi il ministro degli esteri Mevlut Cavusoglu, vero e proprio artefice della strategia turca, ha annunciato la prossima visita nel Paese dell’omologo russo Sergej Lavrov, l’8 giugno.
Sul tavolo della trattativa non c’è più il cessate il fuoco. Sebbene questo sia stato l’obiettivo dichiarato del negoziato imbastito da Ankara, Erdogan e Cavusoglu sono stati costretti ad alzare bandiera bianca, almeno per ora. Da un lato Putin ha rifiutato di incontrare il leader ucraino Volodymir Zelensky più volte, respingendo gli inviti di Erdogan a recarsi in Turchia; dall’altro, come ammesso dallo stesso Cavusoglu anche oggi “le immagini provenienti da Bucha e Irpin hanno pian piano allontanato i tavoli della diplomazia”.
Impossibile il cessate il fuoco, l’obiettivo ora diventa lo sblocco delle derrate di grano nei porti ucraini, tonnellate il cui destino è legato a doppio filo con quello di centinaia di migliaia di vite e in secondo luogo i prezzi dei generi alimentari di mezzo pianeta.
“Siamo pronti a farci carico di un ruolo importante per far uscire dai porti le navi con il grano”, ha dichiarato Cavusoglu. Questione centrale per sbloccare le derrate sono le sanzioni con cui l’Occidente ha colpito la Russia.
Sanzioni che Ankara ha deciso di non applicare, mentre Cavusoglu oggi ha ricordato che le sanzioni economiche “colpiscono sia chi le applica sia chi le subisce”, anzi “anche la Turchia ne ha pagato le conseguenze nonostante non le abbia applicate”.
“Se ora la Turchia può avere un ruolo è perché non applica le sanzioni. È chiaro che non sanzionare ci da dei vantaggi e se ne stanno rendendo conto molti Paesi, sopratutto in Europa”, ha detto Cavusoglu, che ha sottolineato come il ruolo della Turchia per far partire le navi che portano il grano e’ possibile “grazie al rapporto di fiducia costruito con Mosca e Kiev”.
Tuttavia rimane il nodo delle mine, che impediscono di fatto l’uscita delle navi, sopratutto dal porto di Odessa. Un problema superabile secondo Cavusoglu in 1 o 2 settimane, necessarie alla Russia a ripulire l’area. Allo stesso tempo Mosca chiede garanzie che il mar Nero e i porti ucraini non diventino un punto di passaggio di armi.
“È necessario instaurare un meccanismo di controllo e sorveglianza. Ieri sera abbiamo avuto la notizia che Putin e Zelensky collaboreranno per costituire un meccanismo di sicurezza che consenta di istituire un corridoio e far uscire il grano”, ha detto Cavusoglu oggi.
Il ministro, vero e proprio architetto della diplomazia di Erdogan, è tornato a sottolineare il ruolo delle Nazioni Unite, proprio mentre sul tavolo rimane la proposta di un tavolo tecnico a quattro, cui siederanno Turchia e Nazioni Unite oltre a Russia e Ucraina. Un’opzione ancora teorica, ma su cui un primo assenso di massima e’ stato incassato, ma un negoziato “e’ ancora da imbastire”.
Un inizio in questo senso potrebbe essere la visita in Turchia del ministro degli esteri russo Lavrov il prossimo 8 giugno, visita annunciata dallo stesso Cavusoglu e che sarà incentrata proprio sul passaggio del grano.
Lavrov arriverà con una delegazione militare e Cavusoglu ha ribadito che la Turchia è decisa a svolgere ancora una volta un ruolo chiede.
“Abbiamo ricevuto istruzioni precise dal presidente Erdogan che ci ha detto di concentrarci sull’obiettivo di aprire un corridoio per il grano e stiamo facendo tutto io necessario. Questa e’ la priorità in questo momento e se riusciremo nell’intento allora il clima di fiducia aumenterà notevolmente”.
Esattamente quello che la Turchia vuole per poter ravvivare il negoziato, portare Putin e Zelensky allo stesso tavolo e giungere a un cessate il fuoco che è il vero obiettivo di Erdogan da mesi.