AGI - La attesa telefonata annunciata ieri dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan al proprio omologo russo, Vladimir Putin e al collega ucraino Volodymir Zelensky avverrà in formato bilaterale, un dialogo cui Kiev non parteciperà. L'annuncio dato ieri da Erdogan aveva alimentato le speranze che si potesse effettivamente ravvivare un negoziato cui tutto il mondo guardava con speranza e interesse ma che, come detto dallo stesso Erdogan "diventa sempre più complicato". Come una doccia fredda sono infatti arrivare le parole di Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino, che ha specificato che non è prevista la partecipazione di Zelensky e che il formato è "bilaterale".
In realtà Erdogan non aveva mai parlato di trilaterale, non di certo ieri, quando ha presentato il programma di oggi più come un tentativo di far ripartire un processo che si era arenato. è infatti dall'inizio dell'anno che Erdogan tenta di far incontrare i leader di Russia e Ucraina e più di una volta, ultima a inizio maggio, ha dichiarato ottimisticamente che l'incontro si sarebbe svolto a breve. Incontro mai poi avvenuto, circostanza che ha spinto il presidente turco a tornare sempre meno sull'argomento.
Il leader ha ribadito ieri che la Turchia continuerà a perseguire la strada del dialogo e della diplomazia per giungere alla pace, per poi aggiungere che il presidente russo Vladimir Putin "non è entusiasta" alla prospettiva dell'ingresso nella Nato di Svezia e Finlandia. Ingresso cu la Turchia continua a opporre il veto. "Ovviamente Putin non guarda con entusiasmo all'ipotesi di un allargamento in questo momento, anche perchè la Finlandia è un Paese di confine, ma la stessa cosa si può dire dei Paesi scandinavi. Noi desideriamo che questa guerra finisca il prima possibile con la pace tra Russia e Ucraina, ma la situazione prende una piega negativa man mano che i giorni passano"
Queste le parole di Erdogan, il personaggio politico che forse più di tutti si è speso per mantenere aperto e vivo un canale di dialogo sia con Mosca che con Kiev. Il presidente turco ha sin dall'inizio fatto valere gli ottimi rapporti con Kiev e con Mosca e dallo scorso gennaio sta tentando di mediare attraverso un'intensa opera diplomatica orchestrata dal ministro degli Esteri Mevlut Cavusoglu. Diplomazia che sembrava poter portare dei risultati a marzo, quando i ministri degli Esteri di Russia e Ucraina si sono seduti allo stesso tavolo ad Antalya, in Turchia, invitati dallo stesso Cavusoglu.
Meno di tre settimane dopo le delegazioni dei due Paesi in guerra hanno spostato la sede dei negoziati dalla non neutrale Bielorussia a Istanbul. Il mondo ha parlato di "vittoria di Erdogan", vero ma non del tutto, una vittoria a metà probabilmente, poichè si è trattato dell'ultimo passo avanti prima di un brusco stop ai progressi registrati fino a quel momento. "Purtroppo le terribili immagini provenienti da Bucha e da altre località dell'Ucraina hanno imposto un brusco stop al dialogo", disse Cavusoglu.