AGI - La questione di Taiwan e la guerra in Ucraina gravano sul vertice del Quad di Tokyo, in cui Stati Uniti, Australia, Giappone e India hanno ribadito il sostegno a un "libero e aperto Indo-Pacifico" e si sono schierati contro "qualsiasi tentativo" di cambiare lo status quo con la forza in ogni parte del mondo.
All'inizio del summit, il presidente Usa, Joe Biden, ha fatto appello agli altri leader sull'importanza della stabilità dell'Indo-Pacifico, alla luce dell'invasione russa dell'Ucraina, ma il quartetto si è trattenuto dalla condanna unanime della Russia e dal chiamare direttamente in causa Pechino sulla questione dell'isola, vero nervo scoperto nei rapporti con gli Stati Uniti.
La Cina si è adirata per i commenti del presidente Usa, che ieri aveva detto che gli Stati Uniti sarebbero intervenuti militarmente a difesa di Taiwan in caso di attacco dalla Cina. Oggi, il presidente Usa, Joe Biden, ha precisato che la linea degli Stati Uniti sulla politica della "unica Cina" non è cambiata, ma da Pechino è arrivato un durissimo monito al capo della Casa Bianca.
"Non c'è forza al mondo, compresi gli Stati Uniti, che possa fermare il popolo cinese dal raggiungimento della completa riunificazione nazionale, e non c'è forza al mondo, compresi gli Stati Uniti, che possa salvare dal fallimento il destino delle forze dell'indipendenza di Taiwan", ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri, Wang Wenbin, in risposta a una domanda diretta sulle parole di Biden.
I membri del Quad hanno citato espressamente la denuclearizzazione della penisola coreana, la crisi in Myanmar e il terrorismo tra i grandi temi regionali, e hanno puntato indirettamente il dito contro Pechino per le "sfide all'ordine marittimo basato sulle regole" nei Mari Cinese Meridionale e Orientale.
"Ci opponiamo a ogni azione coercitiva, provocatoria o unilaterale che cerchi di cambiare lo status quo e aumenti le tensioni nell'area", si legge nel comunicato finale del summit. Pur non essendo un'alleanza formale, il Quad rimane una spina nel fianco per Pechino, che la considera una "una piccola cerchia" che punta all'egemonia regionale - una sorta di "Nato del Pacifico" - che lancia "accuse infondate" contro la Cina.
Sul piano finanziario, leader dei quattro Paesi, riuniti a Tokyo, nel vertice del Quad, si sono impegnati a investire oltre cinquanta miliardi di dollari in assistenza alle infrastrutture nell'Indo-Pacifico nei prossimi cinque anni e hanno svelato un'iniziativa marittima per aiutare i Paesi della regione a monitorare le attività illegali al largo delle loro coste.
All'impegno dei quattro Paesi nell'Indo-Pacifico, ha risposto indirettamente la Cina, proprio mentre si spegnevano i riflettori sul summit di Tokyo: dal 26 maggio al 4 giugno prossimo, il ministro degli Esteri cinese, Wang Yi, sarà in visita in otto Paesi regionali (tra cui sette Stati insulari del Pacifico meridionale).
La prima tappa saranno le Isole Salomone, con cui Pechino ha stretto, il mese scorso, un accordo sulla sicurezza che ha turbato Stati Uniti e Australia, per la possibilità che la Cina possa costruire una propria base navale nello Stato insulare del Pacifico, a soli duemila chilometri dalle coste australiane.