AGI - Il crollo di ieri a Wall Street, l’Ucraina, il veto turco all’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, il piano energetico dell’Ue per interrompere definitivamente le importazioni di gas dalla Russia: sono molti i temi che ricorrono sulle prime pagine internazionali, anche oggi molto diversificate e spesso, soprattutto in Europa, concentrate su fatti nazionali.
Washington Post
Il tonfo di Wall Street e le primarie dei repubblicani sono i due titoli in rilievo sulla prima pagina del Washington Post. La picchiata della Borsa di New York è stata innescata dai titoli dei giganti della grande distribuzione, Target, Walmart e Dollar Tree, abbandonati dagli investitori per la forte contrazione degli utili e i costi crescenti.
“I mercati ribassisti sono una parte naturale del ciclo di vita - le azioni salgono, scendono di nuovo - ma se uno prendesse piede ora porrebbe fine (almeno temporaneamente) al frenetico rialzo che ha seguito l'improvviso crollo di Wall Street dopo il coronavirus prima sconvolto l'economia mondiale. L'indice generale ha già sofferto durante i suoi primi quattro mesi peggiori dal 1939 e i guai potrebbero continuare”, scrive il Post, e ricorda che l’orso (nel gergo borsistico la fase di forti ribassi) si è impadronito delle Borse per 17 volte dalla fine della seconda guerra mondiale e c’è rimasto un anno in media, ma se il suo arrivo coincidesse con una recessione la prospettiva sarebbe peggiore: niente rialzi per almeno 15 mesi, e perdite complessive dell’azionario pari al 35%.
Nella cronaca sulle primarie dei repubblicani, i cui risultati non sono ancora definitiva, il giornale mette l’accento sulle dichiarazioni di Trump, che ha sollecitato il suo candidato in Pennsylvania, Mehmet Oz, a dichiararsi vincitore a scrutinio ancora in corso: un atteggiamento, sottolinea il Post, pericolosamente simile a quello che tenne da presidente, nel 2020, quando con false denunce di brogli tentò di sovvertire il risultato delle presidenziali, e che per questo “ha allarmato tanto i repubblicani quanto i democratici”.
Un titolo è per la decisione della Federazione americana del calcio di equiparare gli ingaggi della nazionale femminile a quelli della nazionale maschile. Resta in evidenza la strage di Buffalo, con pressioni sul Dipartimento della Giustizia perché apra un’indagine federale per crimine d’odio, e si segnala un reportage dalla Sierra Leone, uno dei Paesi del mondo col più alto tasso di mortalità delle donne durante il parto. Del tutto assente l’Ucraina, se non con un richiamo nella parte bassa della prima pagina, non per la guerra ma per la visita negli Usa del ministro svedese della Difesa per discutere della richiesta di Stoccolma di aderire alla Nato.
New York Times
La resa della resistenza ucraina all’Azovstal è in apertura sul New York Times, che si concentra sui suoi effetti ‘promozionali’ più che bellici: “La Russia ha approfittato della resa di massa delle truppe ucraine nell’acciaieria di Mariupol come di un regalo per la sua propaganda, muovendosi per etichettarli falsamente come terroristi e creare una narrazione parallela a quella dell'Ucraina che dipinge i soldati russi come efferati criminali di guerra”, scrive il Nyt, e nota che sui media russi si è parlato di un “glorioso punto di svolta nel conflitto”.
Un editoriale è dedicato alle primarie dei repubblicani, dove “vincono le bugie”: “Gli elettori repubblicani nelle elezioni primarie di questa settimana hanno dimostrato la volontà di nominare candidati che ripetono a pappagallo le bugie elettorali di Donald J. Trump e che sembrano intenzionati a esercitare un controllo politico straordinario sui sistemi di voto.
I risultati non lasciano dubbi che le midterm di novembre potrebbero influenzare il destino di elezioni libere ed eque nel Paese”, avverte il giornale. Spazio anche all’eguaglianza salariale raggiunta dalle calciatrici della nazionale americana, e all’obbligo di mascherina suggerito dalle autorità sanitarie federali nelle aree degli Usa dov’è ancora alta l’incidenza del Covid: un’indicazione che riguarda il 32% degli americani, titola il Nyt.
Wall Street Journal
I timori di recessione tirano giù la Borsa, diagnostica il Wall Street Journal nell’apertura di una prima pagina dove su ogni altro fatto si impone il crollo di tutti gli indici azionari Usa. Il Dow Jones è sceso ai minimi da marzo 2021 e il calo accusato è stato il maggiore in una seduta dal giugno 2020. La scintilla che ha dato fuoco alle vendite è venuta dai titoli della grande distribuzione, ma il succo è che Wall Street sta cominciando “a fare di nuovo i conti con l'idea che l'economia globale potrebbe essere diretta verso una recessione”.
È questo che “sebbene il dibattito sia tutt'altro che risolto, ha scosso titoli e altri asset rischiosi durante tutto l'anno, con gli ultimi dati che segnalano in quale grado l'inflazione ha colpito i consumatori statunitensi”. Perché, spiega il giornale, “in cima ai pensieri degli investitori c'è l'inflazione ai massimi da decenni negli Stati Uniti, quanto i responsabili politici siano disposti a fare per domarla e cosa comportino i cambiamenti nella politica monetaria per la crescita economica”.
Proprio a causa dell’inflazione, che riduce gli utili e aumenta i costi, sta soffrendo tanto la grande distribuzione colpita dall’ondata di vendite sui titoli dei maggiori operatori del settore, come Target e Walmart. Un titolo segnala che il Dipartimento americano del Tesoro “ha aperto la strada per il default della Russia” con Janet Yellen possibilista sul divieto agli investitori americani di ricevere pagamenti sul debito sovrano di Mosca, finora esentato dalle sanzioni economiche seguite all’invasione dell’Ucraina.
Financial Times
Il Financial Times, in linea con il suo solido atlantismo, apre su Erdogan che “blocca i colloqui con Finlandia e Svezia per l’ingresso nella Nato”. La Turchia pone come condizione che vengano estradati dai Paesi scandinavi decine di esponenti curdi accusati di terrorismo, e ieri alla riunione degli ambasciatori dell’alleanza ha impedito il voto sull’allargamento.
Un’impasse la cui soluzione “probabilmente non sarà rapida” e “che mette in dubbio le speranze dei due Paesi nordici di aderire” alla Nato, osserva Ft, che riferisce ampiamente sul duro discorso di Erdogan al Parlamento di Ankara: “Non volete consegnare i terroristi, ma volete entrare nella Nato. Non possiamo accettare che un’organizzazione nata per la sicurezza venga svuotata di sicurezza”, ha affermato, e ha accusato l’Occidente di non aver mostrato per la Turchia “il rispetto che ci saremmo aspettati”.
Comincia dunque, scrive il giornale, un intenso lavoro diplomatico per convincere Erdogan a ritirare il suo veto. Più in basso, un titolo molto freddo sulla picchiata di Wall Street si concentra non sul tracollo di Dow Jones e Nasdaq, ma su quello del colosso americano della grande distribuzione, Target, travolto dall’aumento dei costi.
The Times
Anche oggi apertura di politica interna per il Times, che titola sul no di Downing Street a una tassa straordinaria sugli extra profitti delle società energetiche perché secondo i consiglieri di Boris Johnson sarebbe “una cosa ideologicamente non da conservatori”. Una presa di posizione che contrasta con quella dei tecnici del ministero del Tesoro, convinti che l’imposta sia “politicamente inevitabile”, e che, riporta il giornale, “in colloqui con il numero 10 (Downing Street, ndr) hanno sottolineato che mentre non sarebbe di importo significativo darebbe alla gente il segnale che ‘siamo dalla loro parte’”.
Il ministro, Rishi Sunak, sarebbe sempre più favorevole alla tassa anche perché irritato con le aziende dell’energia per il loro rifiuto di investire per puntellare le forniture. Gli altri due titoli di prima pagina sono per lo screening del cancro alla proposta, ripreso con 25.000 convocazioni dopo il fermo durante il Covid, e per una ricerca medica sui benefici effetti psicologici di un abbraccio con il partner prima di andare al lavoro: ridurrebbe lo stress. Colpisce una fotografia di Kenneth Branagh truccato per impersonare Boris Johnson in un film: la somiglianza con il premier è davvero impressionante.
Le Monde
Un approfondimento sull’energia nucleare è in apertura su Le Monde, che prende spunto dal piano dell’Ue per liberarsi dalla dipendenza energetica dalla Russia: la metà dei reattori francesi sono fermi, informa il titolo. “Mentre Macron intende rilanciare la filiera con la costruzione di nuovi impianti, il parco attuale presenta disfunzioni record”, scrive il giornale.
Dei 56 reattori in funzione, 29 non sono attualmente attivi, “alcuni per controlli necessari ma altri per un inatteso stato di corrosione”, e questa situazione, sottolinea il giornale, “pone problemi per la certezza dell’approvvigionamento elettrico e allo stesso tempo solleva questioni di sicurezza”. Insomma, osserva Le Monde, “l’invecchiamento dei reattori è una grande sfida per la Francia se vuole rafforzare la sua indipendenza energetica”.
A centro pagina in evidenza il primo processo per crimini di guerra tenuto a Kiev contro un giovane graduato russo che si è dichiarato colpevole, mentre l’editoriale dà rilievo alla polemica sull’autorizzazione a indossare il burkini nelle piscine comunali concessa dal sindaco di Grenoble, finito per questo nella bufera. Il quotidiano lo difende per la sua “laicità senza ingenuità e senza ostilità”.
Le Figaro
I crimini di guerra russi in Ucraina oggi in primo piano su Le Figaro, che approfondisce con un reportage da Kharkiv le accuse di atrocità contro le truppe russe mentre si apre a Kiev il primo processo contro un militare di Mosca che si dichiara colpevole di aver sparato alla testa a un civile ucraino. Sempre in evidenza le elezioni legislative di giugno: il titolo è per un focus su gollisti, che schierano 543 candidati e sperano di riuscire a evitare la completa debacle dopo il magrissimo risultato alle presidenziali.
Al “grande sonno della destra” è dedicato l’editoriale: frutto, secondo il giornale, non solo “della bravura di Emmanuel Macron, che, dopo una piccola elettorale in tono minore alle elezioni europee, municipali, regionali e presidenziali, sta portando avanti questa strategia di assopimento democratico per le elezioni legislative”, ma anche dell’incapacità di conquistare un elettorato “convinto che la politica non debba ridursi a un dibattito sull’età pensionabile ma che occorra anche disegnare uno Stato più efficiente, ristabilire la sicurezza che è sparita dalle nostre vite quotidiane, ridurre la pressione fiscale, mettere in sicurezza i conti pubblici”.
El Pais
Gli abusi sessuali nella Chiesa, tema sempre oggetto di grande attenzione su El Pais, sono in apertura con uno scoop del quotidiano, un documento della Procura generale che critica l’indagine interna avviata dalle gerarchie cattoliche spagnole. Un’indagine, quella affidata a una commissione di avvocati, definita dalla Procura “parziale” e “di scarsa utilità”, perché le vittime sono prive “di uno spazio sicuro in cui raccontare la loro esperienza”.
In fascia alta anche la notizia del ritorno oggi in Spagna del re emerito Juan Carlos, per la prima volta dopo due anni di lontananza inseguito dagli scandali. Sarà una visita di soli cinque giorni, in cui vedrà il re Felipe e la regina Sofia, prima di tornare ad Abu Dhabi, dove si è stabilito. A centro pagina, una toccante foto di bambine ucraine mutilate nell’attacco russo contro la stazione ferroviaria di Kramatorsk l’8 aprile scorso e più in basso un titolo sul piano dell’Ue per affrancarsi dalla dipendenza dal gas russo.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Apertura sportiva per la Frankfurter Allgemeine Zeitung, che titola sulla vittoria dell’Eintracht Francoforte in Europa League contro i Glasgow Rangers ai rigori. In taglio centrale il veto della Turchia che ha impedito nella riunione degli ambasciatori della Nato l’avvio dei negoziati per l’adesione di Finlandia e Svezia. Un’opposizione annunciata, rileva la Faz, alla quale il segretario generale dell’alleanza, Stoltenberg, ha detto che si troverà una soluzione ma senza indicare quale né come.
Resta in grande evidenza sulla prima pagina la riforma della legge elettorale proposta dalla coalizione ‘semaforo’ che sostiene il governo Scholz: la Cdu ha bocciato l’idea di ridurre i seggi del Bundestag da 736 a 598, perché “danneggerebbe il ruolo dei parlamentari eletti direttamente e aumenterebbe la distanza tra elettori e legislatori”. In un editoriale il quotidiano sottolinea che, in base alla Costituzione, la legge elettorale può essere approvata a maggioranza semplice, ma auspica che sia raggiunto un consenso più ampio.
China Daily
L’appello di Xi Jinping per una riforma della governance globale è tra i temi del giorno sul China Daily. Il presidente ha parlato in video a una conferenza in occasione del 70esimo anniversario del Consiglio cinese per la promozione del commercio internazionale e del vertice per la promozione globale del commercio e degli investimenti.
"Ora più che mai, le comunità imprenditoriali in tutto il mondo bramano pace e sviluppo, chiedono equità e giustizia e aspirano a una cooperazione vantaggiosa per tutti", ha affermato Xi, che è tornato a criticare la divisione in blocchi e a invitare a “sostenere il vero multilateralismo, abbracciare una visione di governance globale caratterizzata da un'ampia consultazione, contributo congiunto e vantaggi condivisi e mobilitare risorse da tutto il mondo per affrontare le sfide globali e far progredire lo sviluppo globale".
Il leader ha sottolineato la necessità di bilanciare la risposta alla pandemia e lo sviluppo economico, chiedendo “di rafforzare il coordinamento delle politiche macroeconomiche tra i Paesi al fine di riportare presto l'economia globale su basi solide”.
Quotidiano del Popolo
“Washington dirotta la sicurezza collettiva dell'UE per servire la strategia anti-russa e trarre vantaggio dall'espansione della Nato”, dice il titolo di un commento del People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, sull’adesione di Finlandia e Svezia.
L’articolo, pubblicato anche dal Global Times, sostiene che “è molto probabile che il nuovo round di espansione dell'alleanza militare guidata dagli Stati Uniti venga ulteriormente ampliato, tuttavia questo cambiamento non rafforzerà la sicurezza collettiva dell'Europa, ma andrà solo a vantaggio degli Stati Uniti poiché Washington può ricostruire la sua egemonia in declino solo mantenendo altre regioni in tensione o istigando più conflitti”.
Secondo analisti citati dal giornale, Washington è consapevole che “la sua egemonia può durare solo se il mondo entra in una nuova Guerra fredda con infiniti conflitti e tensioni” e per questo “sta lavorando assiduamente per demonizzare la Russia e ingigantire la minaccia russa”, in modo da “ingannare e vincolare i suoi alleati europei”. Inoltre, “mentre offrono così detta sicurezza e aiuti all’Europa, gli Usa ne approfittano per un potenziale fornitore alternativo di energia per i Paesi europei che sono stati costretti a rinunciare alle importazioni dalla Russia”.