AGI - Oggi la Svezia si definisce "superpotenza umanitaria". In passato fu una delle più formidabili macchine militari d'Europa e, dopo la vittoria nella Guerra dei Trent'Anni, entrò in conflitto con la Russia per il predominio nel Nord.
Prevalse Mosca, che nel 1709, quando era zar Pietro il Grande, inflisse una dura sconfitta agli svedesi nella campagna di Poltava, per poi smembrare l'arcirivale un secolo dopo, strappandole la Finlandia.
Dal militarismo alla neutralità
Tramontate in via definitiva le antiche glorie, nel 1834 il re Gustavo XIV decise di proclamare formalmente lo status neutrale di Stoccolma. Uno status che si sarebbe rivelato flessibile quando necessario agli interessi strategici del Paese.
Se è vero che, sulla carta, la Svezia rimase neutrale durante entrambi i conflitti mondiali, nel secondo permise, nel 1941, alle forze tedesche di transitare attraverso il suo territorio fino al fronte finlandese per evitare che L'Armata rossa dilagasse fino ai suoi confini.
E in seguitò continuò a fornire materie prime al Terzo Reich ritenendolo, come fecero i Paesi baltici, un male minore rispetto alla minaccia di un'occupazione sovietica.
Questa ambiguità è stata rimproverata alla Svezia lo scorso aprile dalla portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che, a proposito della possibile adesione alla Nato di Stoccolma, le ha rinfacciato di "trovarsi di nuovo dal lato sbagliato della storia".
I russi hanno la memoria lunga e probabilmente a Zakharova, che ama i lunghi excursus storici, sarà venuta forse in mente anche Poltava, quando gli svedesi pugnarono a fianco dei cosacchi ucraini ribelli guidati da Ivan Mazeppa.
La politica di "difesa totale"
I destini di Stoccolma e Kiev tornarono a incrociarsi nel 2015, quando, a seguito dell'annessione russa della Crimea, la nazione scandinava decise di restaurare la sua antica politica di "difesa totale", nella quale tutti i cittadini sono chiamati a difendere la patria in caso di attacco, una politica analoga a quella della Svizzera e della stessa Ucraina. Nel 2018 fu poi reintrodotta la coscrizione obbligatoria.
Se il personale attivo, diviso tra militari e paramilitari, è pari a 38 mila persone, quello disponibile in caso di necessità è quindi superiore ai 4 milioni.
Pur nel suo status neutrale, la Svezia è ogni tre anni la nazione guida di uno dei Gruppi tattici dell'Ue, quello nordico, ha partecipato per due volte a esercitazioni Nato e fa parte della Nordefco, gruppo di cooperazione che include anche Norvegia, Islanda, Finlandia e Danimarca e svolge, a sua volta, manovre congiunte.
Le eccellenze tecnologiche delle forze armate svedesi
L'esercitazione militare che gli svedesi ricordano meglio è però quella del 2005, quando, in un gioco di guerra contro gli americani, sconfissero la USS Reagan grazie a uno dei modernissimi sottomarini HMS Gotland. I sottomarini di questa classe sono ritenuti i più avanzati al mondo in campo di tecnologia 'stealth', settore dove Stoccolma è all'avanguardia.
Altre eccellenze svedesi sono poi le tecnologie radar e i droni, in particolare gli elicotteri Skeldar, in grado i trasportare fino a 40 chili restando in volo per 6 ore.
Altro gioiello della corona svedese è poi il Gripen Jas 39E della Saab, un caccia multiruolo attrezzato per la guerra elettronica, molto più economico dei suoi pari stranieri e in grado di volare a velocità supersoniche senza postcombustori.
E il punto forte delle forze armate svedesi non è la Marina, che non ha né portaerei né cacciatorpediniere, ma proprio l'aviazione.
Sono poco più di 200 i velivoli in servizio attivo ma, secondo gli analisti, le risorse totali sarebbero molto più ingenti, contando anche i numerosi apparecchi in leasing ad altre nazioni, altro elemento chiave della strategia svedese: creare deterrenza mostrando il proprio impressionante stato dell'arte tecnologico.