AGI - Il re del Belgio, Filippo, farà un viaggio ufficiale nella Repubblica Democratica del Congo (Rdc) a giugno, la sua prima visita nell'ex colonia belga dall'inizio del suo regno nel 2013, lo ha annunciato il Palazzo reale belga, attraverso una nota stampa. Sarà nella Repubblica Democratica del Congo dal 7 al 13 giugno, accompagnato dalla regina Matilde e dal primo ministro Alexander De Croo, specifica la nota. Un viaggio che servirà a ribadire il “rammarico” per le ferite inflitte durante il periodo coloniale ma, questa volta, non attraverso una lettera ma parlando direttamente al popolo congolese.
Inizialmente previsto per giugno 2020 per la celebrazione del 60° anniversario dell'indipendenza dell'ex Zaire (ora Repubblica Democratica del Congo), questo viaggio ha dovuto essere rimandato più volte, in particolare a causa della pandemia di coronavirus, poi a fine febbraio dopo lo scoppio della guerra russa in Ucraina. Il re del Belgio, "su invito del presidente della Rdc, Félix Tshisekedi", farà tappa in tre città congolesi, precisa il palazzo reale: la delegazione belga arriverà nella capitale congolese, Kinshasa, il 7 giugno a fine giornata, poi si recherà a Lubumbashi (Katanga, sud) e Bukavu (Sud Kivu, est).
Per quanto riguarda il passato coloniale e il dibattito sulle violenze attribuite all'ex re Leopoldo II (che fece del Congo una sua proprietà personale nel 1885), il rapporto belga-congolese ha recentemente vissuto una svolta.
Il 30 giugno 2020, in occasione del 60° anniversario dell'indipendenza, re Filippo ha espresso "il suo più profondo rammarico per le ferite" inflitte durante il periodo coloniale, una prima storica, non era mai accaduto prima. Scuse fatte attraverso una lettera inviata al presidente dell’Rdc nella quale il monarca belga tiene “ad esprimere” il suo “più profondo dispiacere per le ferite del passato il cui dolore è oggi ravvivato dalle discriminazioni ancora presenti nella società”.
Ci sono voluti sessant’anni e una lettera, ma in giugno re Filippo avrà l’occasione di ribadire il suo “rammarico” non attraverso una lettera, ma parlando direttamente al popolo congolese.
Il colonialismo belga in Africa
L’avventura coloniale belga è sicuramente tra le più sanguinose che abbia vissuto il continente africano. Il Congo non fu solo una colonia tradizionalmente intesa, ma divenne incredibilmente “proprietà privata” di Leopoldo II, dopo la Conferenza di Berlino del 1885, che dette il benestare al re del Belgio per occupare il territorio congolese. In un primo momento venne chiamato “Stato Libero del Congo”, ma di libero aveva ben poco. Leopoldo, con la scusa e la “necessità” di “civilizzare” le popolazioni del paese africano, non fece altro che mettere in atto il suo desiderio di espansione, avendo visto nel Congo la possibilità di sfruttarne le enormi ricchezze.
Soltanto dopo 23 anni – nel 1908 – si trasformò in una vera e propria colonia. Ventitré anni nei quali il re del Belgio ha praticato una serie inenarrabile di abusi e uccisioni, con una scia di sangue con oltre 10 milioni di persone ammazzate, bambini compresi, per impiccagione per non aver raggiunto un soddisfacente grado di produttività nella raccolta del caucciù. Uno sfruttamento che costruì le basi per l’arricchimento della nazione belga. Leopoldo aveva visto nel cacciù la possibilità di arricchirsi vista l’espansione, all’epoca, della produzione industriale di pneumatici per le auto. La popolazione venne messe in stato di schiavitù per soddisfare la bulimia di denaro del monarca, con conseguenze drammatiche.
Sulla scia del movimento "Black lives matter", inoltre, l'anno 2020 è stato segnato anche dalla creazione di una commissione parlamentare incaricata di "chiarire" il passato coloniale in Congo, Ruanda e Burundi, di cui si attendo gli esiti.
Altra tappa importante del viaggio di re Filippo sarà la città di Bukavu, sulle sponde del lago Kivu, vicino ai confini del Ruanda e del Burundi, dove lavora il ginecologo congolese Denis Mukwege, vincitore del Premio Nobel per la Pace 2018 per la sua lotta contro la violenza sessuale.
La coppia reale, che ha già conosciuto in Belgio Mukwege soprannominato "l'uomo che ripara le donne", potrebbe fargli visita a Bukavu nella clinica Panzi dove opera. Al di là del suo ruolo di medico, Denis Mukwege è diventato un simbolo della lotta contro l'impunità nella Repubblica Democratica del Congo.
Sta conducendo una campagna affinché un tribunale internazionale si occupi finalmente dei crimini di guerra perpetrati per 25 anni nell'est del Paese, documentati, in particolare, in un rapporto delle Nazioni Unite del 2010 che è rimasto lettera morta. Un incontro, quest’ultimo, estremamente importante, visto che Mukwege e sempre sotto scorta per il suo impegno per la pacificazione dell’area e non è affatto ben visto dal governo di Kinshasa, anzi è considerato un nemico del paese.