AGI - Il ministro degli Esteri britannico, Liz Truss, ha ordinato al suo staff di preparare un disegno di legge che abolisca i controlli doganali tra L'Irlanda del Nord e il resto del Regno Unito. È quanto apprende il 'Guardian'. Il testo sancirebbe quindi una violazione unilaterale del protocollo sull'Irlanda del Nord siglato con l'Unione Europea nell'ambito degli accordi sulla Brexit. I controlli a confine con l'Irlanda, reintrodotti in seguito all'uscita di Londra dall'Unione Europea, sono stati stabiliti alla frontiera marittima, ovvero all'interno del territorio del Regno Unito, in quanto un ripristino delle barriere doganali tra Repubblica di Irlanda e Irlanda del Nord avrebbe violato gli Accordi del Venerdì Santo del 1998, che posero fine a decenni di violenze tra unionisti e repubblicani.
La vittoria del Sinn Fein a Stormont cambia i giochi
Fonti del governo hanno spiegato che Truss non intendeva abbandonare i negoziati ma ha optato per uno strappo unilaterale dopo i risultati delle elezioni in Irlanda del Nord, che hanno visto prevalere il Sinn Fein, il partito repubblicano favorevole alle riunificazione con l'Irlanda. Il provvedimento che lo staff di Truss sta stendendo, aggiungono le fonti, toglierebbe competenze alla Corte di Giustizia Europea e rimuoverebbe tutti gli obblighi delle imprese dell'Irlanda del Nord nei confronti delle normative dell'Unione Europea.
Le fonti hanno riferito poi che alcuni ministri, tra cui il cancelliere dello scacchiere, Rishi Sunak, sono inquieti per il rischio che la mossa di Truss inneschi una guerra commerciale con l'Ue proprio mentre la guerra in Ucraina minaccia una nuova recessione globale. Le ritorsioni di Bruxelles potrebbero infatti portare all'imposizione di nuovi dazi. Il partito unionista ha affermato che non parteciperà ad alcun governo di coalizione con il Sinn Fein finché non verrà risolta la questione dei controlli doganali. Per gli unionisti, infatti, la frontiera marittima equivale infatti a mantenere un piede nell'Unione Europea.
L'ambiguità di Johnson
Il primo ministro irlandese, Micheal Martin, ha telefonato a Boris Johnson per chiedergli di garantirgli che Londra eviterà azioni unilaterali. Dalle dichiarazioni dell'esecutivo di Londra non sembra però che Dublino abbia ricevuto queste assicurazioni. “Il nostro obiettivo è stato, e continuerà ad essere, preservare la pace e la stabilità nell'Irlanda del Nord. Nessuna decisione è stata ancora presa sulla strada da seguire. Tuttavia, la situazione ora è molto grave", ha affermato un portavoce di Downing Street, "siamo sempre stati chiari sul fatto che verranno intraprese azioni per proteggere l'accordo di Belfast se non sarà possibile trovare soluzioni per riformare il protocollo".
Il vicepremier irlandese, Leo Varadkar, ha dichiarato a Rte che il Regno Unito non può semplicemente "rinunciare" al trattato internazionale, strappando unilateralmente il protocollo. "Se questo è il loro approccio, allora abbiamo un vero problema qui", ha detto Varadkar, "far tintinnare un po' le sciabole è una cosa ma se dovessero davvero seguire quella strada, sarebbe molto grave".
Jenny Chapman, ministro ombra del Lavoro, ha affermato che si "rischia una guerra commerciale durante una crisi del costo della vita"."Invece di negoziare soluzioni pratiche a beneficio delle imprese e delle comunità, il governo prevede di rompere l'accordo che esso stesso ha negoziato e spacciato al pubblico britannico", ha proseguito Chapman, "la tensione è alta nell'Irlanda del Nord, mentre le famiglie in tutto il paese devono far fronte a prezzi in aumento e bollette più alte. Non c'è consenso nel governo per eliminare il protocollo, per non parlare dell'Irlanda del Nord". "L'ultima cosa di cui il Paese ha bisogno è una maggiore instabilità e una dannosa disputa commerciale con i nostri partner commerciali più prossimi", conclude il ministro ombra.
L'immediata reazione di Berlino
Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha messo in guardia Londra dal mettere in atto qualsiasi cambiamento "unilaterale" al Protocollo sull'Irlanda del Nord. "Nessuno dovrebbe demolire o rompere unilateralmente o in alcun modo modificare l'accordo che abbiamo concordato insieme", ha affermato il capo del governo di Berlino, seguito dal premier belga Alexander De Croo, che ha inviato un "messaggio abbastanza chiaro: Non toccatelo, è qualcosa su cui ci siamo accordati".