AGI - Non sognava di essere presidente, ma per la madre, era chiaro che un giorno lo sarebbe diventato. Per Ferdinand, figlio di Ferdinando e Imelda Marcos, la coppia protagonista della 'dittatura coniugale' che governò le Filippine con il pugno di ferro quasi 40 anni fa, si profila una netta vittoria.
Con il 53,5% dei collegi scrutinati, il figlio dell'ex dittatore che governò il Paese con il pugno di ferro fino al 1986, è ampiamente in testa per la vittoria alle elezioni presidenziali.
Secondo i primi risultati, diffusi dai media locali, Marcos ha il 59,8% delle preferenze, con 17,5 milioni di voti; molto staccata, con 8,3 milioni di voti, il 28,3% delle preferenze, la principale sfidante, Leni Robredo. Netto anche il vantaggio della principale candidata alla vice presidenza, Sara Duterte, alleata di Marcos, che raccoglie il 59,71% dei voti (18,5 milioni) distanziando di oltre 40 punti percentuali il principale avversario, Kiko Pangilinan, che appoggia Robredo, fermo al 18,6% delle preferenze, con 5,27 milioni di voti.
Responsabile quanto il marito delle ignominie avvenute durante il mandato presidenziale (dal 1965 fino alla rivolta popolare che li costrinse all'esilio alle Hawaii nel 1986), Imelda è l'ombra dietro la candidatura di Bongbong: unico rampollo maschio della coppia, cresciuto nel lusso sfrenato insieme alle tre sorelle, improbabile uomo politico per la sua mancanza di carisma se non fosse per il suo illustre cognome.
È cresciuto immerso nel lusso del palazzo presidenziale di Malacanang mentre i genitori depredavano il tesoro pubblico, lasciando un buco tra i 5 e i 10 miliardi di dollari, come accertò una commissione creata dopo il rovesciamento del regime.
A 64 anni, il probabile nuovo presidente delle Filippine, Ferdinand Jr. è ancora conosciuto con il soprannome che gli diedero da bambino, quando usava arrampicarsi sulla schiena del padre. Da giovane si era fatto conoscere soprattutto per organizzare le migliori feste di Manila, tanto da rendere famosa Calauit, l'isola privata di Imelda, dove lei aveva fatto trasferire decine di animali esotici africani: il 'Bongbong safari', appunto, dove lui organizzava eventi surreali.
Essendo così indaffarato, non stupisce, dunque, che a differenza del padre, prestigioso avvocato prima di diventare presidente, la sua carriera accademica sua stata costellata da una serie di fallimenti. "È pigro e indifferente", scrisse il padre nel suo diario.
Una vita godereccia a cui l'eccellenza accademica non si addiceva: Marcos Jr. si iscrisse all'Università di Oxford per studiare filosofia, politica ed economia, trampolino di lancio per molti politici nel Regno Unito, ma non si laureò. Né terminò il master presso la Wharton School of Business negli Stati Uniti.
Ma il suo futuro, curriculum a parte, era già programmato: e nonostante avesse confessato di "non alzarsi ogni mattina pensando alla politica", nel 2015, in corsa per la vicepresidenza -persa contro Leni Robredo, attuale sua rivale nelle elezioni- dichiarò che Imelda lo voleva "presidente da quando avevo tre anni".
La mancanza di una specifica competenza non gli ha impedito di ricoprire incarichi politici, da quando nel 1991 è tornato dall'esilio con la madre e le sorelle, due anni dopo la morte del dittatore: è stato deputato al Congresso, governatore di Ilocos Norte, la roccaforte di famiglia, e senatore.
Ma se la madre concentrava le energie per riportare il figlio al palazzo presidenziale di Malacanang, lui in realtà nella campagna elettorale ha mantenuto un basso profilo, praticamente senza concedere interviste né partecipare a dibattiti elettorali. A fronte della sua opacità, brillano le altre donne della famiglia: sua sorella Imee, senatrice e con una fama di animale politico, e sua moglie, Louise Araneta, descritta come decisamente più astuta del marito.
Proprio il matrimonio con Araneta, alla quale ha dato tre figli, uno dei quali dedito alla politica, sembra essere uno dei pochi gesti di ribellione di Bongbong, visto che lei è parente dell'ex presidente Corazon Aquino, acerrimo nemico dei Marcos per il suo ruolo di primo piano avuto nelle proteste che fecero cadere il regime.
Senza un chiaro programma politico e bollato come vacuo dai suoi oppositori, con un carattere affabile che fa credere a pochi che governerà con lo stesso pugno di ferro del padre, Bongbong lascia intravedere un unico intento chiaro nel suo possibile mandato: che lo utilizzi per fermare le indagini sull'illecito patrimonio familiare. Come presidente è destinato a presiedere la commissione che ancora indaga sugli eccessi della sua famiglia.