AGI - Gran Bretagna alle urne per le elezioni locali, cartina di tornasole sull'operato di Boris Johnson ma anche nuova messa alla prova per i travagliati rapporti tra Londra e l'Irlanda del Nord, dove il partito nazionalista dello Sinn Fein punta ad una vittoria storica. In ballo ci sono i 90 seggi dell'Assemblea dell'Irlanda del Nord, il parlamento locale con potere legislativo che, sulla questione Brexit, fa da ago della bilancia nei complicati rapporti fra Regno Unito ed Europa.
Una vittoria dello Sinn Fein rappresenterebbe un terremoto per l'Irlanda del Nord e soprattutto negli equilibri con Londra: da quando è stata fondata come Stato a maggioranza protestante un secolo fa, i suoi governi sono stati guidati da politici unionisti che si sono definiti britannici.
Ma se oggi il verdetto delle urne darà ragione ai sondaggi d'opinione (26% per Sinn Fein contro 18% per gli unionisti di DUP), diventando il gruppo più numeroso nell'Assemblea (in quella uscente 27 seggi su 90), per la prima volta otterrà la carica di primo ministro nel governo di Belfast. Il partito politico di sinistra, d'ispirazione socialista democratica e repubblicana, è presieduto dal 2018 da Mary Louise McDonald.
Un suo successo alle urne segnerebbe in primis una pietra miliare per lo stesso Sinn Fein, per decenni braccio politico dell'Irish Republican Army - Esercito della Repubblica irlandese (IRA), gruppo paramilitare che ha usato bombe e proiettili per cercare di portare l'Irlanda del Nord fuori dal dominio del Regno Unito durante decenni di violenze.
Il partito nazionalista irlandese - che ha fatto campagna con lo slogan "Time for real change" - ha come obiettivo finale quello di un'Irlanda riunificata e indipendente da Londra. Secondo media ed analisti, in caso di vittoria elettorale questo traguardo sarebbe più vicino, aprendo una nuova era nei rapporti storicamente complessi con la capitale britannica, anche se un referendum sull'indipendenza non è immimente e la questione è molto divisiva.
Lo Sinn Fein - letteralmente "noi stessi" in gaelico irlandese - è il movimento indipendentista irlandese fondato nel 1905 da Arthur Griffith, organizzazione militare clandestina sorta con il nome di Irish Volunteers, per liberare l'Irlanda dal dominio inglese. Dal 1919 al 1921 condusse una campagna di guerriglia contro le forze della Corona Britannica in Irlanda.
La divisione nel 1921
Tra novembre 1920 e luglio 1921 furono uccisi oltre tre quarti dei circa 1.500 che morirono in guerra. L'isola d'Irlanda è divisa dal 1921, da quando una parte importante, oggi la Repubblica d'Irlanda, ottenne l'indipendenza dall'impero britannico. A Londra il famoso leader irlandese, Michael Collins, accettò la spartizione dell'isola, che il governo britannico vendette come temporanea. Le sei contee nord-orientali, quelle dove la maggioranza della popolazione era protestante e contraria all'indipendenza, rimasero sotto la giurisdizione di Londra e andarono sotto il nome di Irlanda del Nord o Ulster.
I nazionalisti del Nord tentarono a più riprese, ma senza successo, di arrivare a un'Irlanda unita. Il periodo più caldo cominciò nel 1968: la guerra tra IRA ed esercito britannico, con l'importante partecipazione dei gruppi paramilitari protestanti, andò avanti fino al 1998, quando venne siglato l'Accordo del Venerdì Santo.
Le parti concordarono che il Nord Irlanda sarebbe rimasto, per il momento, all'interno del Regno Unito, ma allo stesso tempo venne prevista una profonda integrazione economico-commerciale tra le due parti dell'isola. Con gli anni, il confine tra Nord e Sud è diventato praticamente invisibile: almeno dal punto di vista economico-commerciale, si tratta quasi di un unico Paese. La Brexit ha cambiato anche lo status di quella frontiera - l'unica terrestre tra il Regno Unito e l'Unione Europea - e fatto perdere consensi agli unionisti del DUP - stretto alleato dei Conservatori britannici - che hanno sostenuto convintamente l'uscita del Regno Unito dall'Ue.
La questione del Protocollo
Al centro delle critiche e del malcontento diffuso tra i cittadini nord-irlandesi c'è il Protocollo sull'Irlanda del Nord - il trattato sullo status del Paese contenuto nel più ampio accordo fra Regno Unito e Unione Europea su Brexit - che di fatto l'ha allontanata dal resto del Regno Unito, mantenendola sia nel mercato comune europeo che nell'unione doganale. Molti dei sostenitori del DUP delusi dalla scarsa lungimiranza dimostrata dall'alleanza con i Conservatori britannici, si sono spostati verso altri partiti unionisti, modificando quindi gli equilibri politici in Irlanda del Nord, mentre Sinn Fein ha guadagnato consensi, incentrando discorsi e programmi sulle preoccupazioni socio-economiche della gente più che sull'unificazione.
Guardando oltre lo scenario elettorale di oggi, per molti analisti una vittoria del Sinn Fein in Irlanda del Nord, abbinata al progressivo rafforzamento del partito nazionalista scozzese, contribuirebbe a far sembrare il Regno Unito più disunito che mai.