AGI - Le due mosse di Putin, interruzione dei flussi di gas russo verso Polonia e Bulgaria e minaccia di usare armi “di cui nessun altro dispone” per rispondere a interferenze straniere in Ucraina, sono temi centrali sulle prime pagine dei giornali esteri, che valorizzano ora l’una ora l’altra nei loro titoli.
Appaiono più concentrati sull’orizzonte domestico il francese Le Figaro e lo spagnolo El Pais, mentre sulla stampa cinese si leggono sia accuse alla Nato di manovrare dietro le quinte la guerra in Ucraina, sia auspici di distensione tra Usa e Cina.
I due maggiori quotidiani finanziari, l’americano Wall Street Journal, e il britannico Financial Times, danno risalto all’arresto a New York del finanziere Bill Hwand per il crollo della società di investimenti Archegos da lui fondata.
Washington Post
Con “una esibizione dei forza, la Russia taglia le forniture di gas a Polonia e Bulgaria e fa salire la tensione con l’Ue”: questa la sintesi nel titolo sulla prima pagina del Washington Post, che sottolinea come la mossa di Gazprom sia giunta “lo stesso giorno in cui gli Stati Uniti e la Russia hanno condotto uno scambio di prigionieri, con il rilascio di un ex marine detenuto a Mosca e di un pilota russo condannato da un tribunale statunitense con l'accusa di traffico di droga”.
L'arresto del flusso di gas naturale verso Polonia e Bulgaria, scrive il giornale, “ha acuito il dibattito europeo sull'accesso all'energia e sul modo migliore di fare pressione sulla Russia per l'invasione senza innescare un disastro economico in Occidente”.
L'Unione Europea “sta cercando di svezzarsi dall'energia russa, con un embargo sul carbone già in atto. Un embargo petrolifero è ancora in discussione”, ma “la dipendenza dal gas è stata una questione ancora più spinosa”, ma, riferisce il giornale, secondo alcuni analisti “la mossa di Gazprom potrebbe accelerare la rottura dei legami” energetici dell’Europa con Mosca, perché, come affermato da Fatih Birol, direttore esecutivo dell'Agenzia internazionale per l'energia, il blocco del gas per Polonia e Bulgaria è "l'ennesimo segno della politicizzazione da parte della Russia degli accordi esistenti".
Il Post dedica un altro titolo specificamente alla situazione della Polonia, rilanciando un’intervista della radio polacca al vice ministro dell’Economia, Piotr Naimski, che da anni studiava le possibilità di tagliare completamente le importazioni di gas russo e i cui piani, finora in bozza, devono adesso trovare velocemente una concreta attuazione.
New York Times
La minaccia lanciata ieri da Putin di una risposta russa durissima agli aiuti militari per l’Ucraina è in apertura sul New York Times, che in un’analisi segnala le crescenti preoccupazioni occidentali per il pericolo che la guerra si estenda oltre i confini ucraini. “La paura a Washington e nelle capitali europee è che il conflitto potrebbe presto degenerare in una guerra più ampia, che si estenda agli Stati vicini, al cyberspazio e ai paesi della Nato che improvvisamente si sono trovati ad affrontare un taglio del gas russo”, scrive il Nyt, secondo cui “a lungo termine, una tale espansione potrebbe evolvere in un conflitto più diretto tra Washington e Mosca che ricorda la Guerra Fredda, in cui ciascuno cerca di indebolire il potere dell'altro.
E con sempre maggiore frequenza – sottolinea il giornale - i russi stanno ricordando al mondo le dimensioni e la potenza del loro arsenale nucleare, un avvertimento poco sottile che se le forze convenzionali del presidente Vladimir Putin dovessero affrontare perdite più umilianti, lui ha altre opzioni. Funzionari americani ed europei affermano di non vedere alcuna prova che i russi stiano mobilitando le loro forze nucleari sul campo di battaglia, ma dietro le quinte, stanno già ipotizzando come si potrebbe reagire a un test nucleare russo, o a un'esplosione dimostrativa, sul Mar Nero o sul territorio ucraino”.
Un reportage dall’Ucraina racconta la resistenza del villaggio di Demydiv, che è stato allagato dagli abitanti per impedire l’ingresso dei carri armati russi. Spazio anche ai funerali dell’ex segretario di Stato Usa, Madeleine Albright, con una fotografia di Biden, Obama e Clinton in prima fila davanti al feretro.
Wall Street Journal
Un meccanismo truffaldino ha gonfiato il portafoglio della società di investimenti Archegos facendolo passare in un solo anno da 1,5 a 35 milioni di dollari: è questa l’accusa che la giustizia federale americana muove a Bill Hwang, il fondatore della compagnia crollata nel marzo dell’anno scorso con un disastro di cui molte banche hanno pagato il conto e che “ha quasi compromesso il sistema finanziario americano”. Il Wall Street Journal, che apre con la notizia dell’arresto di Hwang, racconta nel dettaglio le risultanze dell’indagine sulla frode “di portata storica” secondo il procuratore distrettuale di New York, Damian Williams.
Sostanzialmente, secondo gli inquirenti, Hwang e il cfo della società, Patrick Halligan, assieme ad altri compici “hanno mentito alle banche per ottenere prestiti per miliardi di dollari, che hanno poi utilizzato per gonfiare il prezzo delle azioni di società quotate in borsa”.
In una spirale perversa, ha detto Williams come riporta il Wsj, "le bugie hanno alimentato l'inflazione e l'inflazione ha alimentato altre bugie. L'anno scorso la musica si è fermata. La bolla è scoppiata. I prezzi sono scesi. E quando l'hanno fatto, miliardi di dollari sono evaporati nel giro di una notte". Tecnicamente, spiega il giornale, “l'uso degli swap da parte di Hwang gli ha permesso di manipolare i prezzi delle azioni nel suo portafoglio perché gli accordi hanno spinto le aziende di Wall Street ad acquistare anche parte delle azioni” e “con l'aumento delle dimensioni degli swap di Archegos, è aumentata anche la quantità di azioni acquistate dalle società di Wall Street, facendo aumentare i prezzi nel processo”.
Di spalla, la guerra del gas, con l’Ue che giura di contrastare lo stop alle forniture a Polonia e Bulgaria deciso da Mosca, e tra gli altri titoli sono in evidenza i risultati di Meta, non ottimi ma migliori delle attese, per il sollievo degli investitori.
Financial Times
Il Financial Times guarda all’immediato effetto economico della decisione di Putin di interrompere le forniture di gas a Polonia e Bulgaria perché non si sono adeguate alla richiesta di pagamenti in rubli: “I prezzi del gas salgano dopo che la Russia chiude il rubinetto”, dice il titolo. Il giornale sottolinea da quando è iniziata la guerra in Ucraina si tratta della mossa più dura del Cremlino “per attaccare l’Europa nella dipendenza dai suoi combustibili fossili”, e che l’Ue l’ha denunciata come un “ricatto”. Il risultato è stato comunque un aumento del 10% del prezzo del gas, dopo che i futures europei erano arrivati a toccare il +20%. “Oggi il gas costa sei volte di più rispetto a un anno fa”, sottolinea Ft.
Con un effetto anche sul mercato valutario, dove l’euro ha perso terreno nei confronti del dollaro, ed è scivolato ai minimi da 5 anni. Altro titolo in risalto sulla prima pagina è l’arresto negli Usa del fondatore della società di investimenti Archegos, Bill Hwang, con le accuse di associazione a delinquere, truffa e aggiotaggio, in relazione al collasso dell’azienda che ha causato perdite per milioni di dollari a grandi investitori, tra cui colossi bancari come Credit Suisse.
The Times
La guerra in Ucraina potrebbe durare anni, forse cinque ma perfino dieci, e Putin potrebbe ricorrere ad armi di distruzione di massa nel disperato tentativo di uscirne: è il timore espresso dalla ministra britannica degli Esteri, Liz Truss, che il Times mette in apertura. In un discorso a Mansion House, residenza ufficiale del sindaco di Londra, scrive il giornale, Truss “ha sollecitato gli alleati a sostenere la campagna militare dell’Ucraina per ricacciare indietro gli invasori russi perché se Putin riuscisse a ottenere guadagni territoriali potrebbe infliggere al mondo indicibili sofferenze”.
Il quotidiano sottolinea che la ministra ha parlato poco dopo che Putin, a San Pietroburgo, aveva promesso “rappresaglie lampo con armi di cui nessun altro dispone” nel caso di “interventi in Ucraina volti a porre minacce strategiche contro la Russia”.
L’articolo è corredato da una maxi fotografia di Amal Clooney che partecipa a una riunione svoltasi ieri nelle sede dell’Onu a New York per valutare la possibilità di accusare la Russia di crimini di guerra. Di spalla, la notizia che il consiglio comunale di York ha deciso di revocare l’onorificenza concessa nel 1987 al principe Andrea, travolto dalla denuncia di violenza sessuale sporta contro di lui da una delle ragazze reclutate come escort da miliardario Jeffrey Epstein. Spogliato anche dei galloni di York, ad Andrea, commenta il Times, “ormai non è rimasto più molto da perdere”.
Le Monde
Gli aiuti militari occidentali all’Ucraina orchestrati dagli Usa nel vertice dei ministri della Difesa di 44 Paesi a Ramstein in Germania sono in apertura su Le Monde, che approfondisce i dettagli. Il giornale sottolinea che Washington si è messa alla testa di una coalizione ben più ampia della Nato (sono 14 quelli estranei al Patto Atlantico ma ora arruolati per sostenere Kiev), che avrà un coordinamento mensile attraverso regolari riunioni di un gruppo di contatto. Ammontano già a 5 miliardi di dollari gli armamenti forniti all’Ucraina, e gli Stati Uniti ne hanno inviato la fetta più grossa, per un controvalore di 3,7 miliardi.
A centro pagina, l’impennata dei contagi in Cina che mette sotto scacco la linea ‘zero Covid’ propugnata da Xi Jinping, e la sfida di “un rinnovamento democratico” cui si sta preparando Macron. Più in basso, un titolo sulla battaglia per il controllo di Generali, descritta dal quotidiano come “la fronda dei nonni miliardari”.
Le Figaro
Un nuovo capitolo sulle strategie dei partiti francesi per le elezioni politiche di giugno è l’apertura di Le Figaro. Dopo essersi concentrato ieri sui gollisti, oggi il quotidiano mette sotto la lente d’ingrandimento Jean-Luc Melenchon, leader del movimento della sinistra radicale La France Insoumise. Forte del suo ottimo risultato al primo turno delle presidenziali (il 21,95% dei voti a fronti di sondaggi che lo accreditavano attorno al 17%), “lancia un’opa sui partiti della gauche”, titola il giornale, che racconta di un piano per “unire sotto una bandiera comune alle legislative i socialisti e gli ecologisti”.
In un editoriale, il quotidiano ironizza sullo “Zapata nazionale” che “non contento di aver fatto da ago della bilancia al secondo turno, adesso vuole diventare il perno dell’opposizione al presidente della Repubblica”. E può riuscirvi perché, lamenta Le Figaro, “gode di una stupefacente indulgenza della stampa” sedotta dalla sua “trasgressività chic”, sicché i giornali sono come “una pattuglia di castori che non fa più la diga”.
El Pais
Molta politica interna sulla prima pagina di El Pais, che apre con il negoziato tra i partiti sul pacchetto di misure anticrisi oggi al voto del Parlamento. “Il governo cede e accetterà emendamenti per salvare il decreto”, titola il quotidiano, che nell’editoriale evidenzia la fase di difficoltà del premier Pedro Sanchez per l’intreccio di tensioni che agita la sua maggioranza, tra i dissensi sulle misure economiche e la polemica per lo spionaggio ai danni dei leader indipendentisti della Catalogna. Quest’ultima vicenda ha scatenato uno dei partner della coalizione, la sinistra catalana di Erc, in un attacco frontale contro la ministra della Difesa Robles.
Dunque, nota il quotidiano, “tutto è appeso a un filo politico troppo intricato e, soprattutto, estraneo alle motivazioni economiche e sociali del decreto” anticrisi, e mentre “i cittadini portano già sulle spalle la gravità della crisi energetica oggi al Congresso possono decidere che devono farsi carico anche delle conseguenze dello spionaggio”. Al caso Erc-Robles è dedicato un titolo a parte, e un altro è per la spesa delle risorse del Recovery Fund, di cui il governo ha già autorizzato il 60%. Di spalla, la “sfida di Putin all’Ue con un taglio del gas che Bruxelles considera un ricatto”.
Frankfurter allgemeine zeitung
Lo scontro tra Ue e Russia sul gas domina la prima pagina della Frankfurter Allgemeine Zeitung. “Le colombe bianche sono stanche”, è il titolo di apertura, sull’ingrandimento di un dettaglio della banconota da 200 rubli in cui è raffigurato un volo di uccelli attorno al monumento alle navi affondate di Sebastopoli, nella Crimea annessa da Putin. “L’amicizia finisce per i soldi?”, si chiede il giornale, secondo cui “è il contrario: l’amicizia tra Russia e Occidente è iniziata per i soldi, vale a dire quelli che venivano e vengono tuttora pagati per il gas”.
Nell’editoriale, il quotidiano ricorda che “per decenni la politica e l’economia tedesche hanno avuto una fiducia illimitata nell'affidabilità del grande fornitore di gas dell'Est: anche durante la Guerra Fredda, Mosca ha rispettato i contratti”, mentre chi dai Paesi europei centro-orientali avvertiva “che Putin non è Gorbaciov ed è molto più imprevedibile di Breznev veniva tacciato di isterismo anche se il Cremlino aveva già dimostrato all'Ucraina che il gas non è solo un guadagno in valuta estera, ma anche un mezzo di ricatto”. Ma dopo la chiusura dei rubinetti del gas per Polonia e Bulgaria “che siano euro o rubli, quel prodotto nelle sue mani torna ad essere un'arma”, brandita in risposta al vertice di Ramstein dove Usa e altri 44 Paesi hanno deciso consistenti aiuti militari a Kiuev. “Il Cremlino voleva impedire all'Occidente di farlo con il tintinnio della sciabola nucleare”, non c’è riuscito e adesso usa il gas.
China Daily
Le relazioni Usa-Cina sono un tema in rilievo sul China Daily, che dà spazio alla videoconferenza in cui ieri diplomatici cinesi e americani si sono confrontati in occasione del 50esimo anniversario della visita del presidente Nixon in Cina, che segnò l’inizio del dialogo diretto tra i due Paesi. Quella visita fu seguita, lo stesso anno, dai viaggi a Pechino prima di una delegazione di senatori statunitensi, poi di deputati. Fecero da “apripista” e il loro esempio dovrebbe fare da guida ancora oggi, secondo il giornale, che riporta le dichiarazioni dell’ambasciatore cinese a Washington, Qin Gang: “Nel contesto delle relazioni rigide e complesse tra Cina e Stati Uniti, non dovremmo guardare solo alle nostre differenze. Piuttosto, dovremmo tenere a mente i nostri interessi comuni e mostrare visione strategica, coraggio politico e saggezza diplomatica. Dovremmo imparare dalla storia, superare difficoltà e sfide, ricostruire la fiducia e riportare le relazioni Cina-Usa sulla strada giusta".
L’ex ambasciatore americano in Cina, Max Baucus, ha affermato da parte sua di ritenere che “oggi sia necessario più coraggio di allora” per dire, come fece nel 1972 il capogruppo repubblicano al Senato, Michael Mansfield, nel rapporto sulla sua missione in Cina, che i due Paesi devono superare la diffidenza e aprirsi al dialogo.
Quotidiano del Popolo
La Nato “sta aprendo il vaso di Pandora” nella guerra tra Russia e Ucraian, scrive il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, in un commento. Il giornale ricorda che in un incontro con l'allora leader sovietico Mikhail Gorbaciov all'inizio degli anni '90, il segretario di Stato americano James Baker assicurò che la Nato non si sarebbe espansa di "un pollice verso est", ma “la Nato guidata dagli Stati Uniti ha infranto questa promessa, impegnandosi in un'espansione in cinque fasi verso Est di oltre 1.000 chilometri verso il confine russo e aumentando il numero dei suoi membri da 16 a 30, spingendo la Russia in un angolo ad ogni passo”.
E adesso, “ancora bloccata in una mentalità da Guerra Fredda continua ad aggiungere benzina sul fuoco e creare divisione e confronto”. Ma “la chiave per chiudere il vaso di Pandora è nelle mani degli Stati Uniti e della Nato. Dovrebbero riflettere sobriamente sui loro ruoli vergognosi nella crisi ucraina e assumersi le dovute responsabilità”, conclude il quotidiano.
Ancora in evidenza, come già ieri, le prospettive dell’economia cinese, la cui solidità il giornale si sforza di assicurare mentre molti analisti sono preoccupati di un rallentamento causato dalle misure anti Covid: “Sebbene l'ambiente economico cinese nel 2022 non sia ottimista, il Paese ha ancora un margine politico sufficiente per sostenere una crescita economica costante”, scrive il quotidiano, e sciorina una serie di dati, tra cui l’aumento dell’8,5% dei profitti delle aziende industriali cinesi con fatturato annuo di almeno 20 milioni di yuan (3,05 milioni di dollari), che nel primo trimestre di quest’anno hanno realizzato utili per 1,96 trilioni di yuan.