AGI - Il colosso russo Gazprom ha sospeso da stamani le consegne di gas alla Polonia, ma Varsavia si è fatta trovare pronta alla chiusura dei rubinetti del gasdotto Yamal e ha affermato di non volere più acquistare gas da società russe. Fino a ieri il 55% delle importazioni di gas della Polonia proveniva da Mosca, ma il governo aveva già adottato diverse misure per ridurre la propria dipendenza, tra cui l'espansione di un terminal a Swinoujscie, nel nord-ovest della Polonia, e la costruzione di un nuovo gasdotto dalla Norvegia.
Varsavia si è fatta dunque trovare preparata allo stop delle forniture da Mosca, tanto che il ministro per le Infrastrutture energetiche, Piotr Naimsky, in un'intervista alla radio Rmf, riportata dalla Tass, ha detto chiaramente: "Non compreremo più gas dalle società russe".
E ha sottolineato che la Polonia si stava preparando a rinunciare al gas russo già da sei anni, assicurando che non ci saranno difficoltà a rifornire i consumatori polacchi. "Posso garantire che il gas ci sarà, a meno che non si verifichi una sorta di cataclisma - ha spiegato - in condizioni prevedibili, avremo forniture di gas".
Nel dettaglio, la Polonia ha dichiarato di poter rifornirsi di gas tramite due collegamenti con la Germania, tra cui un flusso inverso sul gasdotto Yamal, un collegamento con la Lituania con una capacità annua di 2,5 miliardi di metri cubi che aprirà il 1 maggio e tramite un interconnettore con la Repubblica Ceca, per un massimo di 1,5 miliardi di metri cubi. Altri 5-6 miliardi di metri cubi potrebbero essere spediti tramite un collegamento con la Slovacchia che verrà aperto entro la fine dell'anno.
Inoltre, l'operatore polacco PGNiG può importare fino a 6 miliardi di metri cubi all'anno tramite il terminale gnl di Swinoujscie sul Mar Baltico e produce più di 3 miliardi di metri cubi di gas all'anno localmente in Polonia. A ottobre sarà aperto un gasdotto che consentirà il flusso di fino a 10 miliardi di metri cubi di gas all'anno tra Polonia e Norvegia.
Funzionari del governo di Varsavia hanno affermato che lo stoccaggio di gas della Polonia di 3,5 miliardi di metri cubi è pieno al 76% e assicurato che le forniture ai clienti non saranno tagliate.
I numeri della dipendenza bulgara
Lo stop delle forniture di gas russo decretato da Mosca ha colpito stamani oltre alla Polonia anche la Bulgaria, che come Varsavia aveva un contratto in scadenza a fine anno. La Russia soddisfaceva oltre il 90% del fabbisogno bulgaro di gas, con le importazioni di Gazprom a circa 3 miliardi di metri cubi all'anno.
"Dopo un'analisi della società statale Bulgargaz e della Bulgarian Energy Holding (Beh), è emerso che la nuova procedura di pagamento in due fasi proposta dalla Russia non è in linea con il contratto esistente fino alla fine di quest'anno e presenta un rischio significativo in Bulgaria, compresi i pagamenti senza ricevere alcun gas dalla parte russa", ha dichiarato il ministero dell'Energia bulgaro. Il documento afferma che il ministero, Bulgarian Energy Holding, Bulgargaz e Bultransgaz hanno comunque adottato misure per raggiungere accordi di fornitura di gas alternativo.
Il ministero ha affermato che per il momento non sono necessarie restrizioni al consumo di gas e una portavoce del governo di Sofia ha affermato che non vi sono rischi per la sicurezza energetica del Paese. Ma gli analisti non sono d'accordo. Il ministro dell'Energia Alexander Nikolov ha affermato che la Bulgaria ha tenuto i colloqui iniziali ed è pronta a importare gas naturale liquefatto attraverso le vicine Turchia e Grecia e sta cercando di aumentare le spedizioni di gas azero che riceve attualmente.
Con il suo impianto di stoccaggio del gas a circa il 18% della capacità, il Paese deve agire rapidamente per garantire la sicurezza delle forniture, nonostante l'arrivo della stagione più calda che ridurrà la domanda di gas, affermano gli analisti.
"Data l'eccessiva dipendenza della Bulgaria dal gas russo, l'arresto delle importazioni rappresenta una seria sfida per la sicurezza dell'approvvigionamento del paese", ha affermato Martin Vladimirov del centro di ricerca per lo studio della democrazia con sede a Sofia. Per l'esperto, "non si possono escludere tagli alle consegne a gruppi di consumatori non essenziali, compresa l'industria pesante".
E ha affermato che Sofia dovrebbe avviare colloqui immediati in collaborazione con la Grecia con fornitori alternativi di GNL come Qatar, Algeria e Stati Uniti per garantire il fabbisogno di gas del paese e negoziare un aumento delle importazioni di gas azere.