AGI - Con qualche eccezione tra i giornali americani, il titolo principale oggi sulle prime pagine internazionali è la vittoria di Macron contro Marine Le Pen. Un’interpretazione ricorrente del risultato delle presidenziali francesi è che dalle urne esce un Paese spaccato, e che il difficile compito del secondo mandato di Macron sarà quello di lavorare per unire. Altro dato messo in evidenza da molti quotidiani, il “sollievo” per l’Unione europea, che sarebbe stata seriamente minacciata dall’elezione della leader del Rassemblement National alla guida di uno dei Paesi fondatori.
Washington Post
La Pasqua ortodossa in Ucraina è stata “una cupa festa di disperazione e di sangue”, afferma il Washington Post nel suo titolo di apertura. “La sanguinosa battaglia di Mariupol è continuata, tenendo migliaia di civili intrappolati nella città portuale assediata, e la loro disperazione e il timore di ulteriori atrocità belliche hanno aggiunto urgenza agli sforzi internazionali in corso per aiutare l'Ucraina”, scrive il giornale, che riferisce con una certa cautela della visita a Kiev del segretario di Stato americano Blinken e del capo del Pentagono, Austin: “Il governo americano ha rifiutato di confermarla, motivando con ragioni di sicurezza. Ma un funzionario ucraino, che ha parlato a condizione di anonimato perché non autorizzato a farlo, ha detto che si è svolta ieri pomeriggio”. Nodo centrale, gli aiuti militari americani: “Ciò che esattamente gli Stati Uniti dovrebbero fornire allo sforzo bellico ucraino rimane un punto controverso. I funzionari di Kiev hanno sostenuto strenuamente che si deve fare di più, mentre i rappresentanti degli Stati Uniti hanno affermato di aver dato un ampio contributo in quello che descrivono come uno sforzo vincente”, osserva il Post. Altri due titoli per l’Ucraina sulla prima pagina: un reportage su Mariupol “tra echi di storia, totale devastazione e stato d’assedio”, e uno del Burkina Faso, dove i giovani sono sostenitori di Putin e la loro “dieta digitale mostra come Mosca si stia costruendo l’immagine di una superpotenza”. Più in basso la vittoria di Macron che “allontana la minaccia dell’estremista di destra Le Pen di farla finita con l’Europa e avviare relazioni con la Russia”.
New York Times
La visita a Kiev del segretario di Stato americano Antony Blinken, e del segretario alla Difesa, Lloyd Austin, è “un fortissimo segno di solidarietà” con l’Ucraina, afferma il New York Times che apre con la missione dei due esponenti di massimo livello dell’amministrazione Biden ieri a Kiev. Si è trattato della prima volta che dirigenti americani si sono recati in Ucraina dopo l’inizio del conflitto, benché molti leader europei lo abbiano già fatto da tempo, sottolinea il Nyt. Sul tavolo dell’incontro con Zelensky, scrive, “la richiesta dell'Ucraina di ulteriori aiuti militari da parte degli alleati occidentali mentre cerca di respingere un attacco che ha schiacciato le città e lasciato migliaia di morti”. Il giornale cita un deputato ucraino secondo cui la vista “è un potente segnale alla Russia che l'Ucraina non sarà lasciata sola in questa guerra". A centro pagina, la vittoria di Macron su Marine Le Pen che “dà sollievo agli alleati preoccupati dalla minaccia dell’estrema destra”. Secondo il giornale, “in un momento critico per l’Europa, con i combattimenti in corso in Ucraina dopo l'invasione russa, la Francia ha respinto un candidato ostile alla Nato, all'Unione Europea, agli Stati Uniti e ai suoi valori fondamentali per cui nessun cittadino francese dovrebbe essere discriminato per essere musulmano”. Insomma, come ha detto il ministro francese degli Esteri, Le Drian, al cui commento dà spazio il Nyt, il risultato è segno “della mobilitazione del popolo francese per il mantenimento dei suoi valori contro una visione più angusta della Francia”.
Wall Street Journal
Con un titolo assolutamente asettico, anche il Wall Street Journal apre sulle presidenziali francesi: “Macron batte le Pen e vince un secondo mandato presidenziale”. Macron, scrive il giornale, “è ora sotto pressione per unire milioni di francesi che hanno votato per i suoi rivali nel primo turno delle elezioni, quando oltre il 50% dei voti è andato a candidati di estrema destra e di estrema sinistra. In gioco c'è la spinta di Macron a consolidare anni di riforme pro-business nell'economia francese - dai tagli alle tasse all'allentamento delle regole sull'assunzione e il licenziamento dei dipendenti - che hanno alimentato il malcontento tra gli elettori che non hanno prosperato sotto la sua amministrazione”. Adesso “Macron dovrebbe formare rapidamente un governo la cui composizione fornirà agli elettori la prima indicazione se intende attenersi al suo stile di governo, che a volte ha comportato toni professorali sulle sue riforme e una marginalizzazione del ruolo dell'Assemblea nazionale nel processo legislativo”. Ma “un approccio pesante non funzionerà nel secondo mandato di Macron, affermano alcuni analisti, poiché è probabile che trovi molto più difficile assicurarsi una maggioranza schiacciante come quella di cui il suo partito, La République en Marche, e i suoi alleati, hanno goduto durante il primo mandato”. Dunque, si prevede che il presidente “scelga ministri esterni al suo partito che possano aiutare a gettare un ponte tra le divisioni politiche”. Nella parte centrale della prima pagina, il quotidiano dà risalto a una sua esclusiva: l’amministrazione Biden ha congelato le sanzioni economiche contro l’ex ginnasta olimpica russa Alina Kabaeva, ritenuta l’amante di Putin. Benchè “si sospetti che abbia un ruolo nell’occultamento delle ricchezze di Putin all’estero”, scrive il Wsj, “la convinzione tra i funzionari statunitensi che discutono della mossa è che sanzionare la signora Kabaeva sarebbe considerato un colpo così personale per Putin da poter ulteriormente intensificare le tensioni tra Russia e Stati Uniti”.
Financial Times
Con la cautela per un risultato certo nelle proiezioni ma non ancora ufficiale, il Financial Times titola “Macron verso l’elezione dopo aver respinto la sfida della Le Pen”. Anche il quotidiano della City, come pressocché tutti i giornali europei, apre sulle presidenziali francesi e nota che “la Francia ha scelto la continuità” confermando Macron, primo presidente rieletto in vent’anni: “una continuità in politica economica e in politica estera – spiega il giornale – con un risultato che viene accolto con sollievo dagli investitori, dall’Ue e dagli alleati della Nato, nel pieno della guerra russa in Ucraina”, mentre “una vittoria di Le Pen sarebbe stata un terremoto geopolitico come la Brexit o l’elezione di Donald Trump”. Tuttavia, pur se “l’avversaria di estrema destra riconosce la sconfitta”, nota Ft, “l’estrema destra non ha mai ottenuto un risultato così forte in Francia dalla fine della seconda guerra mondiale, e Macron sarà il presidente di una nazione profondamente divisa, in cui al primo turno due settimane metà degli elettori aveva votato per candidati nazionalisti e contro l’Ue, di destra e sinistra estreme"
The Times
Dopo la vittoria che gli consegna un secondo mandato all’Eliseo, “Macron promette di unire la Francia”: è il titolo con cui il Times segnala il difficile compito che il presidente deve affrontare e di cui egli stesso ha mostrato di essere consapevole nel suo discorso di ieri sera. Ha infatti, scrive il giornale, “riconosciuto il suo debito con quegli elettori, in maggioranza di sinistra, che lo hanno votato al ballottaggio pur di impedire l’elezione della nazionalista-populista” Le Pen. Subito dopo l’annuncio del risultato, sottolinea il quotidiano, “politici mainstream e leader europei hanno espresso sollievo per la sconfitta di una candidata che un governo autoritario a colpi di referendum in patria, sconvolgimenti in Europa e alleanze con la Russia”. Anche Boris Johnson, che notoriamente ha con Macron “un rapporto teso”, è stato “rapido a congratularsi”. Quanto alla sconfitta leader del Rassemblement National, il quotidiano nota che “cinque di lavoro nel tentativo di cambiare la sua immagine non l’ha aiutata a liberarsi del suo passato”, e quella che avrebbe dovuto essere per i suoi seguaci “la terza volta fortunata” dopo le due precedenti candidature all’Eliseo, si è trasformata in una delusione.
Le Monde
In assenza dell’edizione cartacea di Le Monde, che come ogni lunedì non è edicola, bisogna cercare sul sito web del giornale la sua lettura della rielezione di Macron, che un titolo sintetizza così: “Una vittoria senza trionfo, segnata dal risultato storico dell’estrema destra e dai timori di un terzo turno politico e sociale”. Un riferimento, questo, alle elezioni politiche di giugno spesso definite dai giornali francesi ‘terzo turno’, per la loro vicinanza alle presidenziali. In home page, la testata mette anche in fascia alta le proteste contro la rielezione del presidente in molte città subito dopo le proiezioni: “Le manifestazioni di domenica sera sono state contrassegnate da incidenti a Rennes e Parigi. Diverse centinaia di persone hanno manifestato anche a Nantes e Tolosa”, rileva Le Monde. Riconfermato all’Eliseo, Macron “ora potrà proiettarsi nei prossimi cinque anni, attraversando due grandi passaggi”, si legge sul sito del giornale. Il primo, istituzionale e immediato, “per sancire il suo rinnovo e affinare la costituzione della sua nuova squadra”. La nomina di un nuovo primo ministro che subentri a Jean Castex potrebbe essere resa pubblica già lunedì 2 maggio, e certamente la priorità del nuovo governo sarà un pacchetto di misure a sostegno del potere d’acquisto delle famiglie. Il secondo “più politico, inizierà dopo le elezioni legislative del 12 e 19 giugno, con l'avvio dei primi progetti di riforma”. Ed è qui che Macron dovrà fare le scelte più difficili, per rispondere al malessere profondo della Francia, reso evidente sia dall’astensionismo record sia dal risultato senza precedenti dell’estrema destra.
Le Figaro
Per Macron “grande vittoria, grandi sfide”: sintetizza Le Figaro che nel suo titolo di apertura già guarda al difficile compito cui dovrà far fronte il presidente dopo il successo “storico” che ne fa il primo riuscito a centrare la rielezione nella Quinta Repubblica senza coabitazione. “E ora, bisogna agire”, sprona il quotidiano nel suo editoriale. Il giornale fa “tanto di cappello” a Macron per la sua prestazione “non esigua e persino mozzafiato per un ‘dilettante’”, con “Marine Le Pen duramente battuta, la sinistra in briciole, la destra in polvere”. E mentre si preparano le politiche di giugno “è difficile ora vedere come possa sfuggirgli la vittoria alle elezioni legislative, Emmanuel Macron sembra avere tutte le carte in mano”. Ma “queste sono solo apparenze che, come ciascuno vede bene, hanno con la realtà solo un lontano rapporto. La statua di marmo è un gigante dai piedi d’argilla. E Macron lo sa bene”. Il giornale puntualizza che “la sua legittimazione non è in discussione perché quando il popolo ha parlato, ha parlato. Ma si può essere al tempo stesso legittimati e fragili”. E “se vuole scongiurare la maledizione del secondo mandato”, il presidente “non ha altra scelta” se non agire in fretta per ricomporre il Paese.
El Pais
La vittoria di Macron in “elezioni decisive per l’Europa”, è netta ma altrettanto nettamente il risultato indica che la Francia è divisa: questa lettura offre El Pais nel suo titolo di apertura: “Macron si impone su Le Pen in una Francia spaccata”. Il quotidiano spagnolo osserva: “L'astensione di circa il 28%, la più alta dal 1969, mostra il disinteresse da parte dell'elettorato e il rifiuto di un'altra parte di scegliere tra i due finalisti. La prima sfida del nuovo mandato di Macron sarà riconciliare una Francia le cui profonde divisioni sono state espresse in queste elezioni”, mentre “il nazionalismo populista ottiene il miglior risultato della storia e mai si era avvicinato tanto al potere”. Nell’editoriale, il quotidiano scrive che “La rielezione di Emmanuel Macron è una buona notizia per la Francia e per l'Europa” perché “impedisce all'estrema destra populista, nazionalista, euroscettica e vicina alla Russia di Vladimir Putin di conquistare il potere in un Paese fondatore dell'Unione Europea e una potenza dotata di armi nucleari, con un seggio permanente al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite e membro della Nato”. Tuttavia, Macron rispetto al 2017 ottiene meno consenso e “non c'è motivo di festeggiare per lui o per i suoi sostenitori”. Dovrà governare “una Francia divisa tra arcipelaghi, secondo la terminologia del politologo Jérôme Fourquet: due paesi, o più, che non si parlano né si capiscono”. Perciò “se Macron vuole impedire che le rivolte di strada marchino il suo secondo mandato quinquennale e le opzioni populiste e nazionaliste continuino ad avvicinarsi al potere, l'obiettivo di ricucire insieme la Francia fratturata dovrebbe essere una priorità”. La Francia, conclude El Pais, “ha lanciato un segnale alle democrazie: quando spariscono certi consensi condivisi, quando la rappresentatività dei partiti crolla e i leader non riescono a parlare all'intero Paese (e soprattutto ad ascoltarlo), le democrazie rischiano di cadere nelle mani degli estremi. Prevenirlo è il compito principale di Macron nel suo secondo mandato. È qui che si giocherà la sua eredità. Per la Francia e per l'Europa”.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
“Sollievo in Europa dopo la vittoria di Macron”, titola in apertura il Frankfurter Allgemeine Zeitung, che legge le elezioni presidenziali francesi in chiave Ue, facendo in qualche modo proprio il commento del cancelliere tedesco Scholz, secondo cui “il messaggio inviato dagli elettori francesi è quello di un forte impegno per l’Europa”. Nell’editoriale, il quotidiano sottolinea che ”la vittoria elettorale di Emmanuel Macron in questo anno cupo è anche la migliore notizia da molto tempo per la Germania”, perché “una proficua collaborazione in Europa non sarebbe stata possibile con Le Pen presidente, e certamente non un fronte contro la guerra aggressiva del suo sponsor e modello di lunga data, Vladimir Putin”. Ciò detto, il giornale sottolinea che “il risultato di Parigi rappresenta anche una sfida per la sollevata Berlino”, visto che “di fronte a un impressionante numero di estremisti di destra incalliti e a un numero ancora più ampio di scontenti (…) Macron non ha cercato la sua salvezza nell'euroscetticismo tattico, come hanno fatto tanti politici europei in condizioni simili. Piuttosto, ha avuto il coraggio di promuovere l'Ue come soluzione ai problemi della globalizzazione”. Ora tocca a Berlino offrire la necessaria sponda: “Se Scholz riesce a trasformare la Germania in un pilastro della sovranità europea, militarmente e politicamente, allora il motore franco-tedesco guadagnerebbe una certa spinta”, nota la Faz.
China Daily
Con una comparazione tra l’Ucraina e la situazione di Gaza, il China Daily accusa l’Occidente di ipocrisia e doppiopesismo. “Dopo le ultime scaramucce al complesso della Moschea di Al-Aqsa a Gerusalemme, gli analisti affermano che la risposta della comunità internazionale alla difficile situazione dei palestinesi, rispetto alla loro risposta al conflitto in Ucraina, svela l'ipocrisia occidentale”, scrive il giornale, secondo cui “gli esperti rilevano questi doppi standard sia nel modo in cui i media mainstream dominati dall'Occidente influenzano la narrativa, sia nell'adozione di politiche e persino nella censura dei contenuti dei social media quando si tratta della causa palestinese”. Il giornale cita dati dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani aggiornati a mercoledì scorso, secondo cui “l'ufficio ha registrato un totale di 5.121 vittime civili in Ucraina, 2.224 morti e 2.897 feriti. Nella Striscia di Gaza e in Cisgiordania, compresa Gerusalemme Est, le Nazioni Unite hanno affermato in precedenza che circa 2,1 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria, inclusi 933.994 bambini”. In entrambi i casi, “gli oppressori di ucraini e palestinesi non esitano a violare il diritto internazionale”, ma “mentre gli ucraini sono elogiati come eroi, i palestinesi sono bollati come terroristi”, dice al giornale l’analista turco di questioni mediorientali Hayder Oruc.
Quotidiano del Popolo
I progressi nella costruzione delle infrastrutture che unendo Guangdong, Hong Kong e Macao ne faranno un’unica megalopoli alla foce del fiume delle Perle, l’incessante impulso di Xi Jinping ai programmi spaziali cinesi: tra questi temi propagandisticamente in primo piano sul People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, si inserisce un editoriale sull’Ucraina in cui il giornale ribadisce, quasi con identiche parole, un concetto molto insistito, quello dei profitti che la guerra convoglia nelle casse dei produttori americani di armamenti. “Gli Stati Uniti sono il più grande esportatore di armi al mondo, e pertanto le crisi e le guerre forniscono senza dubbio alle compagnie militari statunitensi e ai politici americani un incubatore per fare fortuna”, scrive il quotidiano che sottolinea: “Da quando è scoppiato il conflitto Russia-Ucraina, i prezzi delle azioni delle società rilevanti sono scesi, ma nel frattempo quelli delle compagnie militari americane sono aumentati vertiginosamente”. Gli esempi citati sono Lockheed Martin e Raytheon Technologies le cui azioni si sono apprezzate di circa il 13% e il 10%. Il giornale cita poi un rapporto dello Stockholm International Peace Research Institute pubblicato il 14 marzo e secondo cui “il volume complessivo dei trasferimenti internazionali di armi principali tra il 2017 e il 2021 è stato inferiore a quello tra il 2012 e il 2016. Tuttavia, durante lo stesso periodo, le armi le esportazioni degli Stati Uniti sono aumentate in modo significativo”.