AGI - Non è ancora finita l'ultima battaglia dei difensori di Mariupol. I circa 2 mila combattenti asserragliati nell'acciaieria Azovstal, fortezza del reggimento nazionalista Azov, hanno rifiutato la resa proposta da Mosca e, fa sapere il governo di Kiev, "combatteranno fino alla fine".
Secondo Mosca, i superstiti non hanno più cibo e acqua ma è un'asserzione impossibile da verificare. Di certo è difficile che le forze russe riescano a guadagnare presto il controllo di questo sterminato complesso di edifici, fornaci e binari che occupa oltre 11 chilometri quadrati ed è dotato di una fitta rete di cunicoli sotterranei costruiti in epoca sovietica per resistere a un attacco nucleare.
Tentare un'irruzione significherebbe far pagare un prezzo di sangue elevatissimo alla fanteria russa e utilizzare le micidiali bombe 'bunker buster', già viste in azione ad Aleppo, richiederebbe avere una conoscenza precisa degli obiettivi, cosa non semplice data la vastità dell'area da attaccare.
C'è chi sostiene che solo un attacco chimico consentirebbe di snidare i difensori di Mariupol. "È l'unico modo per farli uscire", ha spiegato al 'Guardian' l'analista militare ucraino Oleg Zhdanov, "lo stabilimento Azovstal è uno spazio enorme con così tanti edifici che i russi semplicemente non possono trovarli".
Quel che è certo è che non c'è alcuna via di fuga e che sarebbe impossibile, al momento, per le forze ucraine intervenire e spezzare l'assedio. "Quante risorse abiano i difensori e quanto possano reggere è quello che si chiedono tutti", aggiunge Zhdanov, "ma non hanno via d'uscita. Sono circondati da ogni lato, devono resistere fino alla fine. Se cedono, non saranno risparmiati". Ma a loro potrebbe bastare arrivare al 9 maggio e negare a Vladimir Putin la possibilità di sventolare la conquista di Mariupol come trofeo alla parata del Giorno della Vittoria.
Perché Mariupol è strategica
La caduta di Mariupol, data troppe volte per imminente nelle settimane passate, consentirebbe a Mosca di costruire un corridoio di terra tra la Crimea e la regione di Kherson a Ovest e il Donbass a Est, in vista della grande offensiva per impadronirsi dell'intero territorio delle oblast di Lugansk e Donetsk, già in parte in mano ai separatisti delle due autoproclamate repubbliche omonime. Offensiva che, al momento, non è ancora entrata nel vivo.
Secondo l'Institute for the Study of War (Isw), i russi hanno lanciato piccole offensive intorno a Izyum, Popasna e nella regione di Rubizhne e Severodonetsk, con artiglieria o forze meccanizzate. Anche nel Sud Est, che controllano parzialmente, le forze russe potrebbero però incontrare una resistenza inattesa "a meno che non cambino significativamente il loro modello operativo", sottolinea l'Isw, vista la perizia dimostrata dai soldati di Kiev nei combattimenti urbani.
Il ministero della Difesa ucraino sostiene di aver respinto con successo gli attacchi russi, diventati sempre più intensi negli ultimi giorni. Le intelligence occidentali ritengono che Mosca intenda schierare un contingente di uomini e mezzi molto ingente prima di sferrare l'attacco, e ciò richiederà tempo.
I dintorni di Kiev sono tornati intanto a essere bersaglio dei missili russi, che hanno nel mirino le fabbriche di armi. Uno stabilimento che produceva munizioni vicino Brovary è stato colpito nella notte, ha riferito il ministero della Difesa russo.
Intensi bombardamenti con obici e missili continuano a colpire Kharkiv, dove le autorità locali hanno riferito di almeno 5 morti e 13 feriti nelle ultime 24 ore. L'obiettivo di Mosca non sembra essere prendere la seconda città del Paese bensì tenere impegnate le forze ucraine e coprire il ridispiegamento di risorse da Izyum, a sud-ovest di Kharkiv, al Donbass.