AGI - L'ultimatum è scaduto all'alba e gli ultimi difensori di Mariupol, intrappolati nell'acciaieria Azovstal, hanno rifiutato la proposta di resa giunta dalle forze russe, che ora minacciano di eliminarli. Il capo del Centro di controllo della difesa nazionale della Federazione russa, il colonnello generale Mikhail Mizintsev, aveva dichiarato ieri che i circa 1.500 assediati - militari, combattenti nazionalisti e stranieri - non hanno più cibo e acqua e hanno chiesto il permesso di arrendersi alle autorità di Kiev, che lo hanno però negato.
Un'accusa che Mosca ribadisce oggi, affermando che il governo ucraino ha "ordinato ai nazisti del Battaglione Azov di sparare a chiunque abbia intenzione di deporre le armi". Non è però chiaro come la Russia ritenga di poter aver presto ragione dei superstiti, senza attendere di prenderli per fame e per sete.
L'acciaieria di Mariupol è infatti una struttura sterminata, dotata di una complessa rete di cunicoli sotterranei costruiti in epoca sovietica per resistere a un attacco nucleare. Tentare un'irruzione significherebbe far pagare un prezzo di sangue elevatissimo alla fanteria russa, e utilizzare le micidiali bombe 'bunker buster', già viste in azione ad Aleppo, richiederebbe avere una conoscenza precisa degli obiettivi, cosa non semplice data la vastità dell'area da attaccare: un complesso di edifici, fornaci e binari che occupa oltre 11 chilometri quadrati. Un attacco chimico potrebbe quindi essere un'opzione concreta per snidare i difensori di Mariupol. "È l'unico modo per farli uscire", ha spiegato al 'Guardian' l'analista militare ucraino Oleg Zhdanov, "lo stabilimento Azovstal è uno spazio enorme con così tanti edifici che i russi semplicemente non possono trovarli".
La conquista della città sul Mare d'Azov potrebbe diventare il trofeo che il Cremlino mostrerebbe il 9 maggio, in occasione del Giorno della Vittoria, ritenuta data chiave per i destini della guerra. La caduta di Mariupol, data troppe volte per imminente nelle settimane passate, consentirebbe a Mosca di costruire un corridoio di terra tra la Crimea e la regione di Kherson a Ovest e il Donbass a Est, in vista della grande offensiva per impadronirsi dell'intero territorio delle oblast di Lugansk e Donetsk, già in parte in mano ai separatisti delle due autoproclamate repubbliche omonime.
Offensiva che, al momento, non è ancora entrata nel vivo. Il ministero della Difesa di Kiev sostiene di aver respinto con successo gli attacchi russi, diventati sempre più intensi negli ultimi giorni. Le intelligence occidentali ritengono che Mosca intenda schierare un contingente di uomini e mezzi molto ingente prima di sferrare l'attacco e ciò richiederà tempo.
Nel frattempo, i dintorni di Kiev tornano a essere bersaglio dei missili russi, che hanno nel mirino le fabbriche di armi. Uno stabilimento che produceva munizioni vicino Brovary è stato colpito nella notte, ha riferito il ministero della Difesa russo. Intensi bombardamenti con obici e missili continuano a colpire Kharkiv, dove le autorità locali hanno riferito di almeno 5 morti e 13 feriti nelle ultime 24 ore. L'obiettivo di Mosca non sembra essere prendere la seconda città del Paese bensì tenere impegnate le forze ucraine e coprire il ridispiegamento di risorse da Izyum, a sud-ovest di Kharkiv, al Donbass.
(Articolo aggiornato alle ore 17,43)