AGI - La Turchia ha deciso di nominare un proprio ambasciatore in Egitto che andrà a riempire un vuoto durato poco meno di nove anni. Secondo quanto riportato da Middle East Eye, che cita fonti ministeriali, il nuovo ambasciatore sarà Salih Mutlu, fino al 2020 rappresentante della Turchia presso l'Organizzazione per la Cooperazione tra Paesi Islamici (OIC) e per l'ufficialità si attende il via libera delle autorità egiziane. I rapporti diplomatici tra Ankara e il Cairo sono ripresi a marzo del 2021, un nuovo inizio dopo il colpo di stato del 2013 che ha rovesciato i fratelli musulmani di Mohamed Morsi al potere in Egitto.
Si tratta dell'ennesimo cambio di rotta nelle relazioni tra i due Paesi, che nell'era Morsi erano state eccellenti, per poi azzerarsi con l'ascesa al potere di Abdel Fettah al Sisi, definito più volte dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan "dittatore sanguinario". Da allora delegazioni dei due Paesi si sono incontrate in due diverse occasioni e la Turchia ha tolto il veto alle attività dell'Egitto all'interno della Nato.
Ankara ha anche deciso di porre fine alle trasmissioni di programmi televisivi e talk show politici trasmessi da emittenti legate ai fratelli musulmani che hanno trovato un rifugio sicuro in Turchia negli ultimi anni. Un cambio di rotta che fa tremare i dissidenti egiziani che negli anni sono fuggiti in Turchia dalle persecuzioni del regime di Al Sisi, comuni cittadini ma anche politici ed elementi di spicco dei fratelli musulmani.
Al momento Erdogan non sembra però disposto a negare loro accoglienza, mentre ci si interroga se mai stringerà la mano ad Al Sisi, un argomento su cui il presidente turco ha sempre glissato, rispondendo che avrebbe permesso ai propri ministri di recarsi al Cairo, senza mai manifestare l'intenzione di incontrare il dittatore egiziano.
La normalizzazione in corso risponde alla necessità dei due Paesi di rivedere le proprie strategie nelle comune aree di interesse: Mediterraneo orientale, Corno d'Africa e Golfo Persico.
Regioni le cui dinamiche hanno plasmato i rapporti tra Ankara e il Cairo negli ultimi 20 anni, che con l'insediamento della nuova amministrazione americana guidata da Joe Biden necessitano di un rinnovato dialogo.
Sullo sfondo della ripresa del dialogo l'evoluzione della situazione in Libia, dove Ankara ha determinato la vittoria di Fayez Al Serraj a scapito del maresciallo Khalifa Haftar, vicinissino ad Al Sisi. In Libia Ankara ha subìto una prima sconfitta con il rinvio delle elezioni di dicembre, su cui Ankara puntava per consolidare il proprio ruolo nel Paese, ma con il rinvio è arrivata una seconda sconfitta, il mandato di Dbeibah è scaduto e il parlamento gli ha poi preferito Bashaga.
Erdogan si trova dinanzi al bivio: continuare a sostenere il premier ad interim Abdul Hamit Dbeibah o puntare sulla crescita di consenso di Fathi Bashaga. Un dubbio per sciogliere il quale il dialogo con l'Egitto potrebbe risultare decisivo.
A spingere al riavvicinamento tra i due Paesi anche il processo di normalizzazione avviato da Erdogan con Israele. Il presidente dello stato ebraico Isaac Herzog è stato ad Ankara a marzo, dove ha posto fine a un lungo stop delle relazioni tra i due Paesi. Al centro dell'incontro lo sfruttamento dell'enorme giacimento di gas israeliano denominato "Leviatano", cui Turchia ed Europa puntano decise per abbassare la dipendenza energetica dalla Russia.
Il progetto di un hub energetico che passi attraverso la Turchia convogliando anche il gas e Lng dei giacimenti a largo di Egitto e Cipro, richiede una convergenza di intenti da parte di Israele, Turchia, Egitto e Grecia. L'anno di svolta nei rapporti tra Turchia ed Egitto è stato il 2011, coinciso con la fine dell'era Mubarak all'epoca della "Primavera araba".
Egitto e Turchia nella loro storia meno recente sono state accomunate da un forte impianto statele di stampo laico e militare. La fine di Mubarak, le elezioni e la vittoria schiacciante dei Fratelli Musulmani sembravano aver messo l'Egitto sui binari di un processo già in corso in Turchia dal 2002, con l'ascesa al potere di Erdogan e un Islam politico al governo.
L'elezione di Morsi coincise con l'iperattivismo di Erdogan in Egitto, con entrambi i presidenti formatisi nella scuola dell'Islam militante. Una minaccia per il secolarismo a senso unico dell'esercito egiziano, che a fine giugno 2013 rovescia Morsi, con centinaia di politici, quadri e attivisti dei Fratelli Musulmani egiziani che trovano rifugio in Turchia, da dove non hanno mai smesso di accusare Al Sisi anche grazie a radio "Rabia", con sede in Turchia e chiamata come la piazza simbolo del golpe.
Il 23 novembre dello stesso anno il governo egiziano espelle l'ambasciatore turco al Cairo. Ankara in meno di 24 ore dichiarò "persona non grata" l'ambasciatore egiziano ad Ankara. Da allora i rapporti tra i due Paesi si sono azzerati, raggiungendo momenti di scontro in seguito alla morte di Morsi nel 2019, nella guerra in Libia, in cui Ankara e il Cairo hanno supportato opposte fazioni e in ultimo con l'accordo di giurisdizione marittima nel Mediterraneo orientale siglato tra Egitto e Grecia nel luglio 2020, cui Erdogan rispose inviando navi nell'area contesa.
Proprio la giurisdizione marittima ha però riaperto i canali tra i due Paesi, dopo che le esplorazioni recentemente annunciate dal Cairo non prevedono il transito nelle acque rivendicate dalla Turchia. Altro fattore di svolta sono i positivi sviluppi nelle relazioni tra Erdogan e uno dei più stretti alleati di Al Sisi, il presidente francese Emmanule Macron. Reduci da mesi di accuse pesanti Erdogan e Macron hanno ripreso a parlarsi in ambito Nato, entrambi sostenitori del dialogo per risolvere la crisi ucraina e il presidente turco ha chiesto scusa per le dure accuse rivolte a Macron in passato.
In ultimo va ricordato che, contrariamente all'azzeramento delle relazioni diplomatiche, i rapporti economici tra i due Paesi non si sono mai fermati. Secondo un rapporto del 2020 dell'Egypt's General Organization for Export and Import Control, il valore dell'export egiziano in Turchia è passato all'1,9 miliardi di dollari del 2017 ai 2.2 miliardi del 2018. Nello stesso periodo l'import egiziano dalla Turchia è cresciuto del 29%, passando da 2.3 a 3 miliardi.