AGI - Un nuovo attacco ha colpito Israele al cuore: un uomo ha aperto il fuoco sulla folla a Dizengoff Street, nel centro di Tel Aviv, facendo almeno due morti e 15 feriti, di cui quattro sono in condizioni gravissime.
È il quarto attentato in due settimane nello Stato ebraico, con un bilancio totale di 13 vittime, un'ondata di violenza che non si vedeva da anni.
Imponente lo schieramento di forze per catturare l'aggressore ancora in fuga: oltre un migliaio di agenti e soldati dispiegati, tra cui unità delle forze speciali della polizia e dell'esercito, insieme a membri dello Shin Bet. L'area e' stata isolata, ai residenti è stato ordinato di restare in casa mentre e' in corso la caccia all'uomo.
Secondo la polizia, l'aggressore era vestito con una maglietta e pantaloncini neri, armato di pistola, con un zainetto blu.
Testimoni hanno riferito del caos che si e' scatenato quando l'uomo ha aperto il fuoco nella centralissima Dizengoff Street, piena di bar e ristoranti e affollata di giovedì, serata che tradizionalmente apre il fine settimana in Israele.
Un video girato da un terrazzo nella zona mostra decine di giovani che si sono dati alla fuga quando si sono uditi gli spari, alcuni nascondersi dietro le auto parcheggiate.
"Non sappiamo da dove sia arrivato nè chi sia", ha fatto sapere il responsabile delle forze dell'ordine del distretto di Tel Aviv, Ami Eshed. L'ultimo attacco in zona risale al 2016, quando un arabo-israeliano apri' il fuoco contro un pub uccidendo due persone e ferendone diverse altre.
Quarto attacco in Israele in 2 settimane
Si tratta del quarto attacco in poco più di 14 giorni nel Paese, mentre è in corso il Ramadan e ci si prepara alla Pasqua ebraica, Pesach.
La scorsa settimana, un palestinese in Cisgiordania aveva aperto il fuoco sulla folla nella città ebraica ultra-ortodossa di Bnei Brak, vicino a Tel Aviv, uccidendo cinque persone, tra cui due ucraini e un poliziotto arabo israeliano.
Pochi giorni prima, due agenti di polizia, tra cui un giovane franco-israeliano, erano stati uccisi ad Hadera in una sparatoria rivendicata dall'Isis.
Il 22 marzo, a Beersheva, citta' nel deserto del Negev meridionale, quattro israeliani hanno perso la vita in un attacco perpetrato da un insegnante condannato nel 2016 a quattro anni di carcere per aver pianificato di recarsi in Siria per combattere per Isis. I movimenti islamisti palestinesi di Hamas e della Jihad islamica avevano subito elogiato l'attacco.
Sulla scia di questi attentati, l'esercito israeliano, la polizia e i servizi di sicurezza interna hanno arrestato dozzine di persone sospettate di avere legami con l'Isis in Israele e hanno intensificato le operazioni in Cisgiordania in particolare a Jenin, dove proveniva l'aggressore dell'attacco Bnei Brak.
Almeno tre membri della Jihad islamica, il secondo movimento islamista armato palestinese dopo Hamas, sono stati uccisi la scorsa settimana durante uno scontro a fuoco in relazione a queste operazioni a Jenin.
Hamas su attentato a Tel Aviv, risposta a crimini Israele
"Le operazioni di resistenza sono una risposta naturale ai crimini di Israele contro il popolo palestinese". Sono le parole di un alto funzionario di Hamas, Mushir al-Masri, in merito l'attacco a Tel Aviv. Lo riporta Al Jazeera. Tuttavia, Hamas non ha fatto alcuna rivendicazione.