AGI - "Abbiamo bisogno di armi, armi, armi. E ci servono ora, in questi giorni, perché altrimenti sarà troppo tardi. E a causa di questo ritardo molti civili moriranno, altre persone perderanno le proprie case, molti villaggi verranno distrutti". È l'appello accorato di cui si è fatto portatore il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, alla riunione dei ministri degli Esteri dell'Alleanza a Bruxelles.
Ha partecipato di persona e ha voluto insistere sul senso di urgenza. E su quello che potrebbe accadere nei prossimi giorni se la vitale assistenza militare dovesse perdersi nelle lungaggini politiche e tecniche. "Bucha è solo la punta dell'iceberg, ciò che sta accadendo a Mariupol è molto peggio", ha sottolineato.
Man mano che i russi si ritirano emergono le atrocità. "Voi non potete capire come ci si sente dopo aver visto le immagini di Bucha, parlare con le persone che sono fuggite, sapere che una persona che conosci è stata violentata per giorni e quando finalmente è arrivata a Kiev è andata direttamente in psichiatria. Voi non potete capire cosa si prova davanti al fatto che i soldati russi hanno violentato i bambini", ha detto Kuleba ai giornalisti.
Today, we walked the walk at NATO HQ with my Canadian counterpart and friend @melaniejoly. Canada is ready to step up support for Ukraine by providing additional military, financial, and humanitarian assistance. Canada’s support proves the special bond between our two nations. pic.twitter.com/27XFVplXia
— Dmytro Kuleba (@DmytroKuleba) April 7, 2022
Ma a preoccupare ucraini e Nato ora è la "grande battaglia" che si prepara nel Donbass. Una battaglia che "vi ricorderà la seconda guerra mondiale, con grandi operazioni, manovre, coinvolgimento di migliaia di carri armati, veicoli corazzati, aerei, artiglieria", ha preannunciato il capo della diplomazia di Kiev. Lo scenario viene confermato anche dal segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.
"Assistiamo a un raggruppamento russo e un riposizionamento delle loro forze, che si spostano fuori dall'Ucraina settentrionale, ma allo stesso tempo spostano quelle forze verso est. E ci aspettiamo una grande battaglia nel Donbass, una grande offensiva russa. Ed è per questo che gli alleati hanno anche sottolineato oggi l'urgenza di fornire maggiore sostegno all'Ucraina".
Urgenza è la parola che ritorna nella dichiarazioni dei diplomatici al quartier generale della Nato. "Ormai non importa più che cosa ci forniranno, la lista delle armi, ma ciò che conta è il quando", ha insistito Kuleba. Ma le discussioni anche sulla lista vanno avanti. Per gli ucraini è "ipocrita e senza senso" la differenza tra armi offensive e difensive. Una giustificazione che aveva portato diversi Paesi, Germania in primis, a limitare la fornitura di assistenza militare nei primi giorni della guerra. Stoltenberg l'ha definita una differenza "strana" perché "si parla di fornire armi a un Paese che si difende e l'autodifesa è un diritto sancito dalla Carta delle Nazioni unite". E così per armi leggere e armi pesanti.
La riunione si è conclusa con l'ammissione degli alleati che "dovrebbero fare di più e sono pronti a fare di più, per fornire più equipaggiamento, e se ne rendono conto e ne riconoscono l'urgenza", ha riassunto Stoltenberg.
Non trapelano dettagli su che tipo di armi verranno fornite. Ma il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha spiegato che saranno quelle "di cui Kiev ha Bisogno". Non per forza quelle che ha chiesto. "Abbiamo messo a disposizione la nostra esperienza, in particolare il Pentagono, per aiutare a determinare ciò che pensiamo possa essere efficace, ciò che gli ucraini sono pronti a usare non appena lo otterranno e ciò a cui abbiamo effettivamente accesso", ha sottolineato.