AGI - La Russia ha intensificato l’offensiva in Ucraina malgrado si fosse impegnata a rallentarla, soprattutto attorno alla capitale Kiev, e i giornali internazionali offrono diverse analisi sulle ragioni di questo voltafaccia: la stampa americana si orienta più verso l’ipotesi che Putin non conosca l’effettiva situazione sul campo di battaglia perché i suoi generali temono di dirgli la verità, e che quindi ritenga ancora possibile un successo militare che sembra invece sempre più compromesso.
Sulla stampa europea, invece, Le Monde cerca una spiegazione ‘filosofica’ analizzando i riferimenti culturali che guidano Putin nelle sue valutazioni sull’Ucraina, mentre Le Figaro psicologicamente intravede una volontà di Putin di “trascinare tutti i russi nella sua paranoia” e si preoccupa di capire da cosa questa paranoia nasca. Presente su varie prime pagine anche il tema cruciale delle forniture di gas, di cui la Russia pretende ora il pagamento in rubli. Financial Times e Frankfurter Allgemeine Zeitung, però, assicurano che per ora potranno continuare i pagamenti in euro, e spiegano il perché.
Washington Post
“I negoziati in corso tra Russia e Ucraina per porre fine all'invasione dopo quasi cinque settimane potrebbero essere minati da aspettative e direttive disinformate da parte russa”, scrive il Washington Post citando fonti del Pentagono che commentano il dossier dell’intelligence su un Putin al quale “per paura di dargli cattive notizie e subire misure estreme”, i suoi più stretti collaboratori avrebbero nascosto la verità sull’andamento della campagna militare. Il giornale mette in rilievo anche la dichiarazione al riguardo di una portavoce della Casa Bianca, Kate Bedingfield: "Abbiamo informazioni che Putin si è sentito ingannato dall'esercito russo, il che ha provocato tensioni persistenti tra Putin e la sua leadership militare. Riteniamo che Putin sia stato disinformato dai suoi consiglieri su quanto male si stia comportando l'esercito russo e su come l'economia russa sia paralizzata dalle sanzioni perché i suoi consiglieri senior hanno troppa paura di dirgli la verità".
In un’analisi, il quotidiano segnala che “l'invasione russa dell'Ucraina ha accresciuto le tensioni esistenti nelle relazioni dell'amministrazione Biden in Medio Oriente, anche se ha portato nuova unità alla Nato e ai legami transatlantici”. E “in nessun luogo i legami sono stati logorati come con i partner del Golfo Persico, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti.
La loro riluttanza ad aumentare la produzione di petrolio con l'aumento dei prezzi del gas, insieme a quella che l'amministrazione Biden vede come una condanna tutt'altro che robusta di Mosca, sono tra le ragioni attuali più visibili”, scrive il Post, secondo cui però “in entrambi i casi, i motivi di freddezza vanno molto più in profondità” e si legano all’irritazione dei dirigenti sauditi ed emiratini per “ciò che considerano l'incapacità dell'amministrazione Biden di rispondere con sufficiente vigore agli attacchi missilistici in corso contro i loro Paesi da parte dei ribelli Houthi sostenuti dall'Iran nello Yemen, e per il suo desiderio di firmare un nuovo accordo nucleare con Teheran”.
New York Times
L’intensificazione dell’offensiva russa in Ucraina malgrado i negoziati di pace secondo gli Usa è il segno di divisioni interne nell’apparato di potere putiniano: è questa l’interpretazione prospettata dal New York Times nel suo titolo di apertura. “Smentendo le sue affermazioni su una de-escalation, mercoledì la Russia ha aumentato gli attacchi di bombe e artiglieria in Ucraina e ha inviato segnali contrastanti sulle prospettive di pace, suggerendo nuove tensioni nella gerarchia del Cremlino sul corso della guerra”, scrive il Nyt, che cita “una valutazione dell'intelligence statunitense appena declassificata secondo cui il presidente russo Vladimir V. Putin era stato male informato sull’andamento della guerra dai subordinati, che temevano la sua reazione alle difficoltà militari e alle battute d'arresto dell'esercito russo”.
Ciò, sempre nella valutazione di intelligence, “mostra l'isolamento di Putin e quella che sembra essere una crescente tensione tra lui e il ministero della Difesa, fino allo stesso ministro della Difesa, Sergei K. Shoigu, che un tempo era tra i membri più fidati della cerchia ristretta del Cremlino e di cui si parlava come un possibile successore di Putin”. Il quotidiano osserva comunque che “non è chiaro se il rilascio dell'intelligence declassificata abbia lo scopo di seminare ansie nella cerchia di Putin nel quadro di una più ampia battaglia di comunicazione tra gli Stati Uniti e la Russia sull'Ucraina, la fonte delle peggiori tensioni tra le due potenze nucleari dai tempi della guerra fredda. Né è chiaro se l'intelligence sia attendibile”.
Wall Street Journal
La Russia “minimizza i colloqui di pace” dicendo che non ci sono stati veri passi avanti, e intensifica i suoi attacchi nell’Ucraina orientale: questo il quadro tracciato in apertura dal Wall Street Journal, che sottolinea come il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov, abbia ieri corretto il tiro delle dichiarazioni rilasciate a Istanbul dal capo negoziatore russo, Medinsky, sugli sviluppi “costruttivi” del dialogo con Kiev: “Nessuno ha detto che le parti abbiano fatto progressi. Non possiamo segnalare niente di particolarmente promettente”.
Il giornale offre in prima pagina anche un focus sulle “fredde” reazioni internazionali alla proposta del presidente ucraino Zelensky che alcune potenze, tra cui Usa, Israele, Italia, Turchia, si facciano garanti della sicurezza di un’Ucraina neutrale: “Un certo numero di leader occidentali ha espresso sostegno a una qualche forma di garanzie di sicurezza per l'Ucraina, ma nessuno ha spiegato articolatamente come darla. La loro riluttanza ad abbracciare un elemento chiave del progetto ucraino - la nozione di un meccanismo di difesa collettiva della Nato - mostra quanto tutte le parti rimangano distanti nella ricerca di una fine negoziata della guerra”, sottolinea il Wsj.
Un titolo anche per l’oligarca russo Alisher Usmanov: “Gli Usa gli hanno imposto sanzioni, ma hanno risparmiato le sue aziende”. Questa non è l’unica delle “eccezioni” accordate da Washington nell’applicazione delle misure economiche punitive. “La preoccupazione – spiega il quotidiano – è che gli oligarchi come Usmanov abbiano interessi così profondamente intrecciati nell'economia globale che la riduzione delle loro attività potrebbe innescare un più ampio danno economico e contraccolpi legali”.
Financial Times
In fascia alta grande fotografia di soldati ucraini in trincea e titolo sulle riconquiste di territori occupati dai russi che innalzano il morale della resistenza, ma il titolo portante della prima pagina del Financial Times è in taglio centrale: “Germania e Austria si preparano al razionamento del gas nel braccio di ferro con la Russia”. La notizia è che i due Paesi hanno attivato i piani di emergenza energetica per essere pronti a fronteggiare un’eventuale sospensione delle forniture, se Mosca dovesse insistere nella sua richiesta di pagamento in rubli. A causa delle tensioni, il prezzo medio europeo del gas è lievitati del 9%.
Tuttavia, al momento, “Putin ha accennato a un compromesso”, dicendo al cancelliere tedesco Olaf Scholz nella loro conversazione telefonica di ieri che gli europei potranno continuare a pagare in euro fin tanto che pagheranno attraverso Gazprombank, la banca del colosso energetico russo che non è stata colpita dalle sanzioni e che pertanto può agevolmente assicurare la conversione degli euro in rubli. Ma la tensione resta alta, e la situazione preoccupante perché, sottolinea Ft, “uno shock delle forniture di gas in Europa avrebbe ramificazioni globali”, anche in Paesi come il Regno Unito, che importa dalla Russia solo il 4% del proprio fabbisogno di gas.
The Times
Secondo il capo dello spionaggio britannico, sir Jeremy Fleming, gli errori commessi da Putin in Ucraina stanno provocando una crescente insubordinazione tra le truppe russe, e il Times mette queste dichiarazioni in prima pagina, di spalla, enfatizzandole col titolo: “Putin affronta una rivolta per le cantonate in Ucraina”. Il giornale riferisce ampiamente il discorso tenuto ieri all'Australian National University di Canberra da Fleming, capo del Gchq (Government communication headquarters, l’agenzia che coordina i servizi di intelligence britannici), secondo cui vi sono segnali che i soldati di Mosca "a corto di armi e morale" stanno "rifiutando di eseguire gli ordini, sabotando il proprio equipaggiamento e persino abbattendo accidentalmente i loro aerei".
Fleming ha sottolineato che “tutto ciò si aggiunge all'errore di calcolo strategico di cui Putin era stato avvertito dai leader occidentali”, e alla sostanziale “sopravvalutazione della capacità del suo esercito di ottenere una rapida vittoria”. Così, quella in Ucraina ora “è diventata la sua guerra personale, con il costo pagato da persone innocenti in Ucraina e, sempre più, anche dai cittadini russi". L’apertura del giornale è però sul rapporto del sistema sanitario nazionale britannico (Nhs, National health service) sui casi di “morti evitabili” di puerpere e neonati dovute a carenze dei servizi di maternità: “La gravidanza non è sicura per le donne in Inghilterra”, sintetizza il titolo.
Le Monde
Con un’intervista a Michel Eltchaninoff, filosofo con un passato di attaché dell’ambasciata francese a Mosca, Le Monde offre un’analisi delle ragioni della guerra in Ucraina. "Vladimir Putin sta conducendo una guerra di civiltà", afferma il saggista , secondo cui “la difesa del conservatorismo tradizionalista russo contro il modernismo dell'Occidente, considerato decadente, costituisce la molla ideologica dell'invasione dell'Ucraina da parte del presidente russo”. L'indipendenza ucraina “è vissuta da Vladimir Putin come una tragedia", e questo va aggiunto che ispiratore del presidente russo è il filosofo Ivan Ilyin, che “immaginava una ‘dittatura nazionale’ come rimedio al caos separatista che sarebbe seguito alla fine del comunismo”. Ma, spiega Eltchaninoff, quella di Putin “è una visione imperialista” poco aderente alle fonti cui si richiama, perché la Rus’ di Kiev, il principato di Kiev posto da Putin in continuità con la Russia contemporanea, in realtà era “un impero multietnico e non un'entità slava”.
Le Figaro
Mosca è in grande difficoltà secondo Le Figaro, che titola in apertura: “La Russia affonda nell’isolamento internazionale e nelle sanzioni”, il cui effetto “comincia a essere sentito dalla popolazione anche se non sembra tale da far cambiare la linea politica”. Nel suo editoriale, il giornale evoca, fin dal titolo la “cortina di ferro” perché una nuova, a suo avviso, ne sta alzando l’Occidente attorno alla Russia, “paradossalmente con la collaborazione di Putin”, che “messo al bando come guerrafondaio” risponde “con la provocazione e la ripicca”, con “bravate controproducenti”, come il tentativo di farsi pagare il gas in rubli. Questo atteggiamento, secondo Le Figaro, significa che “Putin mira a trascinare l’intero Paese nella sua paranoia”. E “senza volere l’abbiamo spinto noi a questo”, perché “le nostre rappresaglie sono troppo massicce per essere finemente contraccambiate e perché non disponiamo di alcun canale di comunicazione con la popolazione russa”. Ma, avverte il giornale, “bisogna temere il risultato che si otterrà trattando il Paese più grande del mondo come se fosse la Corea del Nord”.
El Pais
“La Russia non mantiene quel che ha promesso nei negoziati e continua gli attacchi contro le città”, titola El Pais, secondo cui gli sviluppi delle ultime ore sul campo sono la conseguenza di dichiarato voltafaccia del Cremlino, che “adesso nega che ci siano stati progressi nel dialogo” con l’Ucraina. Dunque, proseguono i bombardamenti russi nella zona di Kiev e di Chernyhiv e gli ucraini continuano a resistere. Di questa resistenza il giornale sceglie come immagine la fotografia di un parto in un ospedale della capitale ucraina, dove i medici fanno fronte come possono all’emergenza. In un commento, dal titolo “Vladimir Putin e i crimini contro la pace”, El Pais scrive: “È necessaria la creazione di un tribunale internazionale per perseguire l'aggressione contro l'Ucraina. L'impunità dei crimini è un invito alla loro ripetizione”. L’Ucraina è a centro pagina, mentre apertura del quotidiano è sulla corsa dei prezzi. “L’inflazione sfiora il 10%”.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
La Frankfurter Allgemeine Zeitung vede “segnali di allentamento nella disputa tra Russia e Occidente sul pagamento delle forniture di gas”, e titola in apertura: “Putin per il momento cede sul pagamento in rubli”. La richiesta di pagare in valuta russa era stata ribadita da presidente russo Vladimir Putin in una conversazione con il cancelliere Olaf Scholz, che ha respinto la pretesa. “Tuttavia – spiega la Faz – nulla cambierà per i partner contrattuali europei, dal momento che Gazprom Bank, che non è interessata dalle sanzioni, convertirà in rubli i pagamenti in euro”. Inoltre, sottolinea il giornale, “vale l'accordo raggiunto dai principali paesi industrializzati (G7): le forniture di energia si pagano esclusivamente in euro o dollari”. Comunque, a conferma dell’incertezza che domina la scena, “per prepararsi all'eventualità di un eventuale blocco delle consegne, ieri il governo federale ha attivato per la prima volta il Piano di emergenza gas". Il ministro dell'Economia Robert Habeck (Verdi) ha detto che si tratta di “un preallarme”.
Nel suo editoriale, dal titolo “Padre Stato, madre Merkel” il quotidiano sottolinea che “l'economia tedesca soffrirebbe gravemente per l'improvvisa privazione della linfa vitale siberiana da cui la Germania si è resa così dipendente” e che questa dipendenza ha radici nell’era Merkel, e nella sua tessitura di rapporti con Putin. “Ma chi vuole ancora fare affidamento sulle dichiarazioni del Cremlino? Il governo federale non più”, nota la Faz, ed evidenzia che la “chiusura del rubinetto” russo del gas, “per decenni considerata impossibile da quasi tutti i decisori politici e economici che si sono occupati della Russia, ora è considerato un pericolo che potrebbe colpire il Paese in qualsiasi momento”.
China Daily
I rapporti tra Cina e Russia “hanno resistito alla prova delle turbolenze internazionali, si sono mantenuti sulla strada giusta e hanno mostrato resilienza nel loro sviluppo”: così ha detto il ministro cinese degli Esteri, Wang Yi, che ha incontrato a Tunxi il collega russo Sergei Lavrov, a margine di una ministeriale dei Paesi confinanti con l’Afghanistan. Al colloquio tra Wang e Yi dà rilievo il China Daily, che sottolinea la piena sintonia tra i due Paesi, che “stanno sviluppando le loro relazioni con maggiore disponibilità e stanno portando avanti la cooperazione in tutti i campi con maggiore fiducia”, nelle parole ancora di Wang. I due ministri hanno parlato anche della “crisi ucraina”: Lavrov, riferisce il quotidiano, “ha informato Wang sui colloqui di pace tra Russia e Ucraina, affermando che la Russia è impegnata a raffreddare le tensioni e continuerà con i colloqui di pace e manterrà le comunicazioni con la comunità internazionale”. Pechino, per parte sua, “sostiene Russia e Ucraina nel superamento delle loro difficoltà e nella prosecuzione dei colloqui di pace”.
Quotidiano del Popolo
Il People’s Daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, non dà troppa enfasi al bilaterale tra il ministro russo degli Esteri, Lavrov, e quello cinese, Wang Yi, che si è svolto a margine di una riunione di tutti i ministri degli Esteri dei Paesi confinanti con l’Afghanistan, ospitata dalla Cina a Tunxi. Il giornale mette invece l’accento sul messaggio di Xi Jinping a questo summit. In pagina compare una dichiarazione del portavoce del ministero cinese degli Esteri sui rapporti tra Pechino e Mosca: “La relazione Cina-Russia consiste in non alleanza, non scontro e non prendere di mira alcuna terza parte. Non c'è nessun limite alla cooperazione Cina-Russia, nessun limite tetto per noi a lottare per la pace, nessun limite per noi a salvaguardare la sicurezza e nessun limite per noi per opporci all'egemonia".
Anche oggi, il quotidiano in un editoriale rinnova le consuete accuse a Washington di essere responsabile della guerra in Ucraina e di non fare nulla per risolvere la crisi. “Diffamando e diffamando la Cina, gli Stati Uniti mirano solo a contenere la Cina. Le pratiche statunitensi mostramo che il Paese, guidato dalla mentalità della Guerra Fredda, si comporta come un egemone, un prepotente e un capo del mondo. Gli Stati Uniti dovrebbero capire che per risolvere la crisi ucraina sono necessari colloqui e negoziati. Definire ‘ordine internazionale basato su regole’ gli standard unilaterali e costringere altri Paesi a schierarsi non funzionerà mai”, scrive il giornale.