AGI - "Il caso di raccolta dati da parte di Yandex naturalmente desta preoccupazioni, visto l’invio delle informazioni a server Russi e considerando la situazione geopolitica attuale, ma questo genere di incedenti dovrebbe far riflettere su un orizzonte più ampio che prenda in considerazione le ancora ampie posizioni di dominio dei giganti dell’online".
A parlare è Massimo Moggi, presidente e CEO di Westpole, major del settore digitale, e Professional Affiliate alla Scuola Superiore Sant'Anna di Pisa. Intervistato dall’AGI, Moggi ha commentato la notizia riportata dal "Financial Times", secondo la quale il gigante dell’online Yandex avrebbe raccolto diversi dati sensibili dai cellulari dei suoi utenti, inviandoli poi a server Russi.
Yandex ha confermato di raccogliere informazioni su "dispositivo, rete e indirizzo IP" che vengono archiviate "sia in Finlandia che in Russia", ma ha definito questi dati "non personalizzati e molto limitati", aggiungendo che "sebbene teoricamente possibile, in pratica è estremamente difficile identificare gli utenti basandosi esclusivamente su tali informazioni raccolte" e che la stessa Yandex "sicuramente non potrebbe farlo".
Naturalmente la notizia ha suscitato grande apprensione, in relazione a possibili utilizzi indebiti dei dati raccolti da parte del Cremlino. "Lo spazio online – anche al di là dei rischi per la sicurezza dei dati – è tutt’altro che un qualcosa a ‘somma zero’. I colossi del web grazie alla raccolta di informazioni e alla loro elaborazione a mezzo di algoritmi fanno profitti enormi che in essenza dipendono dal nostro semplice navigare sulla rete. Per paradosso, date le esternalità positive che ne ricavano, dovrebbero quasi pagare gli utenti per collegarsi."
"Questa situazione – prosegue Moggi – unita non solo alle sfide di cybersecurity delle quali il caso Yandex è solo un esempio, ma anche alla dimensione delle maggiori aziende del settore e alle barriere all’entrata che le loro tecnologie gli consentono di imporre in determinati mercati - si pensi a quello della messaggistica – impongono di guardare con sempre maggiore favore agli interventi europei che si sono succeduti in materia, come il GDPR che ha offerto una prima tutela per i nostri dati".
"Anzi – aggiunge Moggi – è necessario insistere su questo percorso di regolamentazione, accelerandone i tempi così da adattarsi alle nuove sfide del digitale: solo così sarà possibile favorire la concorrenza e allo stesso tempo garantire uno spazio web maggiormente sicuro per tutti". (AGI)