AGI - Un miliziano italiano è stato ucciso in Donbass, dove da anni combatteva con le forze separatiste pro-Russia. Lo annuncia il Collettivo Stella Rossa, spiegando che Edy Ongaro, questo il nome della vittima, nome di battaglia Bozambo, si trovava in trincea con altri soldati durante uno scontro a nord di Donetsk, quando è stato travolto dall'esplosione di una bomba a mano che lo ha ucciso. Ongaro era nato 46 anni fa a Portogruaro, Venezia, e aveva raggiunto il Donbass nel 2015.
Ongaro, prima della partenza per il Donbass, aveva avuto una vita complicata: disoccupato, ultrà del Venezia, coinvolto nel 2015 nell'aggressione di un barista, un periodo di permanenza in Spagna lungo tre anni dove, racconterà, ha "imparato molto sulla guerra civile spagnola".
Lo stesso Collettivo Stella Rossa lo definisce "un Compagno puro e coraggioso ma fragile", che "in Italia aveva commesso degli errori". Poi la scelta del Donbass, dove entra nella temuta brigata Prizrak, un battaglione di miliziani da ogni parte d'Europa che combatte contro l'esercito ucraino a favore della causa indipendentista filo-russa.
In un'intervista poco dopo il suo arrivo si mostrava sicuro: "Non mi sento patriota, sono internazionalista e vicino agli esseri umani, i poveri, chi è uguale a me. Io liberamente non avendo nessuno peso sulle spalle penso che finchè il sangue scorrerà da qui non uscirò mai. La mia scelta è di restare qui". Con l'approssimarsi della guerra, sui social sottolineava il suo entusiasmo per la decisione di Putin, convinto di lanciarsi ancora contro "le forze nazifasciste" di Kiev. Fino all'ultima battaglia.
L'annunciato ritiro russo dalle aree di Kiev e Chernihiv non avrebbe fermato i bombardamenti sulle due città, secondo le autorità ucraine, e la riorganizzazione delle forze di Mosca appare orientato a sferrare il colpo finale nel Donbass e impadronirsi di tutte le aree del Donetsk e del Lugansk che erano sotto il controllo ucraino.
Sul fronte diplomatico il ministro degli Esteri russi, Serghei Lavrov, ha espresso un bilancio positivo della trattativa in Turchia, definendo un "progresso enorme" il sì di Kiev alla neutralità e la sua constatazione che Donbass e Crimea sarebbero, ormai, "questioni chiuse".
Il presidente russo, Vladimir Putin ha avuto due conversazioni telefoniche con i capi di governo di Germania e Italia, Olaf Scholz e Mario Draghi.
Oltre all'andamento dei negoziati con Kiev, al centro delle due telefonate c'è stata anche la questione delle forniture di gas, che il Cremlino vuole ora siano pagate in rubli.
La soluzione proposta da Putin, ha spiegato un portavoce di Scholz, è effettuare pagamenti in euro a Gazprombank, che poi provvederà a convertirli.