AGI - "Se questa guerra non si chiude entro metà aprile, rischia di andare fuori controllo. Finora c'è stato uno stallo negoziale e sul terreno. Ora sembra che qualcosa si possa muovere sul piano negoziale. Un primo cessate il fuoco non ostacolerebbe il negoziato".
Questa è l'analisi di Alessandro Politi, Direttore del Nato Defense College Foundation, un think tank privato, riconosciuto ufficialmente dalla Nato.
Politi, in una intervista all'Agi, prosegue: "I russi hanno già aperto il corridoio tra il Donbas e la Crimea. Mariupol è stata tagliata a fette come una mela. La speranza è che il successo di Mariupol consenta a Putin di presentare l'operazione come una vittoria e arrivare quindi al cessate il fuoco. Non mi sembra che i russi vogliano assaltare Kiev e Odessa. Possono bombardare ma conquistare le due città sarebbe molto complicato. Uno sbarco dal mare non sarebbe sufficiente per conquistare Odessa. I russi nel nord dell'Ucraina hanno finora giocato delle scartine. Le forze armate russe hanno una parte che funziona, ma anche molti coscritti scarsamente impiegabili. Ci sono poi gli ucraini che difendono la loro patria con valore, anche se Mariupol, Kherson e Melitopol sono già perse".
Il Presidente ucraino Zelensky accetterebbe di firmare un accordo con la perdita del controllo di Mariupol? "Gli ucraini - dice Politi - hanno già accettato una base di neutralità: non entrare nella Nato e non avere basi militari straniere sul proprio territorio. Resta possibile un'adesione alla Ue. Zelensky deve però risolvere il fatto che nella sua Costituzione è scritta dal 2019 la prospettiva di unirsi alla Nato. La richiesta di un referendum su un eventuale accordo non è solo questione di tattica. Per modificare la Costituzione ci vorrebbe una maggioranza di due terzi del Parlamento. Zelensky ha oggi più del 75% dei consensi, ma un eventuale patto leonino con la Russia gli farebbe perdere molta credibilità".
Politi non ritiene scontato che il Parlamento ucraino possa approvare un accordo di pace. "Nel 2014 - dice Politi - fu la destra ucraina a far fallire possibili accordi. Nei Governi di Mosca e Kiev gioca un ruolo anche la dinamica di posizioni oltranziste". Politi ritiene comunque che la Russia non abbia brillato in questa guerra.
"La Nato spende per la difesa dieci volte di più della Russia - dice il direttore del Nato Defense College Foundation - se non avessero un nucleare praticamente paritario, tra Nato e Russia non ci sarebbe partita. Gli analisti ritengono che in una ipotetica aggressione con armi convenzionali la Russia riuscirebbe ad occupare solo i Paesi baltici, ma non la Polonia. Gli Stati Uniti potrebbero chiedersi: 'Se gli ucraini hanno retto da soli, perché gli europei non potrebbero da soli fare di meglio?'".
"La guerra in Cecenia - continua Politi all'Agi - durò dieci anni e stiamo parlando di un fazzoletto di terra. Anche in Siria la parte più dura del conflitto fu lasciata alle milizie locali e agli uomini di Assad. In Georgia si trattò di un facile contrattacco". Secondo l'analista i negoziati tra ucraini e russi proseguiranno in Turchia. "Si tratta agli occhi di Kiev e Mosca di un Paese Nato ragionevolmente neutro - afferma Politi - molto meglio del confine bielorusso".