AGI - Tre uomini al potere, tre militari, tutti quarantenni e nessuno di loro che ha frequentato l’Accademia militare francese, solo qualche “scuola”. Sono gli autori di tre golpe in altrettanti stati dell’Africa Occidentale: Mali, Burkina Faso e Guinea Conacry. Una coincidenza? Forse no.
In questa regione dell’Africa il malcontento e il sentimento francese hanno preso il sopravvento. L’ex forza coloniale è stata in grado di dispiegare un gran forza militare nel tentativo di arginare il terrorismo nel Sahel senza tuttavia riuscirci. Le popolazioni hanno visto un grande dispiegamento di mezzi militari ma nessun effetto sulle loro condizioni di vita. Anzi, queste si sono aggravate e non c’è stato, nemmeno, un miglioramento sensibile della sicurezza. Le cose sono peggiorate.
I colpi di stato non possono essere certo attribuiti solo a questo sentimento, di sicuro gli attuali detentori del potere lo hanno usato per mantenere e consolidare il loro potere. In un caso, addirittura, hanno “costretto” la Francia ad abbandonare il paese, si tratta del Mali, con la gente che è scesa in piazza con le bandiere russe, quasi a manifestare un passaggio di tutela da Parigi a Mosca. Di sciuro la Russia è riuscita a strappare un pezzo di impero ai francesi e vi ha piazzato la famigerata Compagnia di mercenari Wagner.
I militari, in tutti e tre questi paesi, hanno aperto una “transizione” con obiettivi ambiziosi, ma nessuno è riuscito a dissipare i dubbi sulla volontà o capacità di restituire rapidamente la leadership ai civili. Come se l’Africa occidentale sia stata colpita da una sorte di sindrome da colpi di stato, che sta preoccupando oltre modo. Ma cosa è accaduto in questi paesi. Quattro colpi di stato in 17 mesi.
Mali: il 18 agosto 2020, un gruppo di ufficiali con a capo il colonello Assimi Goita (39 anni) ha rovesciato il presidente eletto Ibrahim Boubacar Keita, dopo mesi di contestazioni di piazza al regime incapace di far fronte al crescere della violenza nel paese a partire dal 2012, al caos economico e alla corruzione dilagante. Nel 2021 il Mali fa il bis. Il 24 maggio Goita mette agli arresti il presidente e il primo ministro di transizione che la giunta militare aveva insediato perché non soddisfano le esigenze dei golpisti. Goita si autonomina presidente.
Guinea Conacry: il 5 settembre 2021, il colonello Mamady Doumbouya (42 anni), a capo delle forze speciali, cattura il presidente Alpha Condé. Gli ultimi due anni della presidenza Condé sono stati caratterizzati da proteste, represse nel sangue, contro il suo terzo mandato che la Costituzione del paese non prevede. Doumbouya ha prestato giuramento come presidente di transizione il 1 ottobre.
Burkina Faso: il 24 gennaio 2022 il tenente colonello Paul-Henri Sandaogo Damiba (41 anni) prende il potere dopo due giorni di ammutinamenti e depone il presidente eletto, Roch Marc Christian Kaboré, in un contesto di esasperazione per il “contagio” jihadista. Damiba ha prestato giuramento come presidente il 16 febbraio.
Ritorno dei civili. Tutte e tre i nuovi leader hanno assicurato che non sono a capo degli stati per rimanervi, ma promettono una “rifondazione” del loro paese. I tre colonnelli hanno redatto una “carta di transizione”, una sorta di atto fondativo, quasi costitutivo, per un periodo che dovrebbe rimanere, appunto, di transizione. Nominano un primo ministro, un governo, un organismo sostitutivo del parlamento eletto, tutto sotto il loro diretto controllo. In Mali e Guinea Conacry, i militari si sono impegnati a restituire il potere i civili dopo regolari elezioni.
Sotto la pressione della comunità internazionale e della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas), i colonelli maliani fissano una data: febbraio 2022. Alla fine del 2021, però, fanno marcia indietro e stabiliscono un periodo di transizione di cinque anni. I colonelli, in Mali, hanno proprio voglia di rimanere al potere.
In Guinea, Doumbouya assicura che il calendario di transizione sarà fissato da un Consiglio nazionale (Cnt) che ha funzioni di organo legislativo, ma si rifiuta di lasciare che l’Ecowas o chiunque altro influenzi, determini, o detti scadenze che spettano solo al Cnt. Tutto il potere nelle sue mani. Dopo Condé non è cambiato poi molto nel paese compresa la povertà dilagante. In Burkina Faso, la “carta” firmata dal tenente colonello Damiba prevede un periodo di transizione di tre anni prima del ritorno all’ordine costituzionale, cancellato con un colpo di spugna.
La Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale ha preso i provvedimenti che riteneva necessari. Tuttavia sono difficili da interpretare e si può solo supporre che siano determinati dalla buona o cattiva volontà dei suoi interlocutori golpisti, dai contesti locali, dalle dinamiche interne all’Ecowas e dagli interessi dei suoi membri. Partner come Francia, Stati Uniti e Unione europea si sono rimessi alle decisioni dell’Ecowas, formalmente, ma certamente, anche loro, facendo valere i propri di interessi.
I provvedimenti presi sono differenti da paese a paese. L’atteggiamento più duro è stato riservato al Mali: congelamento delle attività finanziarie e divieto di viaggio per 150 personalità legate alla giunta, chiusura delle frontiere, embargo finanziario e commerciale con l’esclusione dei beni di prima necessità e congelamento dei beni dello Stato maliano nelle banche dei paesi membri. La Guinea è sospesa da tutte le istanze dell’Ecowas, che ha anche annunciato il congelamento delle attività finanziarie dei membri della giunta e delle loro famiglie. Il Burkina Faso è stato sospeso dall’Ecowas. Al paese è stato riservato il trattamento più morbido.
Da tutto ciò si possono trarre due conclusioni: l’Ecowas non sa bene come comportarsi di fronte a questa “epidemia golpista”. C’è da pensare che molti stati membri pensino a cosa possa loro capitare. Quindi prudenza. I militari, dopo aver dichiarato di voler rifondare gli stati e fatto promesse altisonanti alle popolazioni, si sono accorti che il potere non è poi così male. Dunque, l’imperativo è mantenerlo il più a lungo possibile, tanto lo scotto da pagare non è poi così drammatico.