AGI - La Commissione europea vuole una gestione centralizzata dei rifugiati ucraini per avere un quadro dettagliato di "chi arriva, da dove arriva e dove viene ospitato" ed evitare che il sistema vada in tilt. Il tutto, ovviamente, con un flusso di fondi europei che vada non solo agli Stati ma anche direttamente ai rifugiati (ed eventualmente alle famiglie che li accolgono) e coordinando i servizi di cui potrebbero avere nel loro viaggio verso la destinazione finale, dai punti informativi al coordinamento dei trasporti (che già alcuni Stati offrono gratuitamente).
Sono gli elementi alla base del piano di dieci punti che la commissaria agli Affari interni, Ylva Johansson, ha presentato ai ventisette ministri degli Affari interni. I ricollocamenti non sono previsti (non ancora) ma si lavora a "incentivare" i rifugiati a lasciare la Polonia che oggi ospita quasi la metà dei 3,8 milioni di ucraini che hanno lasciato il Paese.
Si lavora invece a un piano di ricollocamenti per alleviare la Moldavia dai 380 mila ucraini attualmente ospitati. E i Ventisette, Italia in primis (ma anche Stati Uniti, Canada e Gran Bretagna), hanno dato la disponibiliità. L'Unione fa inoltre affidamento su collocamento volontario.
Gli ucraini possono circolare nell'Unione per tre mesi senza richiedere il visto. Questo permetterà loro di raggiungere eventuali familiari già residenti nell'Unione. "Sono soddisfatta che il piano d'azione sia stato approvato da tutti i ministri", ha commentato Johansson. "Sebbene il picco degli arrivi sia in calo, è necessario elaborare piani di emergenza perché non sappiamo cosa accadrà domani", ha aggiunto. In effetti si è già passati dai 200 mila arrivi al giorno della prima settimana del conflitto agli attuali 40 mila.
Tra le misure previste, vi è la creazione di una piattaforma di registrazione europea che consentirà agli Stati membri di scambiare informazioni per garantire che le persone che godono di protezione temporanea possano beneficiare dei loro diritti in tutti gli Stati membri e "limitando i possibili abusi".
Attualmente la registrazione avviene a livello nazionale, in futuro ci sarà una piattaforma per collegare quei dati. L'Ue lavorerà inoltre per coordinare le misure messe in atto dagli Stati membri per facilitare la circolazione dei rifugiati tra i Paesi. Ciò per offrire una "visione globale" degli snodi di trasporto, le informazioni disponibili lungo i percorsi di viaggio in "punti chiave", come i valichi di frontiera, le stazioni degli autobus e dei treni, per facilitare la loro interconnettività e adattare l'offerta di trasporto alla capacità di accoglienza.
Un altro dei punti inseriti nel piano è finalizzato al miglioramento dei sistemi di accoglienza e alla garanzia della continuità assistenziale. Il piano riconosce che "con il crescente numero di arrivi, le capacità di accoglienza sono sotto pressione e, a lungo termine, saranno necessarie soluzioni abitative" e per questo incarica la cosiddetta "Piattaforma di solidarieta'" di esaminare le esigenze degli Stati membri in termini di capacità di accoglienza e aiutare a organizzare i trasferimenti dai Paesi più sotto pressione. In quarto luogo, i Paesi hanno deciso di preparare piani di emergenza nazionali per far fronte alle esigenze a medio e lungo termine, tenendo conto del fatto che la crisi potrebbe estendersi nel tempo.
Per sostenere gli sforzi degli Stati, Bruxelles svilupperà un Piano europeo di emergenza e di risposta e gli Stati membri, le agenzie e le organizzazioni europee saranno incorporate in un indice Ue che consentirà di monitorare l'evoluzione degli arrivi e di valutare obiettivamente la pressione a cui sono sottoposti i Paesi e dare una risposta immediata quando necessario.
I minori sono una delle maggiori preoccupazioni a livello dell'Unione, e in particolare il rischio che finiscano nelle mani delle reti della tratta di esseri umani. Per prevenire ciò, la Commissione, in collaborazione con l'Agenzia europea per l'asilo, svilupperà procedure operative per l'accoglienza e il sostegno dei minori, prestando particolare attenzione ai bisogni di quelli con disabilità, dei non accompagnati e dei minori separati dalle loro famiglie.
Il decalogo presentato comprende anche un piano comune contro la tratta, anche con il sostegno alle vittime. Infine, per cercare di evitare rischi per la sicurezza con l'ingresso di persone nell'Ue, gli Stati, supportati da Europol, coopereranno tra loro e si scambieranno informazioni. Gli Stati membri sono persino incoraggiati "a cooperare attraverso dispiegamenti bilaterali di agenti di polizia".