AGI - Nove parole che imbarazzano i Democratici e la Casa Bianca: “For God’s sake, this man cannot remain in power”, traducibile come “per amor del cielo, questo uomo non può restare al potere”.
Il presidente Joe Biden comincia una nuova settimana senza essere uscito completamente da quella appena trascorsa. La sua dichiarazione a Varsavia in cui prima ha chiamato “macellaio” Vladimir Putin, poi è sembrato invocare un “cambio di regime” a Mosca, ha creato imbarazzi tra gli alleati e all’interno del partito democratico.
La frettolosa retromarcia della Casa Bianca, che aveva corretto la dichiarazione di Biden, non è bastata. La versione ufficiale è che il presidente ha parlato a braccio, senza seguire il testo preparato dallo staff, ma gli alleati Nato sono preoccupati: è stata solo una gaffe o il segnale di un’escalation americana nei confronti della Russia, e in cui l’Europa è in mezzo? I democratici temono che questa retorica possa compromettere le già ridotte possibilità di dialogo, mentre i repubblicani si godono lo spettacolo.
In fondo il tono minaccioso usato da Biden, nel discorso di sabato in Polonia, ha ricordato quelli di un altro presidente in un messaggio sempre da Varsavia: Donald Trump. Era il 6 luglio 2017 e il tycoon mise in guardia Mosca: “Chiediamo alla Russia di mettere fine all’opera destabilizzante in Ucraina e in altre zone e di unirsi, invece, alla comunità delle nazioni responsabili nella nostra lotta contro i nemici comuni e in difesa della civilizzazione”.
Quella dichiarazione non ebbe lo stesso impatto di quello di Biden solo perché, ore dopo, Trump aveva finito per lodare Putin e proporre una surreale joint venture per creare una super unità di lotta al cyberterrorismo.