L’aspetto militare della guerra in Ucraina più significativo, secondo molti giornali internazionali, è la tenuta della resistenza ucraina che sta riportando successi sulle truppe russe in alcuni snodi chiave del teatro bellico. Accanto a questo, diverse testate mettono l’accento sul problema dei rifugiati ucraini, il cui numero continua a crescere ponendo problemi di accoglienza all’Ue. Al riguardo, la Faz segnala le difficoltà dei Comuni tedeschi, che spingono per un piano di ripartizione europeo dei profughi, già chiesto all’Ue da Berlino.
Washington Post
“La difesa ucraina regge a un feroce assalto”, sottolinea nel titolo di apertura il Washington Post. “Lo stato del campo di battaglia martedì è rimasto in gran parte quello che è stato per settimane: il bilancio delle vittime aumenta mentre i bombardamenti di artiglieria continuano a colpire diverse città ucraine, distruggendo infrastrutture e terrorizzando i civili”, scrive il giornale, e aggiunge: “Ma anche se il Cremlino ha intensificato i suoi attacchi, la resistenza ucraina sembra reggere, almeno per ora”. In questa situazione, domani Biden arriva a Bruxelles per incontrare gli alleati, e alla missione del presidente Usa il quotidiano dedica un focus: sarà centrale, scrive il Post, “la crescente crisi dei rifugiati ucraini” che Biden “affronterà nel modo più diretto possibile quando visiterà la Polonia, dove impegnerà più aiuti americani per alleviare le sofferenze umane, discuterà dell'emergenza con i leader polacchi e potrebbe incontrare gli ucraini che sono fuggiti dalla loro patria”. Sul fronte Nato, invece, Biden “cercherà di appianare le divisioni emergenti tra gli alleati che vogliono fornire armi offensive come i jet da combattimento all'Ucraina e coloro che temono che così facendo si intensificherebbe il confronto con Mosca”. Di certo, rileva il giornale, è che i leader europei hanno in programma di annunciare nuove sanzioni alla Russia e meccanismi per impedire i tentativi di eluderle.
New YorkTimes
L’Ucraina contrattacca mentre la Russia martella le città: così il New York Times riassume nel titolo di apertura la situazione della guerra sul campo. Il giornale presenta anche un retroscena sul rimpallo di responsabilità tra i vertici militari russi per lo stallo dell’offensiva: “Tutti sono in bilico al Cremlino, tra fratture nella leadership”. Scrive il Nyt: “In Russia, la lentezza e il pesante tributo della guerra del presidente Vladimir Putin all'Ucraina stanno suscitando interrogativi sulla capacità di pianificazione del suo esercito, sulla sua fiducia nelle sue migliori spie e sul leale ministro della Difesa e sulla qualità dell'intelligence che gli arriva”. Un contesto di sfiducia in cui “dirigenti e ufficiali militari hanno poco margine di manovra per prendere le proprie decisioni e adattarsi agli sviluppi in tempo reale”. Tanto più che, ricorda il quotidiano, a gennaio il generale a riposo Leonid Ivashov, capo di un gruppo di ufficiali militari russi in servizio e in congedo, aveva dichiarato che invadere l'Ucraina sarebbe stato "inutile ed estremamente pericoloso", avrebbe causato migliaia di morti, reso russi e ucraini nemici per la vita, posto i rischi di una guerra con la Nato e avrebbe in definitiva minacciato "l'esistenza stessa della Russia come Stato". Una profezia che, dopo due mesi e di fronte allo stallo militare russo in Ucraina, “incombe sullo sfondo” mentre “i fallimenti della campagna di Putin sono evidenti nel numero impressionante di alti comandanti militari che si ritiene siano stati uccisi nei combattimenti” e fonti americane affermano che “il piano di invasione della Russia sembra essere stato viziato da cattive informazioni”.
Wall Street Journal
Il problema dei profughi è in apertura sul Wall Street Journal: “L'ondata di rifugiati dall'Ucraina in guerra mette alla prova la capacità dell'Europa di accoglierli”, titola il quotidiano. “I governi dell'Unione europea - scrive - hanno promesso un sostegno senza precedenti per gli oltre 3,5 milioni di rifugiati fuggiti dall'Ucraina, il più grande movimento di persone nel continente dalla seconda guerra mondiale. Il dispiegamento di tali risorse, tuttavia, sta mettendo alla prova la capacità dell'Ue di cooperare per una risposta umanitaria a livello continentale. L'obiettivo è impedire che l'afflusso di persone travolga i paesi del blocco nell'Est che si trovano in prima linea nel conflitto dell'Europa con la Russia”. Dunque, “aiutare i Paesi dell'Europa orientale a far fronte all'afflusso si preannuncia come un test fondamentale per l'Ue”. Un servizio è dedicato alle pesanti ricadute economiche del conflitto sui Paesi poveri, che già avevano pagato un conto salato per il Covid. Il Wsj segnala anche le difficoltà che molti grandi produttori occidentali di beni di consumo stanno incontrando nel rispettare le linee guida che consentono di vendere in Russia solo prodotti di prima necessità. La domanda è: quali sono? Per esempio, le patatine fritte, le lamette da barba, i deodoranti per la casa rientrano nelle categoria?
Financial Times
Petrolio in evidenza sulla prima pagina del Financial Times: “La Russia strozza un importante oleodotto, con un ulteriore minaccia per l’approvvigionamento globale”, titola il quotidiano, che si riferisce all’impianto del Caspian pipeline consortium (Cpc), che trasporta il greggio dall’Asia centrale al Mar Nero. Mosca ha annunciato interventi di manutenzione della durata prevista di due mesi, e i lavori potrebbero ridurre la capacità dell’oleodotto da 1,4 a un milione di barili al giorno. Il Cpc attualmente alimenta il 2,5% del mercato del greggio che viaggia su petroliere, quello prodotto principalmente nel giacimento di Tengiz, in Kazakistan, dalle compagnie americane Chevron e Exxon. La decisione russa di procedere alla manutenzione, sottolinea Ft, “arriva alla vigilia del viaggio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden in Europa, dove si prevede che le nazioni dell'Ue discuteranno sull'imposizione di sanzioni al settore petrolifero russo in risposta all'invasione dell'Ucraina. Gli Stati Uniti hanno già vietato le importazioni di petrolio dalla Russia”. Gli analisti, osserva ancora il giornale, “si sono interrogati in merito alla tempistica del danno da tempesta riportato, poiché nessuno dei partner occidentali dell'oleodotto ha potuto esaminarne le condizioni” per verificare se effettivamente fossero necessari interventi di riparazione. Il titolo sull’Ucraina riguarda invece i rifugiati e uno dei moltissimi loro problemi: non hanno denaro con sé.
The Times
“Le truppe ucraine stanno restando a corto di armi” titola il Times, e punta il dito contro la Germania che “ha mancato di inviare i promessi aiuti militari” a Kiev. Ma anche sulla Francia, riferisce il giornale, le autorità ucraine fanno pressione perché consegni gli armamenti necessari a contrastare l’invasione russa. Nondimeno, scrive il giornale, “la resistenza ucraina sta ampiamente superando le attese dei leader occidentali, fermando l’avanzata russa e impedendo la presa di città chiave”. Fonti citate dal quotidiano osservano che l'Ucraina "sta ovviamente consumando molto munizionamento" e più del previsto, perché i governi occidentali si aspettavano di sostenere una resistenza più limitata in questa fase. Invece, il Pentagono ha affermato che le forze ucraine hanno iniziato a prendere slancio in alcune aree per riguadagnare terreno e che "in alcuni punti passano a volte in fase offensiva", rovesciando le posizioni con i russi, costretti a difendersi.
Le Monde
Le Monde apre con un’analisi su “come gli choc petroliferi cambiano l’economia”. Il giornale nota che “la fiammata dei prezzi degli idrocarburi, brutalmente intensificata dalla guerra in Ucraina, riaccende le memorie delle crisi energetiche del 1973 e del 1979” e pone la questione del che fare. Il giornale descrive due scenari: “La crisi attuale potrebbe accelerare lo sviluppo delle rinnovabili e del nucleare, per limitare l’uso di fonti energetiche fossili”, ma “potrebbero anche imporsi canali di approvvigionamento alternativi” a quelli russi, per proseguire a bruciare petrolio “dimenticando l’urgenza di rispondere al surriscaldamento del clima”. Intanto “in Spagna già monta la rabbia, in Italia si comincia a discutere, e in Africa, la Nigeria sta per finire la benzina”. Il titolo sull’Ucraina scende a centro pagina, ed è per un reportage da Mykolaiv: “Sparano sugli abitanti”.
Le Figaro
La guerra in Ucraina suscita “il risveglio militare dell’Europa”, titola Le Figaro, che fa il punto sugli aumenti delle spese militari decisi da vari Paesi (Italia inclusa), in certi casi, come la Germania, abbandonando una politica rimasta immutata dalla fine della seconda guerra mondiale. Ovviamente l’attenzione maggiore del quotidiano è sulla Francia, che si trova davanti alla “sfida della ricostruzione delle forze armate”, esigenza già da tempo presente ai vertici della Difesa, ma ora sempre più pressante. “L'ipotesi di un conflitto ‘simmetrico’ era diventata l'ipotesi di lavoro dello stato maggiore. In privato, anche il generale Burkhard, capo di stato maggiore delle gorze armate, aveva sottolineato ripetutamente l'’accelerazione’ del ritmo delle crisi. Quello che era stato immaginato possibile tra dieci anni sta già cominciando a prospettarsi, l'attacco lanciato da Vladimir Putin ha confermato i timori e ha sconvolto il calendario”, scrive il giornale. L’apertura, però, non è sull’Ucraina ma sulle tensioni in Corsica dopo la morte del leader indipendentista corso Yvan Colonna, a seguito dell’aggressione in carcere a opera di un detenuto integralista islamico. Il timore, spiega il giornale, è che “passato il lutto divampi una nuova fiammata di violenza” sull’isola.
El Pais
Nelle cronache della guerra in Ucraina, El Pais valorizza in prima pagina l’assedio di Kharkiv, la più grande città russofona dell’Ucraina, dove si combatte la battaglia più dura assieme a quella di Mariupol. Un reportage del quotidiano racconta di “un migliaio di cadaveri sono ammucchiati in un obitorio” della città ormai semi distrutta, dove cadono 80 bombe russe al giorno. Lo spazio in prima pagina per l’Ucraina è però notevolmente ridimensionato, un titolo a una colonna di spalla, perché il giornale apre con una sua esclusiva: la lettera con cui il premier Sanchez ha comunicato al re del Marocco Mohamed VI, la svolta sul Sahara occidentale, ossia la rinuncia di Madrid a sostenere le rivendicazioni di autodeterminazione del popolo Saharawi. Una svolta ricambiata dal Marocco con il riconoscimento della sovranità spagnola sulle enclave di Ceuta e Melilla. Tema rilevantissimo di politica interna, perché le due città sulla costa mediterranea del Marocco, sono una delle porte dei flussi migratori dall’Africa verso la Spagna.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
L’accoglienza dei profughi ucraini resta in apertura anche oggi sulla Frankfurter Allgemeine Zeitung. Dopo la richiesta formalizzata dalla Germania alla riunione dei ministeri degli Esteri dell’Ue, di un piano di ripartizione dei rifugiati tra tutti i 27, il quotidiano approfondisce il problema con un’intervista al presidente dell’Associazione tedesca dei Comuni, , Reinhard Sager, che ha espresso le preoccupazioni delle amministrazioni locali, in difficoltà nel fronteggiare il massiccio flusso di arrivi dall’Ucraina. I Comuni, ha detto Sager, chiedono un sistema di quote europee per i rifugiati, perché ne arriveranno sempre di più e dovranno rimanere a lungo fuori dalla loro patria, il che complicherà la gestione dell’assistenza. I costi, ha sottolineato Sager, gravano sulle casse comunali, mentre i sindaci si aspettavano che fossero i Laender a pagare per alloggio e meccanismi di integrazione. Secondo Sager, inoltre, un sistema di quote è necessario per “contrastare la migrazione secondaria incontrollata". Per questo, occorre anche da subito “la registrazione dei rifugiati”. Specie “al confine con la Polonia”, da dove a migliaia transitano in Germania aiutati dall’assenza di controlli di frontiera tra i due Paesi dell’Ue, secondo i principi di libera circolazione in Europa.
China Daily
“La crisi ucraina è una minaccia alla sicurezza alimentare globale”, titola, senza usare la parola guerra, il China Daily che dedica al tema dei rincari dei prezzi un editoriale. Il giornale nota che dopo l’invasione dell’Ucraina si sono accentuati per alcuni prodotti, come gli oli vegetali, gli aumenti già causati dalla scarsa produzione di soia in Sudamerica, e prevede che “il conflitto in Ucraina influenzerà ulteriormente i mercati globali, a causa delle interruzioni delle forniture globali di grano a breve termine e del gas naturale e dei fertilizzanti, che a loro volta avranno un impatto negativo sui produttori all'inizio della nuova stagione di semina. Ciò – rileva il quotidiano - potrebbe aumentare i prezzi dei generi alimentari già elevati e avere gravi conseguenze per i Paesi a basso reddito importatori netti di cibo, molti dei quali stanno assistendo a un aumento dei tassi di malnutrizione negli ultimi anni a causa delle interruzioni dell'approvvigionamento alimentare indotte dalla pandemia e dell'aumento prezzi”.
Quotidiano del Popolo
In rilievo sul il People’s daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, l’intervento del ministro cinese degli Esteri, Wang Yi, alla riunione ministeriale dell’Organizzazione della Conferenza Islamica (che con 57 nazioni aderenti è il secondo consesso mondiale dopo l’Onu), dove ha elogiato i Paesi musulmani che “usano la saggezza islamica per risolvere i problemi dei punti di crisi e trovare soluzioni per mantenere la stabilità e promuovere la pace”. Un trasparente riferimento alla mediazione dell’islamica Turchia tra Mosca e Kiev, sottolineato anche dall’assicurazione che “la Cina è pronta a collaborare con i paesi islamici per difendere il vero multilateralismo, sostenere i principi e gli scopi della Carta delle Nazioni Unite e del sistema internazionale incentrato sulle Nazioni Unite”. A margine, Wang ha ribadito che Pechino “incoraggia Russia e Ucraina a proseguire i colloqui di pace per un cessate il fuoco e a porre fine al conflitto fino al raggiungimento della pace” evitando “un disastro umanitario e l’allargamento della crisi ucraina, che potrebbero altrimenti pregiudicare o danneggiare i diritti e gli interessi legittimi di altre regioni e Paesi”. In un editoriale, affidato all’analista britannico Tom Fowdy, si legge poi un invito all’Europa perché nel ridefinire la sua politica di sicurezza comune superi la Nato, fondata su “un sentimento di egemonia ideologica universale” e sulla “logica del ‘noi contro di loro’, che produce insicurezza proprio perché ha bisogno di un ‘nemico’ per giustificare se stessa”. Secondo Fowdy, dunque, “un nuovo meccanismo di sicurezza europeo deve tenere in considerazione le legittime preoccupazioni in materia di sicurezza, le prospettive e le realtà strategiche di tutti i Paesi. Non può e non deve basarsi su un quadro ideologico o su una mentalità egemonica”.