AGI - A meno di tre settimane dal primo turno delle elezioni presidenziali francesi, il candidato dell'estrema destra Eric Zemmour ha inserito nel programma della sua campagna elettorale una nuova proposta anti migranti, promettendo durante una trasmissione televisiva locale di creare, in caso di vittoria, un ministero della "remigration", ovvero dedicato al rimpatrio forzato degli stranieri.
L'espulsione dalla Francia toccherebbe "ai clandestini, ai delinquenti, ai criminali e a quelli classificati come una minaccia per la sicurezza nazionale" e sarebbe organizzata insieme "alle più alte cariche dell'Algeria, del Marocco e della Tunisia", ha spiegato Zemmour. Il leader di Reconquete ha stimato di poter inviare nei paesi d'origine "circa 100.000 persone all'anno", sottolineando che nella sua proposta "non c'e' radicalizzazione ma solo determinazione" e che "non bisogna aver paura delle parole solo perche' fanno arrabbiare l'ambiente giornalistico".
Comme Barack Obama, prix Nobel de la paix, qui a expulsé 2,5 millions d’étrangers des États-Unis, j’expulserai les clandestins, les criminels et délinquants étrangers pour protéger la France et les Français.#Remigration
— Eric Zemmour (@ZemmourEric) March 21, 2022
L'ex editorialista di Le Figaro si è detto sicuro che i suoi sostenitori la pensino allo stesso modo, perché "quando qualcuno arriva a casa vostra, distrugge tutto e vi aggredisce, lo rispedite da dove è venuto". È la prima volta che Zemmour parla di un ministero dedicato al rimpatrio forzato, ma fino ad oggi aveva più volte portato avanti la teoria complottista del "grande rimpiazzo", secondo cui sarebbe in atto una sostituzione delle popolazioni europee con i migranti extracomunitari.
Il candidato dell'estrema destra, impegnato domenica 27 marzo in un grande meeting al Trocadero di Parigi, ha insistito sul fatto che anche gli elettori del Rassemblement National delusi da Marine Le Pen perché "ha abbandonato i fondamenti del partito" saranno contenti di questo progetto. Il presidente ad interim dell'Rn Jordan Bardella ha risposto che "un ministero incaricato di gestire l'immigrazione esiste già ed è il ministero dell'Interno".
Gli ultimi sondaggi
Anche se rimane saldamente in testa nelle rilevazioni, il presidente uscente Emmanuel Macron sta perdendo consensi, mentre nel contempo la leader di estrema destra Marine Le Pen e il capofila della sinistra radicale Jean Luc Melenchon sono in crescita. Secondo l'ultimo sondaggio Elabe per Bfmtv e L'Express, in una settimana Macron ha perso 3,5 punti, attestandosi al 27,5% delle intenzioni di voto al primo turno delle presidenziali, il 10 aprile.
Face au terrorisme, nous avons résisté. Et nous continuerons. pic.twitter.com/xNeFmXFy4I
— Emmanuel Macron (@EmmanuelMacron) March 20, 2022
Le Pen, candidata del Rassemblement national (RN) ha raggiunto la soglia del 20% e Melenchon in lizza per l'Union populaire è al 15%. Il trio si sta distaccando sempre piu' dagli altri candidati all'Eliseo, con Vale'rie Pe'cresse di Les Re'publicains (-1,5 punto), e il polemista di estrema destra Eric Zemmour (-0,5 punto) in posizione di parità, al 10%. Al sesto posto c'e' l'ambientalista Yannick Jadot, al 4,5%, davanti al comunista Fabien Roussel, stabile al 3,5%.
Guadagna 1,5 punto il sovranista Nicolas Dupont-Aignan (Debout la France) al 3%, come Jean Lassalle, entrambi davanti alla socialista Anne Hidalgo (1,5%), a parita' con Philippe Poutou, mentre l'ultimo posto va a Nathalie Arthaud con lo 0,5%.
Secondo Bfmtv e L'Express, in due settimane il presidente candidato a un secondo mandato ha perso ben 6 punti, dopo averne guadagnati 8,5 per la sua azione diplomatica nel conflitto russo-ucraino. Un calo di consensi che si ripercuote anche sui risultati del secondo turno, con Le Pen che cresce di 3,5% e otterrebbe 44% dei voti contro 56% per Macron.
Nel pubblicare il risultato dell'ultimo sondaggio elettorale, a soli 19 giorni dal primo turno, i media francesi attribuscono il calo di Macron - per la seconda settimana consecutiva dopo una crescita costante - al suo programma presentato giovedì scorso. Un programma che il 42% dei francesi non ha valutato come innovativo e che, tra i punti più controversi, prevede di spostare l'età pensionabile a 65 anni, provvedimento sicuramente poco popolare.
Secondo i media d'Oltralpe, un altro motivo di disaffezione dei francesi sarebbe il rifiuto di Macron di partecipare ai dibattitti elettorali con gli altri contendenti oltre alla sua scelta di una campagna con pochi comizi ed eventi pubblici, mentre sui social moltiplica post con foto e video. Un meeting è in agenda a Parigi per il 2 aprile, ma il luogo non è stato ancora reso noto.
Per Matthieu Croissandeau, editorialista politico di Bfmtv, "la conferenza stampa fiume di 4 ore per presentare il suo programma non ha creato slancio né una ventata nuova sulla sua seconda campagna per le presidenziali". Per il 61% degli intervistati, il programma di Macron non corrisponde alle loro aspettative né consentirà di migliorare il quotidiano dei francesi, mentre il 51% non lo valuta realistico e per il 47% non è né chiaro né preciso.
Tuttavia il vero rischio per le presidenziali di aprile è l'astensionismo: ad oggi solo il 58% dei francesi è sicuro di andare a votare. Sempre secondo il sondaggio Elabe, il 64% degli intervistati prevede una vittoria di Macron, ma i francesi non sembrano cosi' invogliati ad andare alle urne. Un pericolo che lo stesso Macron aveva già intuito ad inizio marzo quando, in una riunione con la sua maggioranza, aveva valutato come "la peggior situazione quella in cui e' dominante una forma di certezza, di arroganza che tutto è già deciso, tutto è già fatto", con il rischio di disinteresse degli elettori che alla fine non andranno a votare, quando, invece, il presidente uscente e' in cerca del miglior risultato possibile per rafforzare la propria legittimità.