AGI - Le bombe cadute su Odessa, fino a pochi giorni fa risparmiata dalle ostilità, non sono una sorpresa per le forze ucraine, consce di quanto la conquista del porto sul Mar Nero sia cruciale per la Russia. Il temuto assalto anfibio non si è finora concretizzato. Gli sbarchi, se non accompagnati da offensive su altri fronti, comportano di solito perdite elevate per chi attacca.
E l'esercito di Mosca, già alle prese con notevoli intoppi logistici, ha bisogno di aprire un corridoio terrestre per garantire le linee di rifornimento e impegnare i difensori su almeno un altro versante. Questo è il motivo per cui l'offensiva russa si è concentrata tanto sulla città di Mykolaiv, 130 chilometri a Nord Est di Odessa.
Il nodo di Mykolaiv
Le forze russe hanno le spalle coperte almeno in parte grazie alla conquista dell'ancora più orientale Kherson ma prendere Mykolaiv, che conta su una barriera naturale come il fiume Bug, non è impresa semplice. Prima di ricorrere ai bombardamenti aerei, che venerdì scorso hanno colpito una caserma uccidendo decine di militari ucraini, le truppe di Mosca hanno quindi cercato di aggirare Mykolaiv da Nord per puntare direttamente su Odessa, venendo però respinte più volte.
È quindi possibile che Mosca, costretta a passare a una strategia di logoramento, continuerà a bombardare il porto, vitale per le esportazioni agricole ucraine, con artiglieria e missili da crociera, grazie a un dispiegamento di marina che conterebbe su almeno 14 navi nelle acque circostanti. Gli ucraini, da parte loro, hanno preparato con ripetute esercitazioni la difesa di una città attraverso la quale passano tre quarti degli scambi commerciali del Paese.
Le difese di Odessa
Il compito è affidato alla ventottesima brigata meccanizzata, acquarteriata nel villaggio di Chornomorske e rinforzata da riservisti locali. La brigata è composta da tre battaglioni anfibi, un battaglione di fanteria a bordo di camion e un battaglione di carri armati T-64. L'artiglieria, già schierata lo scorso dicembre in un'esercitazione che simulava la risposta a un attacco anfibio, conta su obici da rimorchio 2S1 e 2S3, lanciarazzi BM-21 e cannoni anticarro MT-12, con il supporto aereo di droni Leleka-100 e Horlytsia e il sostegno di radar antimissile americani.
A manovrare queste armi sono poche migliaia di uomini, veterani del Donbass con grande esperienza di combattimento, forse non in numero sufficiente a respingere un attacco su larga scala delle forze russe ma abbastanza equipaggiati e addestrati per far pagare all'invasore un prezzo consistente.