AGI - Si fa sempre più drammatica la situazione umanitaria in Sahel, in particolare in Burkina Faso e in Mali. Due paesi che hanno vissuto un colpo di stato e dove la transizione verso un governo civile si allontana sempre di più.
Il terrorismo jihadista sta continuando a mietere vittime e gli stati sembrano impotenti di fronte a questa recrudescenza.
Ad aggravare la situazione umanitaria, inoltre, è arrivata la guerra in Ucraina che sta avendo contraccolpi sulla sicurezza alimentare di questi paesi che dipendono dalle importazioni di grano per i propri fabbisogni alimentari, tanto da costringere il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, a lanciare l'allarme: "Possibile uragano di fame".
Nel solo mese di gennaio, in Burkina Faso, sono oltre 160mila le persone costrette a fuggire dalle loro case per la recrudescenza degli attacchi mortali dei jihadisti che stanno colpendo il paese. In totale sono 1,7 milioni gli sfollati interni a causa del terrorismo.
I dati sono stati forniti da diverse Organizzazioni non governative che, nonostante l'insicurezza, continuano a lavorare sul campo cercando di portare ciò di cui ha bisogno la popolazione, cioè tutto. In un comunicato stampa le Ong, tra cui Doctors of the World e Norwegian Refugee Councilm stimano che da "gennaio 2019, la popolazione sfollata in Burkina Faso è aumentato del 2000%, arrivando 1,7 milioni, di cui due terzi sono bambini".
Il numero di 160mila è il più alto, in un mese, dall'inizio della crisi securitaria nel paese. Se si fanno dei confronti gli sfollati tra gennaio e luglio 2021 - secondo dati ufficiali - sono stati 237mila. Le Ong firmatarie della denuncia, inoltre, sottolineano che la guerra in Ucraina avra' un impatto sugli aiuti umanitari in Burkina Faso.
"Alcuni donatori hanno già indicato che ridurranno i loro finanziamenti del 70% per sostenere le operazioni in Ucraina. Siamo molto preoccupati che questa diventi una tendenza, rendendo ancora più complicato l'accesso all'assistenza sanitaria e ai servizi di base per gli sfollati interni in Burkina Faso", spiega Safia Torche, direttore generale di Medici nel Mondo.
"La crisi in Ucraina avrà un impatto al rialzo sul prezzo dei cereali, peggiorando ancora di piu' una situazione già brutta", sostiene il direttore del Burkina di Action against Hunger, Gregoire Brou, che stima in 3 milioni il numero delle persone che dovranno affrontare l'insicurezza alimentare.
Sulla scia dei vicini Niger e Mali, il Burkina Faso dal 2015 deve affrontare una spirale di violenze attribuite ai movimenti armati jihadisti, affiliati ad Al-Qaeda e al gruppo dello Stato Islamico, che hanno ucciso più di 2mila persone.
Dalla fine di gennaio, una giunta militare guidata dal tenente colonnello Paul-Henri Sandaogo Damiba, e' al potere dopo un colpo di stato militare che a rovesciato il presidente Roch Marc Christian Kaborè.
Le cose non vanno meglio in Mali. Dall'8 marzo sono scoppiati, infatti, violenti combattimenti tra la coalizione formata dal Movimento per la salvezza dell'Azaward (Msa) e il gruppo di autodifesa tuareg Imghad, da un lato, e un gruppo terroristico affiliato allo Stato Islamico, nel Nord del Mali nella regione di Menaka.
In pochi giorni più di 1500 persone sono state costrette a lasciare il teatro dei combattimenti per mettersi al riparo. Anche in Mali crescono gli sfollati e la missione Onu nel Paese (Minusma) - che di recente è stato abbandonato dalla missione militare francese e da quella europea Takuba - stanno cercando di portare aiuti.
"I partner umanitari hanno iniziato a fornire assistenza agli sfollati", spiegano funzionari dell'Onu, aggiungendo che in "supporto e coordinamento con le forze di difesa e sicurezza maliane, la Minusma ha intensificato i pattugliamenti per mettere in sicurezza la popolazione nell'area di Menaka".
Il Mali, anch'esso colpito da due colpi di stati nel giro di pochi mesi, deve far fronte all'insicurezza crescete su tutto il territorio.
La fine della missione francese Barkhane e quella europea Takuba, voluta dai golpisti per un crescente spirito anti occidentale, ha accresciuto l'instabilità del Mali che non vede, all'orizzonte, un passaggio ai civili del governo del Paese.
I golpisti, dopo aver promesso elezioni "libere e trasparenti" per il mese di febbraio, hanno fatto marcia indietro prolungando la transizione - di fatto il loro potere - di almeno cinque anni. Mali e Burkina Faso sono stati sottoposti a sanzioni economiche da parte della Comunità economica dell'Africa occidentale.