AGI - Nel quindicesimo giorno di guerra, l'incontro di più alto livello tra Russia e Ucraina dall'inizio dell'invasione, quello tra i ministri degli Esteri, Serghei Lavrov e Dmytro Kuleba, non ha prodotto risultati né tantomeno è riuscito a concordare un 'cessate il fuoco' per l'evacuazione dei civili.
Ad Antalya, con la Turchia da mediatrice, Kuleba ha riferito di aver chiesto una tregua di 24 ore e un corridoio umanitario per la fuga dei civili da Mariupol, dove ieri l'attacco a un ospedale pediatrico - che per Mosca era base dei nazionalisti del Battaglione di Azov - ha sollevato un coro di critiche internazionali.
Per Kuleba, però, Lavrov "è venuto ad Antalya per parlare e non per decidere". "Spero che porterà le richieste dell'Ucraina a Mosca", ha twittato. I due ministri non hanno neppure tenuto una conferenza stampa congiunta. Lavrov non ha mostrato di voler fare concessioni, ripetendo le richieste russe che l'Ucraina sia disarmata e accetti uno status neutrale. Di fatto una nuova richiesta di resa a cui Kuleba ha ribadito che l'Ucraina "non si è arresa, non si arrende e non si arrenderà".
Mosca ha sottolineato che "non vi è alternativa" ai colloqui russo-ucraini intavolati sul territorio bielorusso ma che Kiev continua a guardare con scetticismo, chiedendo invece un incontro diretto tra i presidenti Vladimir Putin e Volodymyr Zelensky. Su questo, Lavrov ha assicurato che il leader del Cremlino "non è contrario" a vedere il collega, ma a patto che sul tavolo ci siano temi "specifici" che però al momento appare difficile delineare.
Entrambi i ministri hanno comunque concordato di continuare gli sforzi per cercare una soluzione, anche se Kuleba ha definito "difficile" l'incontro di oggi accusando la sua controparte russa di portare sul tavolo le "narrazioni tradizionali" sull'Ucraina. "Siamo favorevoli a qualsiasi contatto per risolvere la crisi ucraina", ha detto Lavrov.
L'incontro si è svolto sullo sfondo dell'indignazione internazionale dopo l'attacco a un ospedale pediatrico nella città ucraina assediata di Mariupol che, secondo Kiev, ha ucciso almeno tre persone, tra cui una ragazza. Kuleba ha detto di voler uscire dall'incontro con un accordo su un corridoio umanitario da Mariupol, ma "purtroppo il ministro Lavrov non è stato in grado d'impegnarsi".
La controparte russa ha comunque promesso che discuterà con le autorità competenti del tema. Per il capo della diplomazia di Mosca, l'ospedale fungeva da "base militare per i nazionalisti" del battaglione Azov e ha anche accusato l'Unione europea e altri Paesi di atteggiamento "pericoloso" con la fornitura di armai Kiev.
Alla domanda di un giornalista turco se la Russia stesse pianificando di attaccare altre nazioni, Lavrov ha risposto "non abbiamo intenzione di attaccare altri Paesi" e ha affermato che "non abbiamo attaccato neppure l'Ucraina". Il ministro ha insistito sul fatto che Putin ha lanciato "l'operazione speciale" il 24 febbraio poiché la situazione in Ucraina "rappresentava una minaccia diretta per la Federazione Russa".