AGI – Le sorti dell’Europa sono appese anche a una linea telefonica ad alta sicurezza, quella che da dicembre ad oggi ha messo 14 volte in contatto diretto il presidente francese Emmanuel Macron con quello russo Vladimir Putin. Se finora la diplomazia telefonica tra l’Eliseo e il Cremlino non ha portato a risultati significativi, a due settimane dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina appare cruciale mantenere aperto un canale di dialogo.
A ogni chiamata, che può anche durare un’ora e mezza, si ripropone sempre quello che è ormai diventato un rituale nel quale ogni parola ha il suo peso e la minima incomprensione potrebbe avere conseguenze drammatiche. Un esercizio complesso per il presidente Macron, nei panni anche di intermediario del presidente ucraino Volodymyr Zelensky con il quale Putin si rifiuta di parlare direttamente.
Nel raccontare i “segreti delle conversazioni tra Macron e Putin”, il quotidiano Le Figaro sottolinea che a furia di averlo incontrato in più occasioni e di averci parlato spesso, il capo di stato francese ha imparato a conoscere il suo omologo russo. Dall’inizio della guerra, lo scorso 24 febbraio, questa linea telefonica è stata attiva quattro volte, 14 in tutto dal mese di dicembre, ogni volta seguendo la stessa procedura, su espressa richiesta di Macron oppure di Putin. La chiamata viene sempre preceduta da uno scambio diretto tra i consiglieri diplomatici dei due capi di Stato e, dandosi del tu, la formula, molto diretta, è la seguente: “Il mio presidente vuole parlare col tuo”.
Le segreterie dei due leader trovano un orario disponibile nelle rispettive agende e successivamente l’antenna speciale dell’Eliseo si mette in collegamento con la struttura tecnica del Cremlino per organizzare l’appello su una linea ad alta sicurezza. Nell’orario prestabilito Macron raggiunge il salone dorato dell’Eliseo con cinque consiglieri. “Signor Presidente, il Cremlino è in linea” e la conversazione ai vertici può avere inizio. A Parigi sono sempre le stesse due traduttrici che si danno il cambio, con in mente lo storico di tutte le precedenti discussioni tra Macron e Putin. Sono loro a garantire la fluidità del dialogo e soprattutto la sua precisione, fondamentale visto l'alto livello di tensione.
Se di tanto in tanto il presidente francese azzarda un saluto a Putin in russo e quest’ultimo gli risponde in francese, il resto della conversazione si svolge nella lingua madre di ciascuno dei due protagonisti. “Si danno del tu, come fanno colleghi in ufficio. Non per forza perché si apprezzano ma poiché si vedono regolarmente e a lungo andare ciò crea una forma di prossimità” ha riferito il giornalista politico di Le Figaro.
Il presidente Macron ha investito molto sulla sua relazione con Putin, che ha ricevuto a Versailles all’inizio del suo mandato nel 2017 e al forte di Brégançon prima del G7 di Biarritz nel 2019. “Ogni volta con un piccolo regalo, che non ha fatto intenerire il presidente russo. Quanto basta invece per fargli alzare un sopracciglio e prestare la sua attenzione quando Emmanuel Macron gli parla oppure per mantenere aperto il filo del dialogo” ha evidenziato il quotidiano francese. E’ successo quando, pochi minuti prima del suo discorso alla nazione per riconoscere l’indipendenza delle Repubbliche del Donbass, il presidente Putin ha avvertito Macron con una telefonata.
Il tenore dello scambio tra i due rimane quello in codice dell’alta diplomazia, in cui le cose si dicono, si fanno capire senza dirle del tutto, ma in alcune circostanze limitate il dialogo Macron-Putin è stato più diretto, sul filo dell’ironia.
“Ho semplicemente capito alcuni dei suoi meccanismi intimi, che sono culturali, storici e legati al risentimento degli ultimi 30 anni” ha confidato Macron prima del suo incontro con Putin al Cremlino il 7 febbraio. Quando per telefono il presidente russo ha annunciato al suo omologo francese la sua intenzione di voler ‘denazzificare’ l’Ucraina, l’inquilino dell’Eliseo lo avrebbe stoppato, esponendoli la sua visione della situazione, chiaramente molto diversa. Con una replica ironica, Macron ha sottolineato l’incongruenza di questa ‘missione’ in terra ucraina da parte di chi “ha sostenuto movimenti di estrema destra in Europa”. Il tono si è fatto più duro quando il presidente francese ha detto al suo omologo russo che stava commettendo “un grave errore: l’Ucraina non è un regime nazista, è una menzogna”.
Se Macron ha effettivamente allacciato un rapporto diretto con il capo del Cremlino, al momento manca molto per fargli cambiare rotta, ma almeno basta per mantenere il canale aperto. La pace sul vecchio continente è quindi in parte appesa a questo legame fragile e ai minimi segnali che il presidente francese riesce a cogliere nelle parole e nel tono dell’impenetrabile Putin.
“Non parlare a Putin non consentirebbe di trovare soluzioni diplomatiche. Abbiamo bisogno di un contatto con lui per trasmettere il messaggio dell’importanza del cessate il fuoco e del rispetto del diritto umanitario” hanno riferito a France Info membri dell’entourage di Macron, sottolineando “l’importanza di mantenere vivo il filo, anche se molto sottile, che esiste”. Oltre all’aspetto negoziale, le stesse fonti hanno spiegato che la posta in gioco in questi scambi telefonici è anche quella di “decostruire la narrazione russa”, ovvero poter documentare - anche a fini storici - tutti gli impegni che Putin non rispetta, come ad esempio quando assicura che le popolazioni civili non vengono bombardate.
Per Sylvie Bermann, ambasciatrice di Francia in Russia dal 2017 al 2019, in effetti "può sembrare un risultato davvero limitato, ma in diplomazia il successo non si valuta dopo una giornata ma sul lungo termine. Quindi sarebbe ancora peggio e più pericoloso se nessuno fosse in grado di parlare a Putin” ha valutato il diplomatico. Oltre a Macron, il presidente russo si confronta anche con il premier israeliano Naftali Bennett e il cancelliere tedesco, Olaf Scholz.