AGI - È stato ritrovato dai droni sottomarini di una spedizione nel mar dell'Antartide, 106 anni dopo l'affondamento, il relitto dell'Endurance, la famosissima nave dell'esploratore Ernest Shackleton che riuscì a portare in salvo il suo equipaggio nonostante il tragico naufragio.
Secondo quanto riferisce il New York Times, si trova sul fondo del mare Weddell, a Est dell'Antartide, a oltre 3 chilometri di profondità nelle acque più fredde del pianeta, ed è stato avvistato dai droni che hanno esplorati un'area di 150 miglia quadrate intorno a dove la nave affondò nel 1915 dopo essere stata schiacciata dai ghiacci.
L'Endurance, una nave di legno lunga 144 piedi (circa 44 metri) a tre alberi, fu teatro di una famosissima avventura di sopravvivenza. Il ritrovamento è stato annunciato dalla spedizione Endurance22 che ha mostrato anche le prime immagini.
Ancora prima di affondare, la nave era stata danneggiata ma il freddo a cui si è conservato il relitto ha garantito un buon mantenimento di quello che ne resta, a partire dalla poppa. Per quest'ultima ricerca, costata 10 milioni finanziati da un donatore anonimo, è stato utilizzato un rompighiaccio sudafricano, oltre a droni sottomarini che setacciavano il fondo due volte al giorno per 6 ore ogni volta, utilizzando un sonar. Una volta localizzato il relitto, sono stati forniti di telecamere ad alta risoluzione.
Shackleton partì con un equipaggio di 27 persone sull'Endurance dall'Inghilterra nel 1914, per attraversare l'Antartide per primo, in piena età eroica dell'esplorazione del Polo Sud. La spedizione era stata preceduta da quelle del norvegese Roald Amundsen, che nel 1911 fu il primo a raggiungere il polo, e di Robert Falcon Scott, che però morì dopo esserci arrivato. Shackleton non riuscì ad arrivare al Polo, ma riuscì a salvare tutto il suo equipaggio, diventando un eroe in patria.
La scoperta è stata fatta nel pomeriggio del 5 marzo 2022, a 3008 metri di profondità, poco più di 4 miglia nautiche a sud delle coordinate date da Frank Worsley per l'affondamento. La nave è dritta e in ottimo stato di conservazione. Si possono persino vedere la vernice e contare i rivetti. Ci sono alcuni danni al ponte di prua e parte del suo lato di dritta, ma per il resto è in gran parte intatta. Il suo nome è perfettamente visibile a poppa sotto c'è la stella Polaris a 5 punte.
La canzone di Battiato
La storia dell'Endurance è dedicata una canzione scritta da Franco Battiiato e Manlio Sgalambro. "Una catastrofe psicocosmica/ Mi sbatte contro le mura del tempo/Sentinella, sentinella, che vedi?": il compositore siciliano colse tutta l'inquietudine, nutrita di coraggio e generosità
Il testo di Battiato è una narrazione secca (benché imprecisa in alcuni passaggi, a partire dalla 'c' mancante in 'Shakleton') di quanto accadde, da cantastorie, che si fa precedere da una voce che sembra arrivare da un altro tempo: è quella del filosofo catanese Manlio Sgalambro, autore dei testi insieme con Battiato.
La musica che introduce il brano e' "Plaisir d'amour" di Johann Paul Aegidius Schwarzendorf (1785) L'album è Gommalacca. Ecco il testo:
"Una catastrofe psicocosmica / Contro le mura del tempo/Durante la grande guerra nel Gennaio del 1915 / All'estremità settentrionale un forte vento / Spingeva grandi blocchi di ghiaccio galleggianti/Imprigionando per sempre la nave dell'audace capitano Shakleton / Shakleton / Su un piccolo battello, con due soli compagni / Navigò / Fino a raggiungere la Georgia Australe / Mentre i 22 superstiti dell'isola Elefante / Sopportavano un tremendo inverno / Alla deriva, alla deriva / Verso nord, nordovest / Profondità 370 metri 72 di latitudine est / Per sopravvivere furono costretti a uccidere i loro cani / Per sopravvivere / Ma il 30 Agosto 1916, il leggendario capitano / Compariva a salvarli con un'altra nave".
Arriva il testo in tedesco, poi, di Fleur Jaeggy: Crepuscolo quieto / Il giardino è gelato/Le rose ne hanno sofferto / Le rose ne hanno sofferto / Dimmi perché / Dimmi perché Dimmi perché / In un giardino perduto / Dimmi perché / Odono la tua voce/Dimmi perché / Ti prego, non tacere. (La traduzione è di Riccardo Venturi)