AGI - Dagli accademici ai giovani, passando per star della Tv e figlie dell'élite: "shock" e "vergogna" sono le due parole che più di tutte si sentono e leggono sui social tra i russi, tre giorni dopo l'inizio dell'attacco delle truppe di Mosca all'Ucraina. La guerra nel Paese considerato fratello ha travolto la società russa, soprattutto nelle grandi città, scatenando non solo le proteste di piazza di venerdì - chiuse con oltre 1.800 arresti giovedì - ma anche la reazione di dissenso di figure interne al sistema.
Il conduttore della Tv pubblica Ivan Urgant, famoso tra l'altro per i suoi show canori di Capodanno tutti in italiano, ha scritto un semplice "No alla guerra" su Instagram, postando un quadrato nero in segno di lutto. Il giorno dopo, il suo programma è stato sospeso anche se la rete Rossiya24 ha garantito che continuerà a lavorare per l'emittente.
Defezioni si sono registrate tra il personale straniero dell'emittente Russia Today, megafono del Cremlino, mentre "in segno di protesta" si è dimessa dalla carica di direttore del teatro statale Meyerhol di Mosca, Elena Kovalskaya. "Non puoi lavorare per un assassino e ricevere da lui lo stipendio", ha scritto su Facebook.
Elena Chernenko, la più celebre giornalista russa di politica estera che lavora al quotidiano Kommersant (di proprietà di uno degli oligarchi vicini a Vladimir Putin, Alisher Usmanov) è stata espulsa dal pool del ministero degli Esteri, dopo aver lanciato una petizione contro la guerra che ha raccolto centinaia di firme in poche ore.
Le petizioni per dire no al conflitto si moltiplicano: quella promossa dall'attivista per i diritti umani Lev Ponomarev sul sito Change.org, che chiede la fine dell'invasione russa, ha ottenuto oltre mezzo milione di firme in poco più di 24 ore. Il giorno dopo l'invasione, un gruppo di ricercatori e giornalisti scientifici russi ha scritto un lettera aperta di condanna dell'aggressione militare.
"Si tratta di una decisione fatale che causerà enormi perdite umane e minerà le basi del sistema di sicurezza collettiva", recita il testo firmato da oltre 2mila studiosi, "la responsabilità per aver scatenato una nuova guerra in Europa ricade interamente sulla Russia".
Non è una dichiarazione da poco se si calcola che molti dei firmatari è membro d'istituzioni statali come l'Accademia delle Scienze russa. Tra chi ha aderito figurano anche Andrei Geim e Konstantin Novoselov, vincitori del premio Nobel nel 2010, per gli studi sul grafene.
A condannare su Instagram l'invasione dell'Ucraina anche le figlie di uomini dell'élite russa: Lisa Peskova, primogenita del portavoce del Cremlino Dmitri Peskov e Sofia Abramovich, figlia di uno degli oligarchi della prima ora, Roman Abramovich. "La Russia vuole la guerra con l'Ucraina", con la parola 'Russia' barrata e sostituita da 'Putin'", ha scritto Sofia Abramovich, aggiungendo che "la più grande e più efficace bugia della propaganda del Cremlino è che la maggior parte dei russi sono con Putin".
Già due settimane fa, i sondaggi indipendenti del Levada registravano un fatto inedito: la guerra era la seconda paura più grande dei russi. Sempre il Levada ha rilevato, pochi giorni fa, che solo il 45% dei russi è in favore del riconoscimento delle due repubbliche separatiste del Donbass, a cui poi è seguito l'intervento militare.