AGI - I capi di Stato e di Governo dei Ventisette Paesi dell'Unione europea si sono presentati a Bruxelles, al Consiglio europeo straordinario, decisi a punire la Russia e il suo presidente, Vladimir Putin, per aver mandato "in frantumi la pace nel Continente europeo". L'obiettivo è colpire Mosca dove fa più male, isolandola economicamente dall'Occidente, che rappresenta la sua fetta più grande di mercato.
Ma senza danneggiare eccessivamente le imprese europee e, soprattutto, lasciando nel cassetto qualche cartuccia in più da poter sparare nel caso Putin decidesse di alimentare ulteriormente la sua egemonia ai danni di Kiev ed Europa. Le sanzioni, secondo le previsioni della presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, "limiteranno fortemente l'accesso russo ai mercati finanziari".
"Avranno un impatto pesante e peggioreranno la situazione economica del Paese già in sofferenza". "Sopprimeranno la crescita economica, aumenteranno il costo del debito, aggraveranno l'inflazione e intensificheranno la fuga di capitale ed eroderanno gradualmente le sue basi industriali", ha detto von der Leyen del pacchetto che ha presentato ai leader.
Ai capi di Stato e di Governo è stato lasciato l'onere di decidere se inserire nel pacchetto anche l'esclusione di Mosca dal sistema Swift per la transazioni finanziarie e comprendere nelle sanzioni energetiche anche l'acquisto di gas. "Questo lo dovranno decidere i leader", ha preso le distanze l'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell, al suo arrivo al Consiglio.
"C'è già un accordo tra gli ambasciatori, ora i leader decideranno e al Consiglio Affari esteri di domani le sanzioni saranno formalmente adottate". Tempi record per l'Unione europea, troppe volte accusata di essere troppo lenta a reagire di fronte a un mondo sempre più veloce.
La parte più difficile è raggiungere l'unanimità sulle misure restrittive. Diversi Paesi si sono mostrati reticenti a mettere sul tavolo lo Swift e il gas. Ne sono troppo dipendenti e sarebbe un costo troppo alto per le loro aziende. Ma soprattutto non lascerebbe altri margini di manovra in caso di esclation ulteriore.
Il pacchetto prevede, tra l'altro, il congelamento dei beni russi in territorio europeo, il blocco dell'accesso delle banche ai mercati finanziari comunitari e il blocco dell'accesso di Mosca alle tecnologie chiave, al fine di minarne la base economica.
Saranno interessati il settore finanziario, i settori dell'energia (ma solo per il trasferimento delle tecnologie) e dei trasporti, i beni a duplice uso (civile e militare), nonchè il controllo delle esportazioni e il finanziamento delle esportazioni, la politica dei visti, ed elenchi aggiuntivi di cittadini russi". Nel mirino di questi cittadini potrebbe finire lo stesso Putin. I più agguerriti sono, ancora una volta, i baltici appoggiati da Polonia e Slovenia.
Il primo ministro polacco, Mateusz Morawiecki, - che non è in ottimi rapporti con Bruxelles - ha chiesto di abbandonare l'"ingenuità" e di agire "con decisione" e "unita" per adottare sanzioni "massicce" che "fermino" il presidente Putin e gli impediscano di "attraversare un altro rubicone". "Dobbiamo fermarlo. Se l'Europa vuole essere rilevante, dobbiamo agire molto, molto rapidamente, perchè altrimenti crolleremo.
È un momento critico per la storia dell'Ue e dell'Europa. Il mondo ci guarda", ha avvertito. Sulla stessa linea, il presidente lituano, Gitanas Naueda, ha chiesto l'uso di "tutto il potere di dissuasione" dell'Ue e l'adozione senza indugio di un'ampia gamma di sanzioni economiche, finanziarie ed energetiche (gas compreso). Il premier sloveno, Janez Jansa, ha chiesto di offrire una "prospettiva concreta per l'ingresso dell'Ucraina nell'Ue" e, intanto, di aiutare il governo di Kiev a difendersi.