AGI - In Ucraina è cominciata una guerra di cui non si possono prevedere durata e portata ma che senza alcun dubbio, secondo l’unanime valutazione dei maggiori giornali internazionali, segnala chiaramente la volontà di Putin di ridisegnare gli equilibri geopolitici, in Europa e non solo, usando la forza. Molte testate rilevano che questa strategia del leader russo potrebbe costargli più di quanto gli renda perché sulla scena internazionale lo getterà nell’isolamento e su quella interna lo esporrà a un crescente dissenso. Ma sono anche altri gli spunti di riflessione offerti dalla stampa internazionale. Vediamoli.
Washington Post
Il presidente russo Vladimir Putin “rappresenta una delle più grandi minacce alla sicurezza per l'Europa dalla seconda guerra mondiale”, la sua “invasione irredentista dell'Ucraina pone rischi significativi per il suo stesso Paese e solleva preoccupanti domande sulle sue ambizioni di portare Kiev al tallone”: così il Washington Post ragiona sull’offensiva russa contro Kiev, che domina pressocché interamente la prima pagina. Il leader di Mosca, scrive il giornale, “ha diversi obiettivi nel mirino: non solo rovesciare il leader ucraino Volodymyr Zelensky, ma anche garantire la capitolazione dell'Ucraina per farne una versione moderna di uno stato satellite in stile sovietico, come la vicina Bielorussia”.
Ma il conflitto ucraino serve anche a “rimodellare la sicurezza europea per adattarla a Mosca e a mettere in secondo piano le forze Nato attraverso la sua dimostrazione di forza militare”. Il messaggio agli ucraini è che “la loro scelta non è tra Russia e Nato, ma tra Russia e distruzione”. Infine, “a livello globale, Putin cerca di comunicare ai partner statunitensi che Washington arriverà solo fino a un certo punto nel sostenerli contro le minacce esistenziali”, ossia non interverrà militarmente. La crisi, osserva il quotidiano in un altro articolo, mostra anche i limiti della capacità di reazione americana. Perché, malgrado Biden sia profondo conoscitore della geopolitica europea e abbia “letto praticamente tutto quello che Putin ha scritto”, deve prendere atto che “tutti i suoi sforzi diplomatici e le sue minacce economiche non sono stati in grado di impedire a un leader autoritario e determinato di invadere un Paese più debole”.
Il ‘Post’ sottolinea, poi, la ricaduta dell’attacco russo sul partito repubblicano, in cui Trump appare “isolato” nella sua ammirazione per Putin, mentre altri esponenti di primo piano del Gop, compresi alcuni trumpiani, si sono affrettati a condannare con parole molto dure l’offensiva contro Kiev. Resta spazio solo per un titolo non riguardante l’Ucraina, ed è sulla notizia che tre ex agenti di polizia di Minneapolis sono stati riconosciuti colpevoli di aver violato i diritti civili di George Floyd, l’afroamericano la cui morte durante l’arresto ha partorito il movimento Black lives matter.
New York Times
Le reazioni dei russi all’attacco contro l’Ucraina sono uno dei temi che il New York Times sceglie per analizzare le conseguenze della guerra. Per la maggior parte dei suoi 22 anni di governo, Vladimir V. Putin ha presentato un’aura di calma determinazione in patria, di capacità di gestire con astuzia il rischio per guidare la navigazione del Paese più grande del mondo attraverso stretti pericolosi. Il suo attacco all'Ucraina ha negato quell'immagine, e lo ha rivelato come un leader del tutto diverso: uno che trascina la superpotenza nucleare da lui guidata in una guerra senza una conclusione prevedibile, una guerra che, a quanto pare, porrà fine ai tentativi della Russia nei tre decenni post-sovietici di trovare un posto in un ordine mondiale pacifico. I russi si sono svegliati scioccati”, scrive il quotidiano.
Un’altra analisi è dedicata ai servizi di intelligence americani, che si sono rivelati attendibili nelle previsioni delle mosse di Putin e della guerra imminente, e hanno così riscattato i “vistosi fallimenti” in Iraq e in Afghanistan. Secondo il Nyt, “la profondità e la qualità dell'intelligence americana hanno rafforzato la mano del presidente Biden nel portare l'alleanza atlantica su un fronte unito contro Mosca, e hanno fornito il tempo per preparare ondate di sanzioni e altre misure per imporre un costo alla Russia, inviare truppe per rafforzare gli alleati della Nato e proteggere gli americani dai rischi”.
Wall Street Journal
Mentre “le truppe russe si avvicinano alla capitale ucraina”, come dice il titolo di apertura a tutta pagina, “l’invasione pone grossi rischi per Putin”, sottolinea il Wall Street Journal in un’analisi. Rischi per “lo sviluppo economico della Russia, la posizione globale della Russia e anche la stabilità interna della Russia”.
Il giornale ipotizza uno scenario afghano, con un le forze di occupazione impantanate in lunga e logorante guerriglia contro la resistenza ucraina che avrebbe la conseguenza di accrescere il dissenso dei russi per l’attacco, già segnalato ieri dalle manifestazioni spontanee svoltesi a Mosca e in altre città. Inoltre, secondo il Wsj, nel perseguire la politica espansionista volta a riaffermare il dominio di Mosca sulle ex repubbliche sovietiche, Putin “sacrifica le sue relazioni con l'Occidente e rischia di fare della Russia un paria” internazionale. E questa condizione di isolamento “potrebbe rendere Mosca più dipendente dalla Cina, un vicino più potente con cui la Russia ha già un rapporto non paritario”.
Com’è nella sua vocazione, il quotidiano ragiona diffusamente sull’impatto della guerra sull’economia e sui mercati. La Borsa di New York ieri, un po’ a sorpresa, dopo una seduta in altalena ha recuperato e ha chiuso in positivo. Il Wsj la vede così: “L'invasione ha accresciuto la pressione su un'economia globale già vacillante a causa dell’inceppamento delle catene di approvvigionamento e tassi di inflazioni ai massimi degli ultimi anni, con l'Europa che probabilmente subirà il peso maggiore dell'impatto economico.
Alcuni investitori, scommettendo sul fatto che la Federal Reserve non agirà in modo così aggressivo per frenare l'inflazione in un momento di crescenti tensioni, hanno riaperto i loro playbook dell'era della pandemia” e hanno puntato sui titoli più rischiosi, salvando la seduta di Wall Street. Ma c’è da attendersi volatilità, dato anche l’aumento dei prezzi del petrolio e del gas.
Financial Times
Un’eloquente fotografia di bombardamenti a tutta pagina, retta dal titolo “Putin scatena l’assalto all’Ucraina”, domina l’edizione del Financial Times, che dedica diversi approfondimenti ai molto compositi effetti della guerra sull’economia continentale e globale. “Le industrie, dagli alimenti alle automobili, dai produttori di fertilizzanti ai produttori di aeromobili, saranno colpite dall'interruzione delle esportazioni” verso la Russia a causa delle sanzioni, nota il giornale, secondo cui, inoltre, “l'attacco della Russia all'Ucraina è destinato a colpire le catene di approvvigionamento alimentare globali”.
Sul fronte dell’energia, si vedono già le conseguenze con il petrolio schizzato sopra i 100 dollari al barile e il prezzo del gas in forte ascesa. E questa impennata dei prezzi del greggio, secondo Ft, “potrebbe limitare la capacità degli Stati Uniti di contenere Putin” perché le sanzioni economiche contro Mosca potrebbero determinare uno “shock dell'offerta".
Sui mercati, che ieri in Europa sono precipitati in rosso a differenza di Wall Street, il quotidiano della City prevede che regneranno per un po’ incertezza e volatilità. E’ significativo, infine, che l’unico altro titolo di prima pagina sia dedicato alle dimissioni che gli ex leader europei si stanno affrettando a dare dagli incarichi assunti nelle grandi imprese russe al termine dei loro mandati di governo. Tra i nomi citati nel servizio, il primo è quello di Matteo Renzi.
The Times
“Un giorno buio per l’Europa” è il titolone del Times, sulla fotografia in primo piano di una donna ucraina tra palazzi sventrati dalle bombe, con la testa fasciata e il volto insanguinato. Il giornale valorizza le evocative parole del presidente ucraino Zelensky sulla volontà di Putin di alzare “una nuova cortina di ferro” in Europa, e riferisce ampiamente sulle misure punitive adottate dal governo britannico contro imprese e oligarchi russi, mentre Boris Johnson spinge sugli alleati perché la Russia sia estromessa dal sistema di pagamenti bancari Swift, cosa sulla quale non tutti i Paesi occidentali sono d’accordo.
Il quotidiano londinese dedica un servizio anche sulle difficoltà di Biden nell’affrontare la sfida russa, e riferisce di “crescenti dubbi sulla sua forza di leadership e resistenza personale” che hanno “alimentato un coro di attacchi repubblicani sulla sua capacità di gestire una crisi così grave”. L’impatto economico del conflitto viene osservato attraverso gli occhi dei consumatori britannici che, prevede il Times, vedranno volare le loro bollette di gas a luce fino alla folle media di 3.000 sterline l’anno (quasi 3.600 euro).
Le Monde
Ucraina in fascia alta sulla prima pagina di Le Monde, assai meno monografica di quelle della maggioranza dei quotidiani internazionali. Il direttore, Jerome Fenoglio, analizza in un editoriale le radici profonde dell’attacco contro Kiev: “Questa volontà di imporre la legge dei più forti, questo disprezzo per il diritto internazionale, in realtà trovano la loro origine nella doppia deriva di Vladimir Putin dalla sua ascesa al potere nel 2000. La prima è la svolta autocratica sempre più marcata che ha preso il suo regime, organizzato intorno alla sua persona e alle sue ossessioni”, con l’eliminazione, in molti casi anche fisica, di oppositori nelle file della società civile.
“La seconda deriva discende direttamente da questa evoluzione clanica” del capo del Cremlino, che lo ha portato, fin dalla "rivoluzione arancione" del 2004, a considerare Kiev “l’antagonista assoluta” di Mosca, addirittura “una minaccia esistenziale”. Cosa può fare l'Occidente? Poco, secondo Fenoglio, perché “i Paesi democratici stanno ora pagando per la debolezza della loro reazione alle precedenti violazioni del diritto internazionale da parte di Vladimir Putin”. Dunque, “le democrazie occidentali devono ora prendere atto di questo fallimento e adottare misure molto più forti contro il regime di Putin, assumendo il costo che avranno per le proprie economie. Questo è il prezzo minimo da pagare se vogliamo davvero sostenere i principi fondamentali del diritto internazionale”. In prima pagina ci sono molti altri titoli, tra i quali si segnalano un focus sull’accordo nucleare con l’Iran, che “è sulla buona strada”, e le presidenziali francesi, con una campagna che si trascina “tra diffidenza e indifferenza”.
Le Figaro
Le Figaro rimarca che l’attacco all’Ucraina significa “la guerra in Europa” come dice il titolo di apertura. Il giornale dà risalto all’intervento di Macron, secondo cui sui l’invasione dell’Ucraina “segna un punto di svolta nella storia dell’Europa e del nostro Paese”, e riflette in un editoriale sul “ritorno del tragico”, con una citazione del saggio scritto nel 1967 dall’intellettuale cattolico e gauchista Jean-Marie Domenach, che però parlava di letteratura.
“Con la scusa di tristi pretesti (la difesa delle minoranze nazionali oppresse - fin dai Sudeti l'argomento è stato usato molto) o di ragionamenti propriamente deliranti (l'imperativo della "denazificazione"!), il potere russo si scatena sulla fragile Ucraina il cui crimine è guardare troppo apertamente all'Occidente e ai suoi principi democratici. Come l'Ungheria nel 1956, come la Cecoslovacchia nel 1968”, sottolinea Le Figaro, evocando le invasioni sovietiche degli Stati satellite al minimo cenno di fermenti nemmeno democratici ma appena socialistizzanti. Un paragone, forse, non proprio calzante.
El Pais
Con l’attacco contro l’Ucraina, secondo El Pais, Putin ha cominciato “una pericolosa crociata” e vanno quindi fermate “la sua aggressività imperialista e la sua idea di un continente diviso in aree di influenza”. Il presidente russo, “si è comportato con il bullismo dei mafiosi e della grande criminalità, prima minacciando, poi mentendo e poi scatenando una violenza davvero barbara che mette in pericolo la vita di milioni di cittadini, rovina le economie, compresa quella russa, e semina disordine nelle relazioni internazionali”.
El Pais avverte che “Putin vuole correggere con mezzi militari la più grande catastrofe geopolitica del XX secolo, come ha descritto la scomparsa dell'Unione Sovietica, e con essa la sconfitta del sistema comunista nella Guerra Fredda”. Quindi “l'occupazione dell'Ucraina è solo il primo passo di un progetto minaccioso, almeno per tutti i Paesi che facevano parte del Patto di Varsavia, e soprattutto per le tre repubbliche baltiche, che furono annesse all'Unione Sovietica e che attualmente hanno un pericoloso confine con Russia”.
Ma, “non è solo la sovranità di questi paesi ad essere in pericolo”, c’è in gioco “il futuro della democrazia in Europa. E ancora di più, perché il precedente di Putin apre le porte a un mondo organizzato secondo la legge della forza”. Il giornale fa anche il punto sull’impegno militare della Spagna nell’Europa orientale: ci sono 800 soldati e quattro caccia tra Lettonia e Ungheria, oltre a tre navi nel Mediterraneo.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
Putin ha invaso l’Ucraina ma in realtà la sua è “una guerra contro tutto”, titola l’editoriale della Frankfurter Allgemeine Zietung: “Con i suoi carri armati, il Cremlino attacca l'intero ordine statuale in Europa, il diritto internazionale e la ragione. Putin sta conducendo una guerra in Ucraina contro tutto ciò che è sacro per le democrazie occidentali”, osserva la Faz, convinta che “europei e americani non hanno quindi altra scelta che ricorrere alle sanzioni, che sono dolorose anche per loro stessi, e con le quali Putin era stato minacciato fino all’ultimo”, anche se “non ci si può aspettare che queste misure dissuadano il Cremlino dal perseguire i suoi obiettivi di guerra.
Ma più che mai è in gioco la credibilità dell'Occidente. Troppo spesso si è mostrato una tigre di carta di fronte al Cremlino”. Il quotidiano tedesco mette in evidenza particolare la riunione di ieri del Consiglio Europeo, che ha concordato nuove e più dure sanzioni economiche contro la Russia e gli oligarchi del cerchio ristretto di Putin. "Indeboliremo la base economica della Russia e la sua capacità di modernizzazione", ha affermato la presidente della Commissione Ursula von der Leyen.
China Daily
“La Cina comprende le preoccupazioni russe per la sicurezza”, titola il China daily, sintetizzando la posizione espressa dal ministro degli Esteri, Wang Yi, in una telefonata con l’omologo russo Sergei Lavrov. Pechino, ha detto Wang Yi, “rispetta sempre la sovranità e l'integrità territoriale di tutti i Paesi e comprende anche le ragionevoli preoccupazioni della Russia per la sicurezza, poiché una storia complicata e speciale si nasconde dietro la questione dell'Ucraina”. E la portavoce del ministero degli Esteri Hua Chunying ha chiarito, se fosse necessario, “che la Russia, un grande paese indipendente, decide e attua la sua diplomazia e le sue strategie in base al proprio giudizio e agli interessi nazionali”.
Va segnalato che il giornale dedica un commento piuttosto sprezzante alle “ridicole” dichiarazioni di sostengo all’Ucraina di Tsai Ing-wen, la presidente di Taiwan, che probabilmente teme, anche se non si spinge fino a dirlo, che la Cina possa fare all’isola la stessa cosa che la Russia sta facendo all’Ucraina.
Quotidiano del popolo
La prima pagina del People’s daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, illumina la posizione cinese sull’Ucraina in modo forse chiaro delle dichiarazioni ufficiali: il titolo, infatti, dice che “La Russia ha lanciato un’operazione militare speciale in Donbass”, usando le stesse parole di Putin, e senza parlare di una guerra. Il giornale riferisce inoltre ampiamente le dichiarazioni della portavoce del ministero degli esteri, Hua Chunying, secondo cui "se a suo tempo tutte le parti avessero promosso colloqui di pace, esaminato il contesto storico della questione ucraina, rispettato e accolto le reciproche preoccupazioni in materia di sicurezza e risolto la questione in modo ragionevole e adeguato per un atterraggio morbido della situazione”, l’invasione non ci sarebbe stato.
E il giornale chiosa che “i colpevoli delle tensioni dovrebbero ora pensare a come spegnere l'incendio il prima possibile con azioni concrete, invece di incolpare gli altri”. Hua si è rivolta direttamente agli Usa, sostenendo che “non sono qualificati per dire alla Cina cosa fare sulla questione del rispetto della sovranità nazionale e dell'integrità territoriale” e “interferiscono arbitrariamente negli affari interni della Cina e minano la sovranità e la sicurezza della Cina sulle questioni dello Xinjiang, di Hong Kong.