AGI - I due interrogativi che ricorrevano ieri sulle prime pagine dei maggiori quotidiani internazionali, fino a dove si spingerà Putin e quanto saranno efficaci le sanzioni economiche, hanno ricevuto risposta nell’attacco su larga scala lanciato all’alba contro l’Ucraina dalle truppe russe e annunciato dal leader russo in tv mentre era in corso la riunione del Consiglio di sicurezza dell’Onu.
I giornali americani hanno fatto in tempo non solo a riportare le ultime notizie, ma anche a ragionarci sopra offrendo analisi il cui filo conduttore è che per gli Usa si tratta di varare un rapido riassetto delle priorità strategiche e geopolitiche. I quotidiani europei, invece, sono andati in stampa prima che scattasse l’offensiva di Mosca contro Kiev, e le loro edizioni appaio dunque un po’ superate dagli eventi, pur presentando analisi interessanti. Vediamo nel dettaglio.
Washington Post
Titolo a tutta pagina con la notizia secca, “La Russia lancia un vasto attacco militare contro l’Ucraina”, sulla prima pagina del Washington Post, che sottolinea come “la più grande guerra di terra dal 1945” scatenata da Putin abbia un diretto contraccolpo sugli Usa, perché “mette alla prova le alleanze americane come niente ha fatto dai tempi della guerra fredda”.
Il quotidiano osserva che il “brutale assalto a una nazione sovrana” geograficamente ai margini del perimetro Nato, “sta sollevando preoccupazioni sul fatto che gli Stati Uniti si siano rivolti troppo bruscamente all'Asia e al Medio Oriente negli ultimi decenni”, tralasciando l’Europa. Salvo svegliarsi bruscamente nel fracasso dei cannoni russi e scoprire che anche se l’Ucraina è a 5.000 chilometri da Washington (il quotidiano mette il dato nel titolo della sua analisi) il conflitto “minaccia di colpire gli americani dove vivono, sotto forma di possibili impennate dei prezzi dell'energia, mercati finanziari sconvolti e la prospettiva di attacchi informatici alle istituzioni americane in risposta alle sanzioni economiche statunitensi contro la Russia”. Inoltre, rileva il ‘Post’, “qualsiasi conflitto di terra potrebbe espandersi in paesi che gli Stati Uniti sono obbligati a difendere come parte dell'alleanza post-seconda guerra mondiale dell'Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico”.
Tra le notizie sull’Ucraina, trovano spazio in prima pagina anche fatti interni. Di questi, il più rilevante sono le dimissioni di due pubblici ministeri che guidano l'indagine penale del procuratore distrettuale di Manhattan sugli affari di Donald Trump, dopo che il nuovo capo dell’ufficio, Alvin Bragg, non si è mostrato interessano quanto il predecessore, Cyrus Vance, a promuovere un atto d'accusa contro l'ex presidente. Un servizio, poi, fa il punto sugli Stati governati dai democratici dove è stato abolito l’obbligo di mascherina: molti si domandano se la decisione sia stata presa troppo presto o troppo tardi.
New York Times
“La Russia attacca e Putin dà un avvertimento al mondo. Biden promette che lo riterrà responsabile”: il titolo di apertura del New York Times condensa la notizia, il suo significato geopolitico, la posizione americana. Il giornale offre un servizio da Mosca sull’umore dei russi riguardo all’offensiva contro l’Ucraina: non c’è l’entusiasmo che si respirava nel 2014 ai tempi dell’annessione della Crimea, riferisce il Nyt, secondo cui il consenso popolare premia il riconoscimento unilaterale delle repubbliche filorusse di Donetsk e Luhansk nel Donbass, ma la maggioranza dei russi è contraria a una guerra ed è preoccupata per le conseguenze.
Il quotidiano poi, quasi prendendo spunto dal tweet (poi cancellato) di Josep Borrell che indicava “niente più shopping a Milano e feste a Saint-Tropez” per gli oligarchi russi come effetto delle sanzioni, scrive un articolo che l’Europa “spera di fare pressioni su Putin rovinando la vita dei suoi amici”.
Da leggere un’analisi sulla Cina, anche se non collegata alla crisi ucraina: segnala la politica di crescente chiusura di Pechino nei confronti della cultura occidentale, con i viaggi di studio all’estero sempre meno incoraggiati e le restrizioni per i corsi di inglese, riflessi dei crescenti intralci per le imprese cinese che vogliono cercare finanziatori all’estero. Anche sul Nyt, la notizia delle dimissioni dei due procuratori di Manhattan che indagavano su Trump.
Wall Street Journal
“La Russia colpisce l’Ucraina”, titola il Wall Street Journal, in apertura, e sotto impagina un’analisi secondo cui la crisi segna l’inizio di una “nuova lotta per la supremazia globale”. Il giornale sottolinea che “dispiegando una forza enorme e ordinando quella che ha definito una ‘operazione militare speciale’”, il presidente russo Vladimir Putin ha di fatto “chiesto all'Occidente di riscrivere gli accordi di sicurezza per l'Europa post-Guerra Fredda e ha dimostrato che la Russia ha la capacità militare di imporre la propria volontà nonostante le obiezioni occidentali e le sanzioni economiche”. Nel farlo, il leader russo ha “spostato le unità militari dal confine russo con la Cina, mostrando fiducia nelle sue relazioni con Pechino. Le due potenze, in effetti, si stanno coordinando per rimodellare l'ordine globale a proprio vantaggio, anche se i loro legami si fermano a un passo dalla formale alleanza”.
Si configura nondimeno un nuovo quadro in cui gli Usa si trovano a fronteggiare “contemporaneamente due avversari in parti geograficamente distanti del mondo dove l'America ha partner stretti e profondi interessi economici e politici”. Dunque, secondo il Wsj, “l'amministrazione Biden deve ora affrontare grandi decisioni sull'opportunità di stabilire le sue priorità, aumentare la spesa militare, richiedere un contributo maggiore agli alleati, stazionare forze aggiuntive all'estero e sviluppare fonti di energia più diversificate per ridurre la dipendenza dell'Europa da Mosca”. Un servizio riferisce come le grandi società si stiano preparando a contenere l’impatto della guerra sulla produzione, sensibile alla variabile del costo energetico.
Financial Times
Il ‘Financial Times’ ha chiuso prima dell’attacco russo contro l’Ucraina, ma, pur se manca la notizia dell’ultima ora, resta interessante la lettura di un’analisi che si pone nella stessa prospettiva di quella del Wall Street Journal, ossia quella dell’asse Mosca-Pechino. Un asse che si è andato rafforzando e del quale il conflitto ucraino rappresenta in qualche modo la saldatura, perché “la Cina è pronta a mitigare il colpo” che le sanzioni occidentali potrebbero infliggere all’economia russa, offrendo così al Cremlino quella sponda che più conta in questo momento, poiché non è sul tavolo delle cancellerie della Nato l’opzione di un intervento militare in Ucraina.
Ft riflette anche sulle ragioni per cui “Macron e l’occidente hanno fallito nel tentativo di deterrenza” di Putin, agitando un’arma, quelle delle sanzioni, che ai suoi occhi non è apparsa così preoccupante e che non ha avuto l’effetto sperato. Il giornale della City sottolinea anche che la crisi ucraina ha innescato una corsa al rialzo del petrolio, spintosi già oltre la soglia dei 100 dollari al barile. Da segnalare, un'analisi dedicata alla situazione politica italiana: "I mercati finanziari sono comprensibilmente nervosi con l'avvicinarsi delle elezioni parlamentari del prossimo anno", scrive il quotidiano, secondo cui riforme, crescita e sostegno della Bce restano "cruciali per la sostenibilità del debito italiano".
The Times
Fa un effetto un po’ straniante la prima pagina del ‘Times’, che non solo non ha potuto riportare gli ultimi sviluppi della crisi ucraina ma ha anche scelto di ridimensionare lo spazio dedicato a questo tema, limitandolo a un colonnino di spalla con titolo su uno degli effetti di una guerra, i profughi: 5 milioni di persone potrebbero essere costrette ad abbandonare le loro case. Ma il titolo principale è per un servizio sui debiti che i giovani britannici debbono contrarre per pagarsi gli studi universitari: si stima che si tratti in media di 100.000 sterline a testa, una somma che a molti occorrerà una vita intera per restituire.
Si riproduce nel Regno Unito il problema che da decenni affligge gli americani meno abbienti ma decisi comunque a laurearsi per salire nella scala sociale. Nel listone in fascia alta, un titolo per l’abolizione dell’obbligo di indossare la mascherina sui mezzi di traporto pubblici in Gran Bretagna. A completare il tenore involontariamente surreale di questa prima pagina, una grande foto della duchessa di Cambridge Kate, che fa gli onori di casa alla principessa Maria di Danimarca, entrambe sorridenti e molto eleganti.
Le Monde
Nemmeno Le Monde, che abitualmente chiude in tipografia molto presto, ha la notizia dell’invasione russa dell’Ucraina, benché alla crisi dedichi il titolo di apertura, centrato sulle sanzioni economiche occidentali. Per un’analisi aggiornata attingiamo quindi al sito web del quotidiano francese, che sottolinea come l'intervento della Russia in Ucraina non sia cosa di oggi, e nemmeno del 2014, quando nel territorio del Donbass è scoppiata la “già verissima” guerra tra i separatisti filorussi sostenuti da Mosca e l'esercito ucraino.
“Interferenze, pressioni, attacchi informatici, intrusioni militari, violazioni di confini e trattati, sequestro di ostaggi, cattura del Mar d'Azov, fino al riconoscimento oggi dell'indipendenza delle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Luhansk: è permanente assalto che Vladimir Putin ha intrapreso da anni contro il Paese vicino ‘che non esiste’”, scrive il giornale richiamando le parole sprezzanti di Putin sull’Ucraina. Il capo del Cremlino, nota Le Monde, molto prima di prendere il potere, già nel 1994 quando era vice sindaco di San Pietroburgo, aveva lamentato la perdita di “territori giganteschi” appartenuti all’Urss, e aveva menzionato profeticamente la Crimea: “Putin non improvvisa. Adatta la sua strategia pianificata alle circostanze”, nota il giornale. Resta in prima pagina ancora l’inchiesta giornalista, cui Le Monde ha partecipato in pool con altre testate, sui conti correnti aperti dal Credit Suisse a mafiosi e faccendieri, sospettati di averli usati per riciclaggio e altre attività illecite: un nuovo articolo dispensa altre rivelazioni, dalle tangenti che sarebbe state pagate dalla tedesca Siemens in Nigeria alla mediazione per la fornitura di fregate a Taiwan.
Le Figaro
Le Figaro è nella lista dei giornali che non hanno la notizia, ma sulla sua prima pagina c’è comunque l’aria di una guerra imminente, sia nel titolo di apertura sulla Russia che “si prepara” all’invasione dell’Ucraina, sia nell’editoriale, intitolato “la guerra annunciata” e critico nei confronti delle sanzioni, giudicate dal giornale una reazione debole da parte di un Occidente che sembra aver scelto di “schivare” il problema. In evidenza anche un servizio sulle carceri francesi, in cui cresce il numero dei detenuti stranieri: negli ultimi 10 anni è passato dal 17,2% al 25%.
El Pais
Su ‘El Pais’ c’è un’intervista all’alto rappresentate europeo per la politica estera, Josep Borrell, rilasciata ovviamente prima dell’attacco russo contro l’Ucraino ma tuttora valida perché centrata sui rapporti economici tra Ue e Russia, soprattutto in materia di energia. L’orientamento di Bruxelles esposto da Borrell è quello di “non comprare più gas da Mosca nel medio periodo”. La notizia che domina la prima pagina è però ancora la faida nel Partito popolare.
Il leader Pablo Casado è stato sconfitto, ieri si è congedato dal Parlamento con un discorso applaudito anche da suoi avversari interni e dai socialisti del premier Sanchez, che con grande fair play ha promesso di non approfittare dello sbandamento dell’opposizione per convocare elezioni anticipate. Casado passa la mano a Alberto Nunez Feijoo, attuale presidente della regione della Galizia, ma manterrà la guida del partito fino ad aprile, quando si svolgerà il congresso.
Frankfurter Allgemeine Zeitung
“Non accettare nulla” è il titolo dell’editoriale della Frankfurter Allgemeine Zeitung. Un editoriale scritto prima dell’attacco russo contro l’Ucraina, ma sostanzialmente valido anche dopo perché il giornale ribadisce il richiamo a una linea di massima fermezza di fronte all’espansionismo di Putin. In una prima pagina anche in questo stampata prima dell’offensiva di Mosca contro Kiev, hanno spazio due notizie domestiche: Stephan Mayer diventerà il nuovo segretario generale della Csu, i cristiano sociali della Baviera alleati della Cdu, e la perdita di fedeli della diocesi cattolica di Colonia, la più grande della Germania. Un’inchiesta della Faz rivela che circa 14.000 cattolici hanno deciso di lasciare la Chiesa nel 2021, il 50% in più dell’anno precedente.
China Daily
Dietro la crisi dell’Ucraina c’è una strisciante guerra tra Usa e Russia per il mercato del gas: questo secondo l’analisi del ‘China daily’. Il quotidiano cinese osserva che “tra il 2016 e il 2020, la produzione di gas naturale negli Stati Uniti è aumentata da 727,4 miliardi di metri cubi a 914,6 miliardi di metri cubi, rappresentando l'85% dell'aumento della fornitura globale di gas naturale”, il che ha fatto degli Usa “uno dei principali esportatori di gas naturale nel mondo”. Ma finora i clienti maggiori, collegati con gasdotti, sono stati Messico e Canada ed è “difficile che questi due Paesi aumentino le importazioni dal momento che il Messico ha richieste limitate mentre il Canada è esso stesso un importante produttore di gas naturale”. Quindi, conclude il giornale, “gli Stati Uniti sono alla disperata ricerca di nuovi acquirenti per il loro gas naturale”. E li cercano in Europa a scapito della Russia.
Quotidiano del Popolo
L’Ucraina è lontana per la Cina, almeno nella valutazione dal People’s daily, edizione in inglese dell’organo del Partito comunista cinese, che mette la crisi in secondo piano e dà rilievo alla lettera inviata da Xi Jinping per la cerimonia di inaugurazione della “Mwalimu Julius Nyerere Leadership School” in Tanzania. Il leader cinese ha colto quest’occasione (apparentemente secondaria ma nell’ottica comunista rilevante perché la scuola di politica tanzaniana è stata fondata dai partiti ‘fratelli’ di Mozambico, Sudafrica, Angola, Namibia e Zimbabwe) per sottolineare che “poiché il mondo sta attraversando cambiamenti che raramente si vedono in un secolo, la Cina e l'Africa devono rafforzare la solidarietà e la cooperazione più che mai per far fronte a rischi e sfide, promuovere lo sviluppo comune e migliorare il benessere delle persone”.
Un modo per ribadire l’interesse di Pechino a consolidare la sua già robusta presenza nel continente africano: Xi ha offerto la disponibilità cinese “a rafforzare lo scambio di esperienze di governo statale con i partiti in Africa, sostenersi a vicenda nel perseguire percorsi di sviluppo adatti alle proprie condizioni nazionali, approfondire la cooperazione pragmatica a tutti i livelli , promuovere la costruzione di una comunità di alto livello con un futuro condiviso tra Cina e Africa e contribuire maggiormente alla costruzione di un mondo migliore”.