AGI - L'attivismo diplomatico del presidente Emmanuel Macron per tentare una de-escalation nella crisi russo-ucraina si è concluso con un flop, diventando in patria un boomerang politico e nell'opinione pubblica a pochi giorni dal lancio ufficiale della sua campagna elettorale per un secondo mandato. E forse non è un caso, bensì una contromossa, quella del suo direttivo di campagna che proprio oggi ha annunciato il primo grande comizio elettorale del presidente, il prossimo 5 marzo a Marsiglia. E a questo punto sarà anche imminente l'annuncio ufficiale della sua candidatura. Per Le Monde, ormai Macron non ha altra scelta che "gestire l'affronto diplomatico inflitto da Vladimir Putin", mentre la "delusione subita" sul fronte orientale "apre la porta agli attacchi dei suoi avversari politici e altera il lancio della sua campagna".
Il quotidiano francese sottolinea che il capo di Stato russo ha tuttavia avuto la "cortesia" di avvertire il suo omologo francese con una telefonata lunedì 21 febbraio alle ore 16.15, per avvertirlo che si apprestava a riconoscere l'indipendenza delle due entità separatiste del Donbass ucraino, le repubbliche autoproclamate di Donetsk e Luhansk, e prima che le colonne di blindati russi entrassero nella regione dell'Est dell'Ucraina.
Magro risultato per il presidente Macron che nelle ultime settimane ha speso molto del suo tempo e delle sue energie in serrate trattative con Putin, recandosi di persona al Cremlino all'inizio del mese, e successivamente a Kiev e Berlino. Una scommessa per certi versi molto rischiosa, presentata dal portavoce del governo e dai suoi piu' stretti collaboratori come la principale motivazione per rimandare l'atteso annuncio ufficiale della candidatura del presidente ad un secondo mandato.
E ora che sul fronte russo-ucraino il dado è tratto, Macron deve anche fare i conti con le accese critiche dei suoi avversari politici, che fino a pochi giorni fa lo accusavano di sfruttare a fini elettorali la crisi internazionale per guadagnare visibilità mediatica e consensi. Agli occhi di una parte dell'opposizione, se il tradimento di Putin è da considerare "scioccante", in realtà il risultato è emblematico della "Beresina diplomatica del capo dello Stato francese", ovvero un bilancio molto negativo del suo mandato sul versante della politica internazionale. Per la candidata Les Rèpublicains Valèrie Pècresse, il dialogo stabilito da Macron con Putin è stato "essenziale ma troppo tardivo e solitario".
La leader della destra tradizionalista accusa il presidente - che negli ultimi due anni ha conversato telefonicamente con Putin ben 17 volte - di aver giocato al mediatore con i dirigenti americani, tedesco e i rappresentanti dell'Unione europea "mettendosi in scena, in una crisi strumentalizzata a fini elettorali". Per il senatore LR Bruno Retailleau, consigliere di Pècresse, la presidenza Macron ha "indebolito la Francia sul piano internazionale" con una "politica delle bravate che in realtà è stata solo una successione di colpi di spada nell'acqua". Il senatore di destra ha elencato i fallimenti della politica estera di Macron: negoziati falliti con l'Iran al vertice di Biarritz nel 2019, partenza forzata dei soldati francesi in Mali, sconfitta in Libano e umiliazione nella vicenda dei sottomarini australiani.
Per Jean-Christophe Lagarde, presidente dell'Unione dei democratici e degli indipendenti (Udi), Macron si è fatto "ingannare" da Putin, ma "questo è solo un altro episodio, l'episodio di troppo". A sinistra, il leader radicale di Lfi Jean-Luc Mèlenchon ha denunciato "il bilancio desolante di Macron in questo episodio", chiedendo al primo ministro di spiegarsi "nelle prossime ore" davanti all'Assemblea nazionale. Gli altri leader politici e candidati alle presidenziali non hanno apertamente criticato l'operato di Macron, deplorando piuttosto, come la socialista Anne Hidalgo, "la decisione unilaterale di Putin, in violazione del diritto internazionale e della sovranità dell'Ucraina". L'ambientalista Yannick Jadot ha auspicato "una risposa francese ed europea ferma e di unione".
I collaboratori e sostenitori del presidente Macron hanno invece argomentato che è stato il capo del Cremlino ad aver rotto tutti gli impegni presi poche ore prima. Ora, dopo la cocente sconfitta, il team dell'inquilino dell'Eliseo vuole credere che i francesi riconosceranno comunque che ha tentato il tutto per il tutto pur di evitare lo scoppio di un conflitto alle porte dell'Europa. "E' stata un'occasione eccezionale di mostrare la sua leadership, ma anche molto rischiosa" hanno concluso alcuni strateghi del governo. L'ultimo sondaggio sulle presidenziali indica Macron come saldamente in testa nelle intenzioni di voto al primo turno del 10 aprile, con il 24,5%, e 1.463 parrainages elettorali. Tuttavia la leader di Rassemblement National Marine Le Pen si avvicina, con un aumento di tre punti, al 18%, consolidando il suo secondo posto, anche se le mancano ancora piu' di 107 parrainages per formalizzare la sua candidatura entro il 4 marzo.