AGI - Sull'Ucraina tornano a soffiare venti di guerra. Gli Stati Uniti insistono nel ribadire che la Russia è sul punto di scatenare un massiccio attacco militare, mentre il fuoco dell'artiglieria ha colpito un asilo nelle regioni orientali, teatro del conflitto tra Kiev e i separatisti filo-russi, nel villaggio di Stanytsia Luhanska: i bambini si trovavano in un'altra stanza e due civili sono rimasti feriti.
Mosca ha accusato l'esercito ucraino, ma per i leader occidentali e' stata questa un'"operazione sotto falsa bandiera" progettata per creare un pretesto per un'azione militare russa, come hanno sostenuto in molti, tra cui il premier britannico, Boris Johnson. "Mosca vuole creare situazioni per incolparci", hanno avvertito le autorita' di Kiev.
Da Washington il presidente Usa, Joe Biden, ha avvertito che un attacco russo è "possibile nei prossimi giorni" e ha chiuso la porta ad altri colloqui con l'omologo russo, Vladimir Putin.
A New York, in un drammatico discorso alle Nazioni Unite, il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha lanciato un simile allarme, mentre Washington e altri governi occidentali assicurano di non vedere prove del ritiro russo. Blinken ha accusato Mosca di "sfidare l'ordine internazionale", ha assicurato che la presa di Kiev è "uno degli obiettivi dell'invasione" e ha chiesto al Cremlino di "annunciare al mondo senza riserve o equivoci che la Russia non invadera' l'Ucraina".
Gli "scenari militari" evocati sono "pericolosi" e "deplorevoli", ha risposto Mosca, che ha presentato un documento accusando gli ucraini di "genocidio" dei russofoni nel Donbass e ha sottolineato che il ritorno delle forze russe alle loro caserme al confine con l'Ucraina "richiederà tempo".
A Bruxelles si è tenuto un vertice straordinario sulla crisi, al termine del quale il presidente del Consiglio, Mario Draghi, ha esortato a "mantenere il dialogo il più possibile aperto". Il presidente ucraino Zelensky, ha rivelato Draghi, ha chiesto di poter riuscire a parlare con l'omologo russo, Vladimir Putin, e ha cercato a questo proposito l'aiuto dell'Italia.
"Evidentemente non sarà facile, ma l'obiettivo è quello: fare sì che Putin e Zelensky si siedano attorno allo stesso tavolo", ha spiegato il presidente del Consiglio, annunciando che andra' a Mosca nei prossimi giorni.
L'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Josep Borrel, ha confermato il "sì" di tutti i leader alle sanzioni e ha parlato di "prove dell'aumento dei combattimenti e di bombardamenti pesanti in alcune zone del confine che io stesso ho visitato a inizio gennaio dove non vi erano attività militari". Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha assicurato che al vertice e' "stata riaffermata l'unita' dell'Unione europea e con i suoi partner della Nato".
Il segretario generale dell'Alleanza, Jens Stoltenberg, ha avvertito che la Russia "ha soldati e capacita' sufficienti per lanciare una vera e propria invasione con tempi di preavviso molto brevi o senza preavviso".
Intanto la Russia ha spiazzato tutti espellendo il vice ambasciatore americano a Mosca, Bart Gorman. Una mossa che ha causato l'ira di Washington, che si è riservata di "rispondere".
Contemporaneamente, Mosca ha consegnato agli Usa un documento di 10 pagine contenente le risposte per iscritto alle controproposte americane nell'ambito del dialogo sulle garanzie di sicurezza in Europa.
"In assenza della disponibilita' da parte americana a concordare garanzie giuridicamente vincolanti della nostra sicurezza, la Russia sara' costretta a rispondere, anche attuando misure di natura tecnico-militare", si legge nel testo in cui si ribadisce la richiesta del ritiro delle forze Usa dall'Europa dell'Est.
La tensione è salita alle stesse in poche ore in una giornata cominciata con l'incontro a Mosca tra il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio e il collega russo, Serghei Lavrov. "Il Consiglio Nato-Russia è uno dei consessi per superare questa crisi e per discutere della sicurezza europea", ha sottolineato il titolare della Farnesina, assicurando che Mosca e' "pronta ad una soluzione diplomatica".
La Russia nel 2014 ha preso il controllo della regione ucraina della Crimea e ha iniziato a sostenere i separatisti pesantemente armati nelle regioni orientali di Donetsk e Lugansk, scatenando una guerra che è già costata migliaia di vite. Nelle regioni orientali si verificano combattimenti sporadici e oggi Kiev ha accusato i separatisti filo-russi di 34 violazioni del cessate il fuoco, 28 delle quali con armi pesanti.