AGI - “Dopodomani, mercoledì 16 febbraio, la Russia invaderà l’Ucraina. L’attacco partirà con bombardamenti aeronavali di preparazione dai distretti militari occidentale e meridionale russo - Crimea e Sebastopoli in prima linea - coinvolgendo probabilmente la Bielorussia (Lukashenka tiene molto al grado di colonnello dell’Armata russa promessogli da Putin)”, si dice certo Lucio Caracciolo in un’analisi su La Stampa, mentre “fra oggi e domani, intanto, i ribelli delle repubblichine di Luhans’k e Donec’k scateneranno l’inferno. Nel giro di una o due settimane Kiev crollerà ai piedi di Mosca”.
Questo lo scenario previsto dall’analista geopolitico anche se “Mosca nega di voler invadere il vicino”, osserva. Ma, ad avviso di Caracciolo, i casi sono due: o “l’autocrate del Cremlino è un pazzo suicida e quindi marcerà su Kiev. Così si scaverà la fossa” oppure “il presidente russo conserva l’uso della ragione. Dunque manterrà la pressione sull’Ucraina finché non sarà sicuro di aver raggiunto lo scopo: riportare quella strategica marca nella sfera d’influenza del suo impero”, anche perché “Putin non vuole passare alla storia come lo zar che perse l’Ucraina. Ma sa che per recuperare Kiev deve prima neutralizzarla, inchiodandola nella terra di nessuno fra sé e la Nato”, cosicché “sommando questi fattori alla rappresaglia atlantica, il rischio per Putin è di aprire la crisi finale sua e del suo regime”, scrive Caracciolo, secondo il quale “nel frattempo, Mosca vorrà approfondire le faglie nello schieramento atlantico, insanabili perché determinate dalle differenze di interessi e di memorie storiche dei suoi soci. Senza sparare un colpo, o quasi”.
E scorge due possibili opzioni. La prima è che “anche i leader più scaltri commettono errori fatali, sotto pressione. Oppure qualcuno nelle Forze armate disobbedirà agli ordini o cadrà in una provocazione scatenando un incidente che obbligherà Putin all’offensiva” mentre “la seconda ipotesi è invece svolgimento logico del piano russo. Putin vuole portare la Russia in un nuovo concerto europeo fondato sull’equilibrio delle potenze, sovvertendo il primato americano codificato nella Nato” ma “l’attacco vecchio stile con bombardamenti, carri armati e stragi di civili porterebbe forse a un provvisorio successo militare, cui seguirebbe certamente la sconfitta strategica”, sottolinea Caracciolo, per cui gli scenari che si profilano vedono la Nato che “spingerebbe basi e missili alla frontiera con l’Ucraina russa.
Europei e americani metterebbero da parte le differenze, per un periodo. Svedesi e finlandesi, più antirussi di quasi tutti gli atlantici, entrerebbero di corsa nell’Alleanza e chiuderebbero a nord la morsa del più colossale cordone sanitario che storia ricordi. E chissà se Pechino, a quel punto, muoverebbe un dito per Mosca”, conclude l’analista geopolitico.