AGI - Gli svizzeri, che di solito difendono fermamente gli interessi economici del Paese, hanno accettato, tramite un referendum, di proibire la pubblicità del tabacco nei siti a cui abbiano accesso bambini e adolescenti. Quasi il 57 per cento degli elettori e 16 dei 26 cantoni svizzeri ha sostenuto il divieto quasi totale di pubblicità del tabacco; e in tal modo la Svizzera si allinea al resto dei Paesi europei, la maggior parte dei quali ha adottato già anni fa regole severe sulla pubblicità del tabacco.
"Siamo estremamente felici", ha commentato Stefanie De Borba della Lega Svizzera contro il Cancro. "La gente ha capito che la salute è più importante degli interessi economici". Il fumo fornisce "un'illusione di libertà", ha aggiunto il dottor Jean-Paul Humair, portavoce del "Sì".
"Ci siamo resi conto dell'importanza di proteggere i bambini e gli adolescenti dal fumo e che la pubblicità è uno strumento molto importante per attirare nuovi consumatori".
Finora, il Paese, dove fuma circa una persona su quattro, aveva una legislazione molto permissiva per quanto riguarda la pubblicità del fumo, soprattutto grazie alla forte lobby delle più grandi compagnie di tabacco del mondo, che hanno qui la loro sede. A livello nazionale, fino a oggi, erano vietati solo gli spot radiotelevisivi e quelli specifici rivolti ai minori. E nonostante alcuni cantoni avessero già inasprito le loro normative e una nuova legge al riguardo entrerà in vigore nel 2023, i gruppi antitabagismo avevano chiesto misure più severe per proteggere i più giovani e hanno lanciato l'iniziativa di referendum popolare. Il referendum impone un divieto totale alla pubblicità del tabacco sui siti a cui hanno accesso bambini e adolescenti, ovvero la stampa, i cartelloni pubblicitari, Internet, il cinema e durante le manifestazioni; queste stesse regole si applicheranno alla sigaretta elettronica. Sarà consentita la pubblicità diretta solo agli adulti, ad esempio tramite e-mail.
Gli oppositori dell'iniziativa, compresi il governo federale e il Parlamento, ritengono che ci si sia calcata troppo la mano. "In nome della protezione dei bambini, gli adulti sono stati trattati come minorenni", ha denunciato Patrick Eperon, portavoce della campagna del "No". La stessa argomentazione di Philip Morris International (Pmi), colosso mondiale del settore, che come British American Tobacco e Japan Tobacco ha sede in Svizzera, e ha sostenuto finanziariamente la campagna del "No". "La libertà individuale è su un pendio scivoloso", ha denunciato un portavoce di Pmi, che ha chiesto alle autorità a garantire che la pubblicità rivolta agli adulti continui a essere consentita.
Altri hanno denunciato le tendenze 'igienistiche' che invadono le società occidentali. "Oggi si parla di sigarette, domani sarà la volta di alcol o carne. Mi irrita vivere in una società in cui si vuole questa dittatura del 'politicamente corretto', in cui tutto deve essere regolato", ha osservato Philippe Bauer, membro della Camera alta svizzera per il Partito Liberale-Radicale.
Il ministro della Salute, Alain Berset, ha spiegato comunque che il Parlamento ora lavorerà a una legge, che però non entrerà in vigore entro la fine dell'anno.