AGI - Era il 30 gennaio 1972, ed era una domenica, quando 13 giovani manifestanti nordirlandesi furono uccisi dalle forze dell'ordine britanniche trasformando quella tragica giornata nel "Bloody Sunday", il giorno più simbolico dei tre decenni di conflitto armato in Nord Irlanda, i cosiddetti "Troubles", celebrato anche nella omonima hit mondiale della più celebre band irlandese, gli U2.
Cinquant'anni dopo, gli abitanti di Derry, la seconda città dell'Irlanda del Nord, ricordano i loro morti e protestano perché nessuno ha mai pagato per quanto accaduto nel Bloody Sunday.
I parenti delle vittime hanno organizzato per oggi una manifestazione proprio in quelle strade dove, mezzo secolo fa, i paracadutisti del primo battaglione aprirono il fuoco sui manifestanti, che sfilavano per i diritti civili dei cattolici.
Secondo l'iniziale versione dell'esercito, era stata la reazione alle provocazioni dell'Ira, il gruppo terroristico che si opponeva alla presenza dei britannici in Irlanda, ma dopo molti anni di inchieste questa versione è stata smentita, anche se solo nel 2010 sarebbero arrivati il riconoscimento dell'innocenza delle vittime e le scuse del governo di Londra.
La reazione alla strage fu l'adesione in massa dei giovani nordirlandesi all'Ira, che avrebbe combattuto fino alla pace del 1998 (il cosiddetto accordo del venerdì santo) una vera e propria guerra civile che ha provocato 3.500 vittime. Nessuno dei militari dell'epoca ha mai subito un processo.
Il primo ministro Boris Johnson ha definito quella domenica di sangue "un giorno tragico nella nostra storia, uno dei più bui dei Troubles".
In questi ultimi mesi, gli effetti della Brexit hanno evidenziato la fragilità dell'accordo di pace del 1998. Le disposizioni doganiere destinate a evitare le frontiere terrestri con l'Irlanda, ma stabilendone una di fatto con la Gran Bretagna, sono ancora motivo di trattativa fra Londra e Bruxelles, mentre a Belfast hanno nuovamente infiammato gli animi fra cattolici e protestanti.
Le prossime elezioni locali, in maggio, si preannunciano determinanti per il fragile equilibrio politico: se gli unionisti arretreranno, i repubblicani potrebbero avere la meglio e provare, come lo auspica il partito Sinn Fein, di procedere entro 5 anni con un referendum sulla riunificazione con la Repubblica di Irlanda.