AGI - L'eredità di Angela Merkel non poteva essere archiviata in modo più brusco. Al terzo tentativo, Friedrich Merz, esponente della destra della Cdu, è riuscito a conquistare la guida del partito cristiano-democratico tedesco dopo essere stato sconfitto, nel 2018 da Annegrette Kramp-Karrenbauer e nel 2020 da Armin Laschet, entrambi espressione della corrente moderata dell'ex cancelliera. A Kramp-Karrenbauer, che godeva di discreta popolarità, fu fatale il pasticciaccio brutto della Turingia, quando, lo scorso febbraio, la Cdu flirtò con l'estrema destra di Afd per la formazione del governo del Land. Laschet fu invece costretto alle dimissioni dal risultato elettorale dello scorso ottobre, il peggiore della storia del partito.
Il flop del governatore del Nord Reno-Vestfalia - figura scialba, di scarso carisma e protagonista di alcune gravi gaffe - ha avuto come effetto una voglia di cambiamento inequivocabile alla luce del 62,1% con il quale gli iscritti lo hanno incoronato nuovo leader nel referendum dello scorso 17 dicembre. Con il sì dei delegati del Congresso, che hanno confermato la decisione degli iscritti con il 94,6%, la Cdu si prepara ora a un radicale cambio di linea. Le posizioni centriste, e piuttosto liberali sui temi sociali, di Merkel verrebbero accantonate nell'ottica di strappare più voti possibili ad Afd. I rapporti con Mosca sarebbero molto meno stretti e quelli con Washington assai più cordiali.
Liberista, conservatore e atlantista, cattolico e padre di tre figli, un curriculum che vanta posizioni di primo piano in colossi come Axa, Basf e BlackRock, Merz non è l'anti-Merkel solo dal punto di vista politico. La cancelliera era nota per il suo stile frugale e di basso profilo. "Mutti" si faceva ritrarre spesso mentre faceva la spesa al supermercato o beveva una birra, andava in vacanza a Ischia o nel Sud Tirolo e l'unico lusso che si concedeva era un'opera wagneriana al festival di Bayreuth. Merz possiede un jet privato e in un'intervista alla Bild Zeitung si definì rappresentante del "ceto medio elevato" dopo aver ammesso di guadagnare almeno un milione l'anno. Parole che suscitarono vivaci polemiche. La Germania non è l'America: nessun milionario ha mai governato il Paese, anzi, è un'idea vista con sospetto, soprattutto per il timore che intacchi lo stato sociale. E in Europa la linea di Berlino tornerà a essere più austera.
E' un paradosso, un vero e proprio corto circuito politico che il facoltoso sessantaseienne sia stato accolto da ampi strati del suo partito come l'uomo dell'innovazione, che manderà in pensione il "sistema Merkel", il possibile eroe di una svolta che farà riacquistare alla Cdu la sua "vera identità", fieramente conservatrice ma con un occhio rivolto alla modernità. Prima di essere l'antagonista numero uno dell'ex cancelliera, Merz ha fatto una carriera solidissima all'interno del partito. Nel 2002 era lui il capogruppo Cdu al Bundestag, posizione che, dopo la sconfitta elettorale del 2002, lasciò proprio a Merkel, che già era leader del partito.
Non la prese bene: lasciò la politica e iniziò una carriera di successo come uomo d'affari e lobbista. A ciò è dovuto il suo prospero conto in banca. Dopo la fatidica intervista alla Bild del 2018, tutti si misero a fargli i conti in tasca. Merz ha lavorato per Blackrock, tra le maggiori società di investimento del mondo. Da lì un assegno di almeno 125 mila euro l'anno, a cui si aggiungono introiti per consulenze e presenze in cda per 80 mila euro in Wepa Industrieholding, 75 mila euro presso la Banca Hsbc Trinkhaus, nonchè altri 14 mila euro grazie alle sua presenza nel board dell'aeroporto di Colonia e vari altri incarichi. Un'altra somma tra i 500 mila euro e il milione, Merz l'avrebbe guadagnata come partner dello studio Mayer Brown, e in quanto membro del consiglio di vigilanza della Borsa tedesca fino al 2015 ha percepito un rimborso di altri 100 mila euro.
Nel frattempo, i suoi buoni rapporti politici non erano mai venuti meno, soprattutto quelli con l'ex ministro alle Finanze Wolfgang Schaeuble, spesso assai critico nei confronti della cancelliera. Il vecchio Schaeuble, attualmente presidente del Bundestag, era uscito allo scoperto già nel 2018, quando annunciò il suo appoggio a Merz al Congresso di Amburgo che avrebbe poi visto trionfare Kramp-Karrenbauer. Allora ci fu chi parlò di vendetta, per spiegare l'improvviso ritorno in scena di Merz, annunciato un minuto dopo che Merkel aveva fatto sapere che non si sarebbe ricandidata alla guida della Cdu.
Già allora, in ampie fette del partito - soprattutto tra i funzionari e gli amministratori locali - c'era una netta preferenza per Merz, legata al desiderio di chiudere il capitolo Merkel. Il mese scorso, anche la base, con un'ampia maggioranza, ha dimostrato di voler farla finita con la progressiva "socialdemocratizzazione" della Cdu, dai migranti ai diritti civili all'ambiente. Del resto, come hanno dimostrato i fallimenti di AKK e Laschet, l'unico modo in cui la Cdu può consegnare Merkel al passato è smettere di vivere all'ombra della sua eredità.