AGI - L'eurodeputata maltese del Ppe, Roberta Metsola, era la favorita per la presidenza del Parlamento europeo. Ora la sua elezione è praticamente certa. Il Gruppo dei Socialisti e democratici (S&d) le ha spianato la strada appoggiandola dopo un accordo che garantisce loro la "giusta rappresentanza" al Parlamento europeo.
I socialdemocratici rispetteranno così, alla fine, l'accordo del 2019 che prevedeva la staffetta per la guida dell'Emiciclo tra S&d e Ppe a metà legislatura.
I socialisti sembrano così arrendersi dopo un periodo in cui avevano provato a mettere sul tavolo una propria candidatura (si ipotizzava un Sassoli bis), forti del peso guadagnato con le elezioni vinte nei vari Stati Ue, in primis la Germania strappata proprio al Ppe.
Nelle ultime settimane hanno tuttavia avviato le trattative con il gruppo popolare alla ricerca di concessioni in cambio del sostegno a Metsola, come una maggiore presenza tra le vicepresidenze del Parlamento europeo e incarichi amministrativi di rilievo dell'istituzione, come il segretario generale, che appartiene alla famiglia popolare da più di un decennio.
In cambio del via libera a Metsola, i socialdemocratici avranno cinque vicepresidenti del Parlamento europeo per il resto della legislatura (rispetto ai tre che avevano fino ad ora) e un questore, carica responsabile per le questioni amministrative ed economiche che toccano direttamente i deputati.
Dovrebbero prendere anche la presidenza della Conferenza dei presidenti di Commissione e la guida di una commissione speciale sul Covid. Salvo per ora il super segretario generale, il popolare tedesco Klaus Welle.
Oltre a Metsola, gli altri tre contendenti alla posizione sono la svedese dei Verdi Alice Bah Kuhnke, la spagnola della Sinistra Sira Rego e il conservatore polacco Kosma Zlotowski di Ecr.
Ma è altamente probabile che Metsola venga incoronata già al primo voto delle votazioni (50%+1).