AGI - Nel disinteresse del grande pubblico, la Serbia vota per il referendum su un emendamento costituzionale che mira a depoliticizzare la giustizia eliminando il ruolo del Parlamento nell'elezione di giudici e pubblici ministeri; un voto che, secondo il governo rafforzerà l'indipendenza della magistratura, e che è sicuramente un passo verso l'adesione all'Unione Europea.
Il quesito è molto tecnico, quindi gli analisti si aspettano una scarsissima partecipazione; ma se il referendum avrà successo come probabile (basta la maggioranza semplice e non è richiesto alcun quorum di partecipazione), il Paese balcanico modificherà alcuni articoli della sua Costituzione per eleggere giudici e pubblici ministeri attraverso organi formati da professionisti e non da parlamentari.
Il governo serbo insiste sull'importanza della riforma per avvicinare il Paese all'Ue e sul fatto che un voto favorevole rafforzerà lo stato di diritto e garantirà una magistratura più efficiente. Una parte dell'opposizione, sia europeista che di destra, chiede invece di votare contro sostenendo che una decisione simile non può essere presa a pochi mesi dalle elezioni generali, previste per il prossimo aprile. Le modifiche costituzionali sono in linea con la riforma giudiziaria a cui la Serbia si è impegnata nel quadro dei negoziati d'ingresso nell'Ue.
La Costituzione serba è stata approvata nel 2006 e definisce il Kosovo come parte integrante del Paese, ma la provincia, abitata da albanesi kosovari, ha dichiarato la propria indipendenza nel 2008, un'indipendenza che Belgrado non ha ancora accettato. Finora le parti della Costituzione relative alla magistratura hanno impedito l'avvicinamento del Paese verso l'Ue, ma la parte relativa al Kosovo rimarrà nella Magna Carta. Ecco perchè il Kosovo ha respinto gli appelli serbi e internazionali affinchè la minoranza serba (circa 100mila persone) possa partecipare al referendum: potranno votare solo per corrispondenza o presso l'ufficio di collegamento serbo a Pristina.
Il Parlamento del Kosovo ha infatti vietato lo svolgimento sul suo territorio del referendum: la risoluzione adottata sabato da 76 deputati su 120 sostiene che lo svolgimento di un referendum su uno Stato straniero "viola la costituzione e la sovranità del Kosovo".
Il Kosovo non ha consentito dunque i seggi elettorali e venerdì la polizia ha impedito a due camion con schede elettorali di entrare dalla Serbia in Kosovo. Sempre venerdì, in una dichiarazione congiunta, l'Italia insieme a Usa, Gran Bretagna, Germania, Francia e UE, avevano esortato il governo di Pristina a "consentire a quanti etnia serba di esercitare il diritto di voto nelle elezioni e nei processi elettorali".