AGI - La Commissione europea affila le armi contro i ricatti commerciali, che siano quelli della Cina (che blocca le merci Lituane a causa dell'apertura di un ufficio della rappresentanza di Taiwan a Vilnius) o quelli della Russia, sempre pronta ad agire sul rubinetto della fornitura di gas all'Unione sulla base dell'opportunità politica.
In futuro l'Ue potrà rispondere con efficacia e rapidità, senza dover attendere l'unanimità degli Stati membri perché la politica commerciale è competenza della Commissione (basterà un'approvazione, caso per caso, dal Consiglio con maggioranza qualificata).
L'esecutivo di Bruxelles ha proposto un nuovo strumento legale per sanzionare, in definitiva, i Paesi che cercano di esercitare pressioni politiche sull'Unione europea attraverso la coercizione economica o commerciale.
“In un momento di crescenti tensioni geopolitiche, il commercio viene sempre più utilizzato come arma e l'Ue e i suoi Stati membri stanno diventando obiettivi di intimidazione economica. Servono gli strumenti giusti per rispondere”, ha spiegato il vice presidente esecutivo, Valdis Dombrovskis, responsabile del Commercio.
Lo strumento Ue, che per entrare in vigore dovrà essere approvato da Parlamento e Consiglio, fungerà da deterrente per i Paesi che limitano o minacciano di limitare il commercio o gli investimenti per ottenere un cambiamento nelle politiche comunitarie in settori come il cambiamento climatico, fiscalità o sicurezza alimentare.
In particolare, l'iniziativa si concentra sui Paesi che utilizzano strumenti di "coercizione esplicita" e di difesa commerciale contro l'Ue, dai controlli selettivi alle frontiere o sicurezza alimentare al boicottaggio delle merci europee.
Si tratta di "preservare il diritto legittimo dell'Ue e degli Stati membri di prendere decisioni politiche ed evitare gravi interferenze nella sovranità dell'UE o dei suoi Stati membri", secondo la Commissione che ha precisato che l'iniziativa non sarà attivata se verrà rilevato un danno specifico nei confronti di un'azienda o come arma protezionistica.
La Commissione propone un processo “prevedibile e trasparente” che includa l'analisi della situazione, la mediazione o la negoziazione e, in ultima istanza, l'irrogazione di sanzioni basate su prove e che devono essere proporzionate agli interessi dell'Unione. In ogni caso, Bruxelles propone una via che eviti di imporre contromisure automatiche e che preveda la possibilità in ogni momento di poter raggiungere un accordo con il Paese terzo che, secondo l'Ue, esercita quella pressione economica.
Tra le sanzioni contemplate vi sono l'imposizione di dazi e la restrizione delle importazioni dal Paese in questione, la restrizione di servizi e investimenti o misure per limitare l'accesso al mercato interno dell'Ue ma anche restrizioni in materia dei diritti di proprietà intellettuale e degli investimenti diretti esteri. Inoltre, varie restrizioni all'accesso al mercato dell'Ue, come appalti pubblici, capitali, autorizzazione di prodotti in base alle norme chimiche e sanitarie, nonché l'accesso ai programmi di ricerca finanziati dall'Unione.
Sebbene nella comunicazione non venga menzionato alcun Paese specifico, i primi a cui va il riferimento sono ovviamente la Cina e la Russia. Lo stesso Dombrovskis ha citato l'ultimo braccio di ferro di Pechino con la Lituania che sta bloccando le merci lituane e l'import (come vendetta per l'apertura dell'ufficio di rappresentanza di Taiwan) e la guerra del gas.