AGI - Un tempo lo chiamavano "Scholzomat", per quel suo modo robotico di rispondere alle domande dei giornalisti. Austero, e addirittura presentato come "l'incarnazione della noia in politica", oggi Olaf Scholz è il nono cancelliere tedesco del dopoguerra, il primo socialdemocratico da 16 anni a ricoprire la carica: guiderà un governo di coalizione tripartita con gli ambientalisti Verdi e i liberali di Fdp. Ed è stato il protagonista di un'ascesa prodigiosa che pochi credevano possibile anche solo sei mesi fa.
Paradossalmente quello che in lui era considerato un difetto, ovvero essere un po' noioso come la cancelliera, un iper-pragmatico che non esce mai dai gangheri, si è tramutato in una delle chiavi del suo inatteso successo. Rassicurante e tranquillo, è l'ex borgomastro di Amburgo, vicecancelliere e ministro delle finanze sotto la Merkel, l'uomo della continuità con la cancelliera venuta dall'est.
Lui non cerca di nasconderlo, anzi: ha fatto il giro del mondo il ritratto fotografico in cui è immortalato mentre mima l'iconico gesto delle mani "a triangolo rovesciato" di Merkel oppure lo slogan "sa fare la cancelliera" con cui ha vinto la campagna elettorale. Pragmatico della corrente centrista della famiglia socialdemocratica ha raggiunto il suo obiettivo dopo una campagna basata più sulla continuità che sulla rottura con la linea del suo allora capo del governo; e ha saputo ribaltare il quadro, spinto da un lato dalla mancanza di credibilità del suo avversario, il candidato della Cdu Armin Laschet e, dall'altro, presentandosi proprio come un fattore di stabilità dopo la Merkel, la politica più apprezzata del Paese.
Eppure la traiettoria di Scholz era cominciata con una sconfitta, quando nel 2019 era stato battuto dalla coppia Saskia Esken e Norbert Walter-Borjans nella sfida per la guida del partito. D'altronde, l'esperienza politica non gli manca: nato 63 anni fa ad Amburgo, prim'ancora degli studi di giurisprudenza, il giovane Scholz si iscrisse agli Jusos, l'associazione giovanile dei socialdemocratici, nel 1975, quando ancora frequentava il ginnasio, fino a diventarne negli anni ottanta il vicepresidente.
Eletto deputato al Bundestag nel 1998, è stato tra l'altro segretario generale della Spd quando cancelliere era il socialdemocratico Gerhard Schroeder, per diventare poi ministro al lavoro dal 2007 al 2009, nella Grosse Koalition a guida Merkel. Sindaco di Amburgo dal 2011 al 2018, è si ritrovato in questa veste al centro di forti polemiche dopo che al vertice del G20 nella città anseatica si erano scatenati furiosi scontri provocati da black bloc.
Nel 2018 ha guidato in funzione commissariale la Spd, dopo la traumatica sconfitta di Martin Schulz alle elezioni dell'anno precedente. Da ministro delle Finanze, ha mostrato la disponibilità a ricorrere alla spesa pubblica nei momenti in cui è necessario; e ha guidato le decisioni prese dall'Ue di fronte alle devastazioni economiche della pandemia, che hanno portato la Germania ad allentare il dogma dell'austerità che aveva seguito il suo predecessore alle Finanze, il conservatore Wolfgang Schauble. Ora vuole dimostrare che il centrosinistra può tornare a essere una forza politica trainante in Europa e ricostruire i rapporti con la classe operaia che, per qualche tempo, è stata tentata dall'estrema sinistra e dell'estrema destra.