AGI - A Dubai, dopo il rinvio di un anno a causa del Covid, si alza il sipario sul campionato mondiale di scacchi. Ai due lati del tavolo ci sono il norvegese Magnus Carlsen, da otto anni detentore dello scettro, e l’esordiente russo Ian Nepomniachtchi, per tutti ‘Nepo’ vista la complessità del cognome, che sogna di riportare in Russia un titolo che manca dal 2007.
Lo sfondo è quello sfarzoso di Dubai, dei petrol-dollari (vincitore e sconfitto si spartiranno un montepremi di 2 milioni di dollari) e del’Expo 2020.
Entrambi classe 1990, Carlsen e Nepo sono abituati a trovarsi l’uno di fronte all’altro fin da quando erano adolescenti. “Anche se non posso dire che siamo amici intimi, abbiamo un bel rapporto”, ha detto il russo in una recente intervista spiegando come i due in passato abbiano anche studiato e lavorato insieme.
E se il norvegese oggi è annoverato tra i giocatori più forti di tutti i tempi, inizialmente è stato il russo ad avere spesso la meglio. In Spagna, ad esempio, nel 2002, durante il campionato europeo under 12, o pochi mesi dopo, a Creta, ai Mondiali di categoria. In un’intervista dell’epoca a un giornale norvegese Carlsen aveva raccontato come i due si sono sfidati anche a biliardo e che nessuno era rimasto particolarmente impressionato dal gioco dell’altro. Ma forse perché in quelle e in altre occasioni a vincere è stato quasi sempre Nepo.
Poi, però, tutto è cambiato. La corsa di Carlsen verso l’Olimpo degli scacchi non si è mai arrestata: dalla vetta della classifica internazionale (per punteggio Elo, rating Fide) raggiunta a 19 anni, e mai più abbandonata, alla conquista dello scettro mondiale, poco più di due anni dopo, ai danni di una figura mitica come Viswanathan Anand, sconfitto in casa, a Chennai. È in quell’occasione che il norvegese stupì il mondo.
Aveva appena 22 anni, la stessa età di Kasparov quando vinse il suo primo titolo confermando il ruolo di predestinato che gli era stato appiccicato addosso fin dai 13 anni, quando ottenne il titolo di Grande Maestro. Negli ultimi anni, poi, Carlsen ha difeso la corona dagli assalti dello stesso Anand, di un altro russo, Sergej Karjakin, e dell’italo-americano Fabiano Caruana osteggiando sicurezza e, come notato da molti, una certa spavalderia.
Lo scacchista scandinavo, in più, ha costruito sul suo nome un vero impero, tra collaborazioni e sponsorizzazioni, tornei online e apparizioni. L’ultima qualche mese fa, a Dortmund, per incontrare un altro astro nascente dello sport norvegese, l’attaccante del Borussia Erling Haaland.
A Nepo, campione di smorfie e strane espressioni, è capitato molto meno di essere al centro della scena. Quello del russo è stato un percorso più ripido, tra picchi e discese, acuti e sconfitte. È diventato Grande Maestro a 17 anni, quattro anni dopo il rivale, e pur ottenendo molti risultati notevoli non è mai emerso del tutto.
Il suo talento è smisurato, certo, ma lo è altrettanto la sua incostanza. In pochi, forse, avrebbero scommesso su di lui al torneo dei candidati (il ‘girone’ che qualifica lo sfidante al titolo) ma la verità è che la sua vittoria ha reso tutto più aperto. Nepo, numero cinque del mondo, come ricordato dallo stesso Carlsen in conferenza stampa, è un giocatore aggressivo e pericoloso perché non ha paura di prendersi rischi. Tutto il contrario dell’armonia, della tecnica e della precisione con cui gioca Carlsen.
Il russo, grande appassionato di videogiochi, arriva poi a Dubai da sfavorito e senza davvero nulla da perdere. E a guardare bene il curriculum si scopre che è uno dei pochi ad avere un saldo positivo nelle sfide, a cadenza classica, contro l’attuale campione del mondo (diversa è la questione se si considerano anche le sfide ‘rapide’). Per la precisione conduce con quattro vittorie, una sconfitta e sei patte.
Insomma, se c’è uno scacchista che può mettere in difficoltà Carlsen quello potrebbe essere proprio Nepo che, nei mesi scorsi, ha dichiarato di aver approfondito molti aspetti del suo gioco, concentrandosi al massimo sull’opportunità, forse più unica che rara, che ha tra le mani a Dubai. Per farlo ha perso anche 10 chili.
Un aspetto, quello della forma fisica, che neanche Carlsen trascura: “Ci sono tre aspetti principali nella preparazione di questa partita: la parte scacchistica pura, l'allenamento fisico e la preparazione mentale. Inoltre, hai bisogno di una buona squadra intorno a te durante la partita vera e propria”, ha rivelato all’agenzia spagnola Efe.
È stato proprio Anand, invece, interpellato dal sito chess.com, a spiegare perché il russo ha più di una chance: "Penso che la cosa più importante da sapere è che lo stile di Nepo è in qualche modo incompatibile con quello di Magnus, nel senso che per quest’ultimo non sarà per niente facile adattarsi a ciò che si troverà di fronte”. Il russo, per il campione indiano, “è l'unico che ha la capacità di adottare certi tatticismi contro Magnus, che resta il favorito, ma Ian avrà le sue possibilità".
Il campionato del mondo si disputa dal 26 novembre al 14 dicembre. È strutturato in 14 partite, una al giorno con inizio alle 13.30 ora italiana. In caso di parità si passerà a sfide “rapid” previste per il 15 dicembre (quattro partite veloci da 25 minuti ciascuna, più un incremento di 10 secondi a mossa, vince chi ottiene per primo un punteggio di 2,5; in caso di parità si procede a partite blitz ancora più veloci).
Il tempo a disposizione, in ogni match, è di 120 minuti per le prime 40 mosse, seguite da 60 minuti per le successive 20 mosse e poi 15 minuti per il resto della partita con un incremento di 30 secondi per mossa a partire dalla numero 61. Il sorteggio ha stabilito che, nel primo match, sarà “Nepo” a giocare con il bianco e quindi ad aprire le danze. Per sapere il nome del vincitore, invece, bisogna ancora attendere.