AGI - C’è l’ombra della Cina dietro al caos scoppiato a Honiara, capitale delle Isole Salomone, remota nazione del Pacifico meridionale teatro di violente proteste anti-cinesi come conseguenza di una scelta diplomatica controversa risalente al 2019. La crisi politica in atto è culminata con la richiesta di dimissioni del primo ministro, Manasseh Sogavare, e l’assalto al Parlamento da parte dei manifestanti, arrivati anche dalla vicina isola di Malaita.
Nel settembre 2019, le Isole Salomone hanno deciso di spostare la propria rappresentanza diplomatica da Taiwan alla Cina, avvicinandosi quindi a Pechino e voltando le spalle a Taipei.
Eppure, nel 1983 Honiara aveva scelto di riconoscere Taiwan come Stato indipendente, con il quale nel tempo ha allacciato relazioni sempre più strette. In realtà, l’ambiguità delle relazioni tra le Salomone e la Cina è anteriore alla decisione fortemente simbolica di tre anni fa e d'altra parte l’arcipelago del Pacifico, indipendente dalla Gran Bretagna dal 1978, non è certamente nuovo al caos e alle violenze, in passato interetniche, come quelle dell’inizio degli anni 2000.
Allora le tensioni avevano portato al dispiegamento, tra il 2003 e il 2013, di una forza di pace diretta dall’Australia.
Dopo le elezioni legislative del 2006, un’insurrezione era scoppiata nel quartiere cinese di Honiara, a seguito di voci in base alle quali aziende vicine a Pechino avevano truccato il voto. Scene che a distanza di 15 anni si sono ripetute proprio nel quartiere cinese della capitale, dove manifestanti hanno appiccato il fuoco a un commissariato di polizia e saccheggiato negozi di proprietà cinese.
La Cina ha espresso la sua "grande preoccupazione" mentre l'Australia ha deciso di dispiegare una forza di peacekeeping.
Due anni fa il premier delle Salomone, Sogavare, aveva dichiarato in un podcast diffuso successivamente che sul piano economico e politico Taiwan è “totalmente inutile”.
Nelle Salomone, la maggioranza era da tempo favorevole al sostegno a Pechino e al disconoscimento dell’autonomia di Taiwan dalla Cina. Per mesi, numerosi parlamentari delle Salomone hanno fatto pressione su Sogavare per spingerlo a cambiare linea diplomatica, argomentando che l’arcipelago del Pacifico avrebbe avuto molto da guadagnare da un’alleanza con Pechino, convinti di poter ottenere maggiori aiuti, in primis nel settore delle infrastrutture.
Una decisione poi arrivata nel settembre 2019, accolta negativamente da una parte della popolazione locale, che invece aveva allacciato stretti rapporti con Taipei.
La Cina si era allora complimentata con le Salomone per il cambio di rotta, che aveva rappresentato una nuova vittoria diplomatica di fronte alle autorità di Taipei.
Per Taiwan, invece, la decisione delle Salomone ha rappresentato un duro colpo, con cui ha visto scendere a 16 il numero di Paesi sostenitori. Di conseguenza, Taiwan ha rotto le relazioni diplomatiche con Honiara.