AGI - Due telefonate in tre giorni con “il signor Lukashenko”, mentre in Bielorussia centinaia di migranti ammassati al confine con la Polonia hanno passato l’undicesima notte all’aperto, con il fumo dei falò improvvisati che annerisce il cielo.
È in pieno corso la mediazione di Angela Merkel nella crisi dei profughi che si è aperta alle frontiere dell’Unione europea con il regime di Minsk: a quanto riferito dal portavoce del governo tedesco, Steffen Seibert, la cancelliera uscente ha parlato ieri per la seconda volta con il presidente bielorusso (il quale, come diversi media tedeschi ieri non mancavano di notare, nel comunicato ufficiale dell’esecutivo di Berlino viene indicato semplicemente come “Herr Lukashenko”).
A quanto sottolinea Seibert, nella telefonata Merkel ha insistito nei confronti dell’uomo forte di Minsk perché faciliti “il sostentamento e il soccorso” nonché la “possibilità del ritorno delle persone colpite” in collaborazione con Nazioni Unite e Commissione Ue.
Alle critiche ricevute per avere cercato un dialogo con quello che il probabile successore della cancelliera, Olaf Scholz, ha definito “un terribile dittatore”, il portavoce ha risposto scegliendo l’argomento del pragmatismo: “Sappiamo che è stato il regime bielorusso a portare a questa situazione, ma per migliorare lo stato delle cose è necessario parlare con coloro che a Minsk hanno l’effettiva possibilità di modificarla”.
Seibert, tuttavia, non ha confermato quanto dichiarato a Minsk, ossia che al colloquio con la cancelliera si sia parlato anche di “trattative dirette” tra l’Unione europea e la Bielorussia.
L’agenzia di Stato di Minsk, Belta, aveva riferito che Merkel e Lukashenko si sarebbero detti d’accordo che la questione debba essere “elevato a livello delle relazioni tra Ue e Bielorussia”, ed a questo scopo che le due parti devono “avviare trattative immediate”.
L’ex ‘ragazza dell’est’, che aveva parlato già lunedì scorso – per ben 50 minuti - con Lukashenko, è stata la prima leader di un Paese occidentale ad avere un contatto diretto con il presidente bielorusso dopo la sua rielezione a dir poco controversa dell’anno scorso, accompagnata da imponenti manifestazioni di protesta.
Non a caso Seibert ha tenuto a sottolineare che la prima telefonata “è stata concordata con l’Ue e con gli altri partner della regione”.
E non sorprende la reazione positiva arrivata da Mosca: “È molto importante che sia stato messo in piedi un contatto rappresentanti dell’Unione europea e la leadership bielorussa”, ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitri Peskov.
In pratica, mentre migliaia di persone – tra cui una marea di profughi curdi dall’Iraq – stanno ammassate al confine tra la Bielorussia e la Polonia, è proprio su iniziativa della cancelliera alla fine del suo mandato che la macchina diplomatica si è rimessa in movimento, nonostante le dure accuse dell’Europa nei confronti di Minsk: in pratica, il regime avrebbe strumentalizzato, per non dire organizzato, l’afflusso di profughi ai confini esterni dell’Ue nel tentativo di aumentare la pressione e rispondere così alle sanzioni nei suoi confronti.
Stando ai media tedeschi, la situazione alla frontiera intanto sembra allentarsi: stando a quanto affermano fonti polacche e bielorusse, le autorità di Minsk avrebbero iniziato a caricare i migranti su degli autobus per allontanarli dalla frontiera.
Secondo il segretario generale della Croce Rosse bielorussa, le persone sarebbero state trasferite in un campo estivo per bambino non molto distante, ma la maggior parte dei profughi si troverebbe in un accampamento di tende ed una grande struttura normalmente utilizzata come magazzino.
Si parla anche di altri autobus verso Minsk, da dove rimpatriare migranti in Iraq. Al varco di frontiera di Kuznica martedì si sono registrati tafferugli tra migranti e forze di sicurezza polacche, che hanno fatto uso di idranti.
È proprio Varsavia la più critica nei confronti della strategia del dialogo della cancelliera. Il premier polacco Mateusz Morawiecki, tramite un’intervista alla Bild, ha attaccato oggi Merkel duramente proprio per la sua politica in fatto di migrazioni che “negli ultimi cinque o sei anni ha messo in pericolo la sovranità di molti Paesi europei” creando “un multiculturalismo artefatto”.
In sostanza, per il capo del governo di Varsavia, “una politica pericolosa per l’Europa e per il mondo”. Al tempo stesso Morawiecki ha però in qualche modo aperto al dialogo con Minsk: “Se nella telefonata con Lukashenko si è parlato di come riportare i migranti dalla Bielorussa nei Paesi d’origine ogni iniziativa in questa senso va nel senso di quanto chiesto dalla Polonia”, anche se “in questa crisi nessuna decisione dovrà avvenire sopra le nostre teste”.
È un fatto che l’iniziativa tedesca si rivolga con intensità anche alla Polonia: anche con Marowiecki la cancelliera ha avuto un colloquio telefonico, dove a detta di Seibert a Varsavia “è stata manifestata la piena solidarietà” della Germania.
Oggi è la volta del ministro dell’Interno Horst Seehofer, che nella capitale polacca incontrerà il suo omologo Mariusz Kaminski.
Per Merkel, nel bel mezzo della lunga transizione verso la formazione di un nuovo governo, ha dovuto incassare non poche critiche anche sul fronte interno: l’esponente dei Verdi Omid Nouripour aveva definito la prima telefonata con Lukashenko – durata oltre 50 minuti – “un segnale devastante” in quanto rappresenterebbe un “riconoscimento de facto” del presidente bielorusso, mentre il cancelliere in pectore Olaf Scholz aveva chiesto “sanzioni molto chiare” nei confronti dell’uomo forte di Minsk, definito “un terribile dittatore” che ha perduto qualsivoglia legittimazione.