AGI - La Russia "non ha nulla a che fare" con la crisi dei migranti in corso sul confine bielorusso. Mentre non accenna a diminuire la tensione tra Bielorussia e Unione europea, il leader del Cremlino Vladimir Putin respinge le accuse di chi in Europa lo ritiene complice del dittatore di Minsk, Aleksandr Lukashenko, nell'aver incentivato l'arrivo di migliaia di migranti mediorientali, ora bloccati alla frontiera con la Ue in condizioni disumane.
In linea con posizioni già espresse in passato su altri dossier, Putin ha rimandato al mittente le accuse, denunciando che le organizzazioni criminali che trafficano i migranti hanno sede "in Europa" ed è dovere delle forze dell'ordine e dei servizi di sicurezza europei gestire il problema.
"Voglio che sappiate tutti che non abbiamo nulla a che fare con questo", ha dichiarato il presidente in un'intervista alla tv russa in cui ha rilanciato l'invito alle autorità europee a parlare direttamente con Lukashenko.
Era stata la cancelliera tedesca, Angela Merkel, in una telefonata con Putin questa settimana, a chiedere esplicitamente l'intercessione russa con Minsk per una de-escalation.
Il leader del Cremlino - unico grande sponsor di quello che è stato definito "l'ultimo dittatore d'Europa" e contro il cui regime sono già in vigore sanzioni - sta cercando di sfruttare l'attuale crisi per portare l'Occidente a riconoscere Lukashenko, ormai un paria nella comunità internazionale.
Non a caso, nell'intervista alla tv russa, Putin ha rivelato che - "per quanto ho capito" - Merkel è pronta a parlare con il presidente bielorusso.
Il tema della crisi migratoria tra Ue e Minsk - su cui anche la Casa Bianca si è detta "preoccupata" - è stato sfruttato da Putin anche per tornare ad attaccare l'Occidente e la sua ipocrisia: in questo caso, accusando direttamente la Polonia di contraddire "gli ideali umanitari propagandati dai vicini occidentali della Russia".
Migliaia di migranti, per lo più curdi, sono bloccati da giorni in una terra di nessuno, con temperature rigide e pessime condizioni sanitari. Finora, sono 11 i migranti trovati morti su entrambi i lati del confine, da quando la crisi è iniziata questa estate.
La Bielorussia dice che circa duemila, tra cui anche donne incinte, vivono in un campo allestito in modo fortuito. La Polonia - che rifiuta loro l'ingresso sul suo territorio - sostiene che ci siano tra i tremila e i quattromila migranti al confine, dove il flusso di arrivi continua ininterrotto.
Minsk, intanto, sta inviando tende, generatori e aiuti alimentari all'accampamento, che potrebbe diventare una presenza semi-permanente al confine con la Ue.
Bruxelles e i Paesi limitrofi accusano Lukashenko di usare i migranti come arma contro le sanzioni Ue. L'autoritario presidente ha minacciato, in questi giorni, anche di chiudere il passaggio del gas russo verso l'Europa.
Una mossa che Putin ha definito "troppo emotiva" e da cui ha preso le distanze, avvertendo Minsk che se andasse avanti su questo fronte ci sarebbero conseguenze sulle relazioni con Mosca.
Dopo lo stop dei voli da Turchia e Iraq verso la Bielorussia - su pressione europea - si aspetta la decisione dell'Ue sull'ampliamento delle misure punitive contro Minsk, questa volta per "traffico di esseri umani".