AGI - "Abbiamo espresso la nostra preoccupazione alla Russia, e fatto lo stesso con la Bielorussia". Sono le parole del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, pronunciate ai reporter, prima di partire per Camp David. "Noi pensiamo - ha aggiunto - che sia un problema". Un grosso problema e una partita molto delicata per Washington.
L'Unione Europea ha minacciato il governo di Minsk di pesanti sanzioni per la crisi dell'immigrazione al confine tra Bielorussia e Polonia. Il coltello dalla parte del manico sembra averlo il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko, perchè il gas con cui la Russia rifornisce l'Europa, passa dal suo Paese. In questa crisi c'è tutto: il dramma umanitario di migliaia di profughi arrivati dal Medio Oriente, ammassati in Bielorussia, che stanno tentando di entrare in Polonia, ma vengono respinti anche in modo violento.
La crisi diplomatica dell'Unione Europea, alle prese con un avversario che ha fatto della contrapposizione con l'Occidente la sua arma politica più affilata. E la crisi energetica, perchè in gioco ci sono le forniture di gas all'Europa proprio ora che ci si avvia verso la stagione polare. La Bielorussia può decidere se riscaldare l'Europa o lasciarla al freddo.
A questo si aggiunge il nuovo problema: Mosca si è mostrata pronta ad aiutare Lukashenko. Solo due giorni fa aerei russi hanno sorvolato il confine tra Bielorussia e Polonia per esercitazioni. La dichiarazione di Biden è arrivata poche ore dopo quelle della vicepresidente Kamala harris che aveva confessato analoga preoccupazione, durante la visita in Francia. "Gli occhi del mondo e dei leader - aveva detto - guardano a ciò che succede qui".
E per Biden è arrivato il momento di guardare a quello che è considerato uno dei suoi più grandi avversarsi, il presidente russo Vladimir Putin, l'uomo definito appena sette mesi fa un 'banditò. Con migliaia di immigrati che premono al confine per trovare una via d'uscita, alle soglie dell'inverno rigido, e 15 mila soldati polacchi di guardia alla frontiera, la crisi può diventare globale.
La Nato ha dichiarato oggi che sta "monitorando" la situazione in vista di una possibile escalation o provocazione che possa alimentare lo scontro. La Turchia ha bloccato l'accesso di iracheni, siriani e yemeniti ai voli diretti in Bielorussia.
L'Iraq ha annunciato la compilazione di liste di cittadini bloccati al confine, per aiutarli a tornare indietro. La vicepresidcente della Commissione europea, Margaritis Schinas, ha parlato di "progressi su tutti i fronti", ma la situazione sembra trasformarsi in un duro braccio di ferro da vecchia cortina di ferro.
Qui si vedrà come Biden, che finora ha fallito proprio in quello che era il suo pezzo forte, la politica estera, saprà parlare all'Europa, all'est e alla Russia. Anche perchè Lukashenko è l'unico vero fedelissimo alleato di Mosca.
Gli Stati Uniti devono compiere un lavoro di mediazione non facile con un uomo, come il presidente bielorusso, che già in estate aveva attirato su di sè le critiche del mondo occidentale, dopo la decisione di costringere all'atterraggio un volo di linea europeo, per consentire l'arresto di un dissidente. In questo momento la strategia di Lukashenko, al potere dal '94, appare abbastanza semplice: costringere l'Unione Europea, che lo vede come un presidente illegittimo, a negoziare con lui e a far cadere le sanzioni.
Nella partita a tre conterà la Russia, accusata velatamente di non aver fatto niente per frenare la crisi al confine. E tutto questo nel momento in cui sta per tramontare l'era della cancelliera tedesca Angela Merkel, la vera grande amica e interlocutrice di Biden.
Nel frattempo le condizioni dei circa duemila migranti si stanno drammaticamente deteriorando. Una coppia di iracheni e un siriano sono stati picchiati e derubati, secondo quanto ha denunciato il gruppo di attivisti Grupa Granica. Un ragazzo di sedici anni sarebbe morto assiderato. Mentre in Ucraina si addensa l'ombra di una nuova invasione russa. Il segretario di Stato americano Antony Blinken ha avvertito l'Ue del possibile rischio che Mosca ripeta l'invasione del 2014.
La Casa Bianca, ha confermato oggi la portavoce Jen Psaki, ha avviato "ampie interazioni" con i partner europei per monitorare la situazione. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha definito la crisi al confine, ma adesso bisogna dire 'ai confinì, come una "sfida all'intera Unione Europea".
E Biden, dopo aver seminato diffidenza tra i partner europei nella gestione solitaria dell'uscita dall'Afghanistan, ha l'occasione per riguadagnare credito e rimettere gli Stati Uniti al centro di comando. Ma la partita appare molto delicata, anche perchè ciò che sta avvenendo in Bielorussia e in Ucraina rischia di scatenare un effetto a catena in altre parti della regione, a cominciare dalla Lituania.